A quanto ammontano gli attuali fondi sociali e come sono cambiati rispetto a qualche anno fa? Su quali fondi potrà contare la Lombardia? Cosa ci si aspetta per il futuro? (http://www.lombardiasociale.it/2014/05/14/il-punto-sui-fondi-sociali-statali-evoluzione-e-prospettive-per-la-lombardia/)

di Laura Pelliccia


Il sostegno statale alle politiche sociali: tendenze storiche

I Fondi per le politiche sociali sono determinati dalle manovre annuali di finanza pubblica dello Stato. Si tratta di una quantificazione discrezionale, non ancorata a sistemi di definizione del fabbisogno di interventi sociali, con la possibilità di fortissime oscillazioni da un esercizio all’altro.

Vale la pena fare il punto sull’andamento del sostegno statale al welfare locale e la recente rassegna realizzata dalla Conferenza delle Regioni e delle P.A.[1] sulle vicende dei singoli fondi aiuta a ricostruire il quadro di questi interventi, anche alla luce delle recentissime manovre economiche.

A partire da questo quadro[2], cercheremo di capire le implicazioni per i finanziamenti disponibili per la Lombardia.


1. Gli investimenti dello Stato per le politiche sociali

Il livello degli stanziamenti con cui le leggi di stabilità finanziano i vari fondi è indubbiamente indicativo delle risorse che lo Stato dedica a questo settore, anche se bisogna precisare che non tutto lo stanziamento equivale a trasferimenti al sistema delle regioni, dal momento che una quota a volte anche consistente dei fondi viene utilizzata dal Ministero del Welfare per finanziare proprie iniziative (il grafico 1 riporta gli stanziamenti statali e il grafico 2 i trasferimenti alle regioni).

Per dare un’idea dell’andamento delle risorse complessive (Graf.1)[3], nel 2008 lo Stato finanziava questi fondi per circa 1,3 miliardi. Alla fine dello scorso decennio i fondi sono stati drasticamente ridotti fino al quasi azzeramento del 2012. Dal 2013 la discesa si è interrotta, una ripresa proseguita anche nel 2014 (che tuttavia non ha riguardato tutti i fondi, ad esempio il Fnps del 2014 sarà inferiore a quello del 2013): in ogni caso, gli stanziamenti statali nei fondi sociali per l’anno corrente (746,5 milioni) sono decisamente ridimensionati rispetto al valore del 2008 (57% rispetto all’anno base).
Le prospettive per il futuro sono di estrema incertezza[4], poiché le cifre stanziate nei previsionali 2015-2016 sono al momento decisamente esigue: ad esempio per il Fnps si può contare solo su 14-15 milioni e, allo stato attuale, i documenti di finanza pubblica non prevedono alcun rifinanziamento del Fondo per le Non Autosufficienze (FNA) per il prossimo biennio.


2. Dallo Stato alle Regioni

Il finanziamento effettivo al welfare locale, ovvero la quota di questi fondi che viene trasferita annualmente alle regioni, ha conosciuto un’evoluzione analoga a quella degli stanziamenti complessivi (Graf. 2): in rapida discesa tra il 2009 e il 2012 (anno in cui le regioni hanno ottenuto il 7% dei finanziamenti che ricevevano nel biennio 2008-2009), mentre dal 2013 si è assistito ad un reintegro che ha portato il finanziamento agli enti locali a 603 milioni, dunque poco più della metà delle risorse disponibili nel 2008. La situazione del 2014, per il complesso dei fondi, dovrebbe discostarsi poco da quella del 2013[5], mentre è prematuro fare previsioni sul biennio futuro.

Uno sguardo ai singoli fondi

Oltre a queste informazioni sul complesso delle risorse per le politiche sociali, è utile fare un approfondimento sulle vicende dei singoli canali di finanziamento, anche con l’intento di evidenziare come queste scelte nazionali impatteranno sulle disponibilità per la nostra regione (sintetizzate nellaTab. 1, dove sono riportate le disponibilità attuali e, a titolo di confronto, quelle passate).


Il FNPS

Il principale tra i finanziamenti sociali, dopo il 2008 è stato continuamente ridimensionato; il minimo è stato toccato nel 2012 quando, i già esigui stanziamenti, sono stati utilizzati prevalentemente dal Ministero, (il riparto tra le regioni è ammontato a soli 10 milioni). Dal 2013 si è potuto contare su un ripristino parziale (344 milioni, di cui 300 trasferiti alle regioni), un livello non integralmente conservato nella Legge di Stabilità per il 2014 (317 milioni).

In questi primi mesi del 2014 il fondo si è ulteriormente assottigliato per effetto di un provvedimento (DL 4/2014) che ha ridotto le disponibilità di tutti i Ministeri di circa il 5%, portando il Fnps a 297 milioni[6]. Pertanto, la proposta di riparto avanzata alle regioni, su cui è stata espressa intesa il 20 febbraio, comporta una disponibilità effettiva per il welfare locale di soli 262 milioni. Ciò significa per la Lombardia che, a fronte dei 42,5 milioni del 2013, quest’anno si potrà contare solo su 37,1 milioni (tab. 1).

Tra le novità del decreto di riparto 2014:
  • la necessità che le regioni, prima di accedere ai fondi, comunichino al Ministero come intendono programmare l’uso di queste risorse (facendo riferimento alla declinazione per livelli e obiettivi di servizio allegata); in particolare per gli interventi di inclusione sociale-sostegno al reddito, è richiesto un coordinamento con la sperimentazione del sostegno per l’inclusione attiva;
  • le regioni dovranno dimostrare di avere attribuito ai beneficiari le risorse che lo Stato ha loro trasferito due anni fa.

Il FNA

Istituito dal 2007, il Fondo per le non autosufficienze, dopo una fase espansiva durata fino al 2010, nel 2011 è stato drasticamente tagliato e finalizzato esclusivamente ad alcuni bisogni (SLA). Dopo un anno di mancato rifinanziamento (2012) dal 2013 ha sperimentato un ripristino, con stanziamenti estemporanei disposti di anno in anno (al momento, ad esempio, non è previsto alcun rifinanziamento per il prossimo biennio).

Analogamente al 2013, quando lo Stato ha imposto una finalizzazione del 30% minimo delle risorse per le disabilità gravissime (inclusa SLA), anche il fondo 2014 contiene un parziale vincolo di destinazione: il 30% di 275 milioni dovrà essere destinato alle disabilità gravissime (inclusa SLA)[7], oltre ai 75 milioni finalizzati esclusivamente a tale scopo. Nel complesso le risorse trasferite alle regione passeranno dai 280 milioni del 2013 ai 340 dell’anno corrente: per la Lombardia rispetto ai 41,5 milioni del 2013, nel 2014 si potrà contare su 51,7 milioni (Tab. 1). Anche queste risorse saranno erogate previa presentazione di un programma attuativo regionale che dimostri la coerenza con le finalità del fondo.


Il Fondo per le politiche per la famiglia

Il fondo nato all’epoca del piano straordinario nidi, ha conosciuto un impulso negli ultimi anni dello scorso decennio. Negli anni successivi il rifinanziamento è stato decisamente limitato e perlopiù indirizzato agli interventi del sistema centrale, con quote minoritarie destinate alle regioni.

Nel 2012 è stata raggiunta un’intesa per ripartite tra le regioni risorse di competenza di quell’anno (25 milioni) oltre che 45 milioni reperite da avanzi di precedenti annualità; tali risorse sono da indirizzare, oltre alla prosecuzione/consolidamento del piano nidi, su azioni in favore degli anziani e della famiglia. L’intesa poneva come condizione per accedere ai fondi, la necessità che le regioni presentassero i propri programmi regionali di intervento, condivisi anche con il sistema delle rispettive autonomie locali. Dall’ultimo rapporto di monitoraggio del piano nidi si apprende che solo 13 regioni hanno avviato i processi programmatori per i 25 milioni e solo 11 hanno realizzato gli accordi attuativi per i 45 milioni[8].

La Lombardia è ferma all’utilizzo dei fondi dell’intesa per il 2010 (link) e può dunque ancora contare su assegnazioni per quasi 10 milioni a valere su questo fondo (Tab. 1), quale quote dei 25 e 45 milioni del 2012.


Il fondo per le pari opportunità

Si tratta di un fondo con un carattere decisamente discontinuo che si è tradotto in trasferimenti alle regioni solo con le intese per il 2009 e il 2012 (per la quota 2014 non è ancora noto se sarà spesa dal Ministero o dalle Regioni). La Lombardia ha utilizzato la quota del 2009[9] ed ha concluso l’accordo per l’intesa 2012 che porterà un finanziamento di oltre 2 milioni (Tab. 1).

I nodi aperti

A margine della firma dell’intesa sui riparti dei fondi 2014, le regioni hanno sottoscritto un documento che sottolinea le criticità dell’attuale sistema di finanziamento delle politiche sociali.

Si ribadiscono le difficoltà legate all’instabilità dei finanziamenti in un quadro socioeconomico che meriterebbe invece la costruzione di interventi sociali di più ampio respiro, e pertanto, si richiede una stabilizzazione almeno triennale ed incrementale dei fondi, oltre che il trasferimento degli stessi nei primi mesi dell’anno per consentirne un’efficace programmazione.

L’altro aspetto su cui le regioni richiamano l’attenzione è la necessità che si riprenda il percorso per individuare il Livelli Essenziali cui lo Stato deve garantire adeguate risorse (si sottolinea che le intese sottoscritte sono da considerarsi una tappa di questo cammino, ex art. 13 Dlgs 68/2013); a tale riguardo si rendono disponibili a collaborare su alcuni passaggi necessari nel sociale come:
  • l’individuazione di indicatori di bisogno;
  • la definizione di costi standard;
  • l’implementazione di sistemi informativi.

Note:

[1] Sono stati diffusi tre dossier; i primi due raccolgono tutta la normativa sul Fnps dal 2004 al 2014 e il terzo i finanziamenti relativi alle politiche sociali anni 2007-2014 con particolare riferimento a: Fondo per la non autosufficienza; Fondo per le politiche della famiglia, Fondo per le politiche giovanili, Fondo per le pari opportunità e Fondo minori stranieri non accompagnati.

[2] Rispetto alla molteplicità di fondi di natura sociale che si sono avvicendati nel corso del tempo si è scelto di trattare quelli considerati dal dossier di regioni.it

[3]Per rendere la serie storica omogenea, Il Fnps è riportato al netto dei trasferimenti per i diritti soggettivi (Assegni nuclei familiari e assegni di maternità, L. 104 art. 33 etc che recentemente non confluiscono più in tale fondo); il F. per le pari opportunità include fondi per donne vittime di violenza (7 /10/10 milioni per ciascun anno 2014-2016).

[4] La ricognizione di regioni.it è stata integrata con le previsioni per il 2015 e il 2016 della Tabella C della Legge di Stabilità per il 2014.

[5] Fatta eccezione per Fnps e Fna, per gli altri fondi non si sa ancora se si tratterà di risorse attribuite al sistema centrale o agli enti locali (nel grafico 2 sono posti pari a zero).

[6] Nella Conferenza Unificata del 6 febbraio il Governo si è impegnato a riportare la dotazione a quella originaria della Legge di Stabilità.

[7] La legge di stabilità aveva destinato alle disabilità gravissime il 30% di 275 milioni oltre che ulteriori 75 milioni. Nel decreto di riparto del fondo la finalizzazione è espressa in termini del 30% del totale dei 340 milioni per le regioni.

[8] Al 30 settembre 2013 il primo accordo era stato concluso da Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Calabria, Umbria, Liguria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia e il secondo da Piemonte, Veneto,Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria Regioni Piemonte, Liguria ed Abruzzo.

http://www.lombardiasociale.it/wp-content/uploads/2014/01/rapporto-finale-Monitoraggio-Piano-Nidi.pdf

[9] ad esempio la Dgr sulle reti di conciliazione 1081/2013 utilizza, oltre a risorse regionali, anche questi fondi statali.

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