In Italia per partecipare al XVII Convegno internazionale organizzato da Manitese, Maude Barlow, la donna in blu per eccellenza, leader di tante battaglie e della campagna internazionale per il riconoscimento dell’acqua come diritto umano da parte dell’ONU, ci parla del fenomeno del water grabbing e delle prospettive mondiali sul tema acqua e su come condurre al meglio una battaglia tutta europea sui beni comuni, in vista delle elezioni europee del 25 maggio.

Per questo Maude Barlow ha incontrato anche il Comitato italiano del Contratto Mondiale sull’acqua, che, insieme all’Associazione ONG Italiane (AOI), CIPSI, Forum Italiano dei Movimenti dell’acqua e associazioni impegnate a difesa dell’acqua e dei diritti umani di base, tra cui COSPE ha lanciato ai candidati italiani “l’Appello per un’Europa dei diritti e dei beni comuni”.

Cosa ne pensa del fenomeno del water grabbing? In che modo si manifesta tanto nel nord e nel sud del mondo?

Il water grabbing come il land grabbing a cui è strettamente collegato, è una nuova forma di colonialismo, ci sono investitori internazionali che comprano terre e acqua; ne hanno bisogno in egual misura perché una volta avuta la terra devono garantirsi di avere accesso diretto a fonti idriche, soprattutto per il tipo di coltura e per il tipo di business che portano avanti: l’ agrobusiness. E la maggior parte di queste colture, presenti al sud, è destinata al nord. Le grandi imprese prendono le terre locali, i prodotti locali, destinati ai mercati locali, in pratica tutto il meglio di una determinata zona per esportarlo. Inoltre questo fenomeno porta a migrazioni forzate milioni e milioni di persone in tutto il mondo. Sono notizie terribili, scoraggianti.

Il water grabbing è definitamente il nuovo fenomeno della nostra epoca, e ne esistono diverse tipologie di ed è importante conoscerlo e combatterlo, proprio come il land grabbing.

Che tipo di iniziative deve proporre oggi un movimento sociale globale per negoziare nuovi obiettivi per il post millenium goal?

Io lo chiamo “new water ethic”. Quello che dobbiamo fare è mettere l’acqua al centro di tutto quello che facciamo, le pratiche, le politiche, tutto ciò che i governi fanno. Questo concetto di new water ethic si basa su quattro principi base: l’acqua come diritto umano; come patrimonio pubblico che in quanto tale non può essere né venduto né comprato ma maneggiato, maneggiato con cura, per le generazioni future; l’acqua in quanto diritto, di per sé, per l’ambiente, per le altre creature e, infine, il potenziale insito dell’acqua nell’ insegnarci a vivere tutti insieme, se visto come un veicolo di pace e non di guerra. Purtroppo sempre di più l’acqua è invece fonte di conflitto e violenza, per questo abbiamo il dovere di cambiare. Credo che una azione necessaria, per il nostro movimento sia quella di coinvolgere nei dibattiti tutte le forme di water grabbing e coinvolgere ed unire quante più persone possibili.

Qual è la vittoria più importante che il Movimento globale ha ottenuto negli ultimi 10 anni?
Una tra le più importanti è stata sicuramente quella portata avanti alle nazioni unite per la bonifica dell’acqua, con il nostro ambasciatore dalla Bolivia, che con sole due assemblee generali ha ottenuto una buona risoluzione sull’acqua come diritto umano.

Oggi siamo di fronte a nuove sfide e a nuovi mutamenti dello scenario economico e finanziario gloabale, Ad esempio in che modo crede che i Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) possano influenzare la politica internazionale riguardo alla tematica dell’acqua?

Il trattato di commercio e investimenti transatlantico, cioè la base per la costruzione di un mercato unico per merci, investimenti e servizi tra Europa e Nord America, può purtroppo influenzare la tematica acqua in molti modi: ad esempio questi trattati permetteranno alle aziende che si insediano su un territorio, di reclamare acqua alle comunità, il diritto di possedere l’acqua per il loro profitto. Questo sta già accadendo in Canada . La nuova generazione di accordi sarà molto pericolosa perchè più che in passato allarghereanno ed estenederanno i poteri dei privati sorpassando quelli pubblici.

Cosa pensa che una ONG come la nostra possa fare in questo campo?

Lavorare molto chiaramente sui principi alla base dell’acqua come diritto umano e bene comune, e vedere che tipo di risposte si ottengono dalla comunità e le amministrazioni locali, le comunità. Parlare con il vostro governo, che sembra abbastanza aperto al cambiamento. Lavorare in partnership con le comunità e creare network tra nord e sud.

Maude Barlow, attualmente presidente nazionale di Council of Canadians e di Food and Water Watch, è anche membro del consiglio dell’International Forum on Globalization e consigliere del World Future Council. Tra i numerosi premi internazionali che ha ricevuto, uno dei più prestigiosi è senz’altro il Right Livelihood Award (noto come “il Premio Nobel alternativo”) nel 2005. Dal 2008 al 2009 è stata inoltre consulente senior sull’acqua per il 63° Presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Il suo ulltimo libro si intitola: “Blue Future: Protecting Water For People And The Planet Forever” e deve essere ancora tradotto in Italiano.
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