Maternità e paternità sul lavoro. Nonostante i progressi registrati in materia di prestazioni di maternità e una tendenza che va ad incoraggiare il congedo di paternità, secondo un rapporto dell’ILO la maggior parte delle donne nel mondo continuano ad essere escluse da qualsiasi tipo di protezione nel lavoro. (http://www.ilo.org/rome/risorse-informative/per-la-stampa/comunicati-stampa/WCMS_242956/lang--it/index.htm)

Ginevra (ILO News). Dal 1919, anno in cui l’ILO adottò la sua prima Convenzione sulla Protezione della maternità, la maggior parte dei paesi hanno adottato disposizioni in materia di tutela della maternità. Nonostante ciò, secondo un nuovo Rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), sono almeno 830 milioni le lavoratrici che ancora non hanno un’adeguata protezione.

Nel suo Rapporto, Maternity and Paternity at Work: Law and practice across the world (Maternità e paternità nel lavoro: legislazioni e prassi nel mondo), l’ILO afferma che su 185 paesi e territori, 66 hanno assunto impegni con almeno una delle tre Convenzioni in materia di protezione della maternità, adottate nel 1919, 1952 e 2000.

Queste Convenzioni stabiliscono: la prevenzione dall’esposizione a rischi per la salute e la sicurezza durante la gravidanza e l’allattamento; il diritto al congedo di maternità retribuito, alla tutela della salute della madre e del bambino e ai permessi per allattamento; il diritto al reintegro sul posto di lavoro dopo il periodo di congedo.

PRINCIPALI DATI
  • Su 185 paesi e territori, 66 hanno ratificato almeno una delle tre Convenzioni ILO sulla protezione della maternità.
  • Il 53 per cento (98 paesi) risponde agli standard ILO che prevedono un congedo di maternità di almeno 14 settimane.
  • Il 58 per cento (107 paesi) finanzia prestazioni in denaro del congedo di maternità attraverso la sicurezza sociale. Tra il 1994 e il 2013, le prestazioni di maternità in denaro versate dai datori di lavoro è scesa dal 33 al 25 per cento.
  • La maggior parte delle donne lavoratrici, circa 830 milioni, nella pratica non è coperta adeguatamente, perlopiù nei paesi in via di sviluppo.
  • Il 45 per cento (74 paesi) prevede prestazioni in denaro per 14 settimane pari ad almeno i due terzi del reddito, il che rappresenta un aumento del 3 per cento rispetto all’ultimo studio ILO del 2010.
  • Norme specifiche sul congedo di paternità sono previste in 78 su 167 paesi. Il congedo è retribuito in 70 di questi, a dimostrazione del fatto che i padri sono sempre più coinvolti nella nascita di un figlio. Nel 1994, il congedo di paternità esisteva in 40 paesi su 141.
  • Il 75 per cento (121 paesi su 160) prevede i permessi per allattamento dopo il termine del congedo di maternità.
Il rapporto fa un’analisi comparata delle legislazioni nazionali in 185 paesi e territori con le norme dell’ILO più recenti.

«Se le nostre conclusioni mostrano che sono molti i paesi che hanno introdotto nelle loro legislazioni i principi sulla tutela della maternità e il sostegno ai lavoratori con responsabilità familiari, nella pratica la mancanza di queste tutele resta una delle principali sfide di oggi in materia di maternità e paternità nel lavoro», spiega Laura Addati, coautrice del Rapporto ed esperta di protezione della maternità e di conciliazione vita-lavoro dell’ILO.

In materia di salute e sicurezza, 111 paesi su 160 prevedono norme specifiche sui lavori considerati pericolosi e insalubri per le donne in gravidanza o che allattano, e 78 prevedono il divieto assoluto di svolgere questo tipo di lavori.


Cambiamenti positivi nella durata del congedo

Per quanto riguarda il congedo maternità, nessun paese dal 1994 ne ha ridotto la durata, e si osserva una evoluzione progressive verso un congedo che abbia una durata minima di 14 settimane, come previsto dalle Convenzioni ILO.

Su 185 paesi e territori, solo 3 non prevedono l’obbligo di versare un’indennità durante il congedo di maternità e, ad oggi, più di 100 paesi prevedono il pagamento di un’indennità all’interno dei loro sistemi di sicurezza sociale, il che va a ridurre il contributo dei datori di lavoro.

Sulla protezione contro la discriminazione, solo 20 paesi su 165 non vietano esplicitamente la discriminazione durante la gravidanza e il congedo di maternità.


Esclusione dalla protezione

Secondo il Rapporto, nonostante i progressi, la discriminazione della maternità persiste in tutti i paesi. In tutto il mondo la maggioranza delle donne, circa 830 milioni di lavoratrici, non gode ancora di un’adeguata protezione della maternità in termini di congedo e sicurezza del reddito al momento del parto.

Circa l’80 per cento di queste donne si trova in Africa e Asia dove alcuni gruppi di lavoratori sono completamente esclusi da qualsiasi forma di protezione, sia dal punto di vista normativo che pratico. E’ il caso ad esempio dei lavoratori in proprio, migranti, domestici, del settore agricolo, occasionali o temporanei, o persone che appartengono a minoranze indigene e tribali.

In queste aree geografiche, dove la copertura è principalmente sotto la responsabilità del datore di lavoro, predomina il lavoro informale e i tassi di mortalità materna e infantile sono ancora molto elevati.

«Per raggiungere la parità di genere, è necessario proteggere la maternità. E se non esiste parità all’interno della propria casa, sarà una battaglia ardua conquistarla nel lavoro. E’ qui che entrano in gioco le misure sulle prestazioni di paternità e la cura dei bambini come anche altre politiche dirette a conciliare la vita familiare e professionale», ha dichiarato Shauna Olney , Direttore dell’Ufficio ILO per la parità di genere, uguaglianza e diversità.


Rafforzamento del sostegno a favore della paternità

Oltre alla legislazione sulla protezione della maternità, molti paesi dispongono ugualmente di misure a favore dei padri che lavorano.

Su 167 paesi esaminati, 78 prevedono norme per il congedo di paternità, spesso retribuito, che indica una chiara tendenza ad una maggiore partecipazione dei padri alla nascita di un figlio.

Le disposizioni di congedo parentale a favore dei padri sono più ricorrenti nei paesi industrializzati, Africa, Europa Orientale e Asia Centrale. Il congedo di paternità è retribuito in 70 paesi su 78 dove è previsto.


I prossimi passi

Il rapporto raccomanda vivamente ai governi di adottare e attuare leggi e politiche inclusive per rendere efficace la protezione, e sottolinea la necessità di fare una valutazione delle carenze esistenti nei sistemi attuali.

Inoltre, il rapporto indica che i datori di lavoro non dovrebbero sostenere l’intero carico dei costi delle prestazioni. «Il fatto di mutualizzare le risorse nel quadro di un’assicurazione sociale o di finanziamenti pubblici e di servizi sociali alleggerirebbe i datori di lavoro e favorirebbe allo stesso tempo la non discriminazione nel lavoro», ha aggiunto Shauna Olney.

PRINCIPALI RACCOMANDAZIONI
  • Far sì che la protezione della maternità e le misure di conciliazione vita-famiglia siano universali e i criteri di accesso inclusivi.
  • Garantire una protezione base per la salute materna e una sicurezza del reddito prima e dopo il parto come parte integrante delle garanzie essenziali di sicurezza sociale.
  • Prevenire ed eliminare la discriminazione nei confronti delle donne e degli uomini con responsabilità familiari, anche attraverso servizi di ispezione del lavoro.
  • Ridurre i costi delle prestazioni di maternità a carico dei datori di lavoro e renderli mutuabili attraverso assicurazioni sociali e finanziamenti pubblici.
  • Creare una cultura solidale nel luogo di lavoro estendendo le possibilità di conciliazione lavoro-famiglia a tutti i dipendenti, ad esempio attraverso forme di lavoro flessibili.
  • Sostenere la parità di genere fornendo servizi all’infanzia di qualità, convenienti e accessibili.
  • Favorire una più equa condivisione delle responsabilità familiari tra donne e uomini.

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