La povertà non è solo quella delle condizioni materiali, ma anche la privazione della possibilità di apprendere, di sperimentare, di vivere esperienze che liberino capacità e talento.
Save the children ha presentato un rapporto sulla povertà educativa che risponde, tra le altre, alle domande: quanti bambini hanno letto un libro? quanti sono andati a vedere un museo? quanti fanno sport? (
http://ingenere.it/articoli/illuminiamo-il-futuro-dei-bambini)
Daniela Del Boca
I confronti europei mostrano che in Italia i minori a rischio di povertà economica e di esclusione sono il 34% dei bambini ed adolescenti, una delle percentuali più elevate dell’Unione europea (EU Survey on Income and Living Conditions 2013). Oltre alla povertà economica c’è però una povertà anche più insidiosa e meno visibile, capace però di lasciare segni profondi a volte non rimediabili nel futuro educativo, lavorativo, emotivo e sociale dei giovani. Per povertà educativa si intende infatti la privazione della possibilità di apprendere, sperimentare, sviluppare liberamente capacità, talenti ed aspirazioni negli primi stadi del processo vitale, periodo in cui il capitale umano è più malleabile e recettivo.
Il rapporto di Save the Children dal nome “illuminante” di
“la Lampada di Aladino” propone un analisi della situazione basata su una raccolta dettagliata e in parte nuova di dati e indicatori su vari aspetti della povertà educativa.
Molti indicatori mostrano una situazione allarmante. Sul piano dei risultati cognitivi, il 17% dei giovani non consegue il diploma superiore e lascia prematuramente ogni percorso di formazione. I risultati dei test PISA per gli alunni quindicenni sono inoltre tra i più bassi dei paesi OCSE nonostante qualche recente miglioramento. Al di là dei risultati cognitivi ci sono altri indicatori che mostrano un rapporto debole o inesistente con la cultura e lo sport. Quasi il 90% dei giovani 3-17 guarda la TV tutti i giorni ma solo 1 su 2 ha letto un libro e uno su 4 non ha mai fatto attività fisica e circa il 60% dei bambini non ha mai visitato un museo.
Per documentare questa situazione e mostrarne la distribuzione territoriale, è stato costruito il primo e sperimentale Indice di Povertà educativa IPE (costituito da indicatori sulla copertura dei nidi e servizi integrativi pubblici, classi a tempo pieno nella scuola primaria, e secondaria, istituzioni scolastiche con servizi mensa, scuole con certificato di abilità agibilità, aule connesse a internet, dispersione scolastica, bambini che sono andati a teatro, concerti, che hanno visto musei o monumenti o siti archeologici, bambini che praticano sport, che utilizzano internet e che hanno letto libri).
La tabella ci mostra che tra le prime tre regioni ci sono il Friuli, la Lombardia e l’ Emilia Romagna mentre tra le ultime la Campania, la Puglia, la Calabria e la Sicilia. Questo ranking ci conferma che nelle regioni dove vive il più alto numero di bambini in povertà economica ci sono anche i livelli più alti di povertà educativa sia in termini di offerta di servizi che di partecipazione dei minori alle attività culturali ed educative.
Sono molte che cose che si possono fare: nel rapporto sono proposte come elementi della storia della Lampada di Aladino, ma costituiscono obiettivi realizzabili. 1. Strofina l’anello: promuovi la conoscenza e la ricerca: raccogliere dati e indicatori più dettagliate sulla situazione educativa dei bambini, completare l’anagrafe scolastica e valutare gli interventi. 2. Segui la Luce: iniziare dai primi passi e rifinanziare il Piano Nidi varato nel 2007 ma interrotto nel 2010, soprattutto nelle aree dove sono quasi inesistenti, formare in modo continuo i docenti, intervenire contro la dispersione scolastica, pianificare per l’edilizia scolastica e infine 3. Strofina la lampada e 4. Libera il Genio nei quartieri difficili.
Legato agli ultimi due punti, un nuovo programma di Save the children inizia da questo anno per contrastare questo fenomeno e si chiama appunto “Illuminiamo il futuro”. Il programma prevede la creazione di centri (Punti luce) in cui i bambini possono giocare avere accesso ad attività educative e sportive. In questi Punti luce, creati nelle zone più difficili e prive di servizi del paese, bambini e ragazzi potranno attivare una loro dote educativa cioè un piano individuale di supporto per libri, attività sportive, musicali culturali.
Questo programma non solo ha un forte obiettivo di advocacy e può essere un passo importante per dare visibilità ad un fenomeno che sta compromettendo il futuro dei giovani, ma dà l’avvio a esperienze e attività concrete per combattere la povertà educativa. In questo percorso sono fondamentali gli interventi a supporto di tutte le istituzioni che hanno in carico l’ informazione, l’ istruzione, la cura dei minori.