Il dibattito sull’innovazione sociale è soprattutto caratterizzato da prese di posizione che evidenziano buone pratiche, propongono linee guida, promuovono nuove collaborazioni e alleanze. Sono invece quasi del tutto assenti le proposte che riguardano gli strumenti per tradurre in termini operativi questa spinta al cambiamento.
Il
saggio di Silvia Pellizzari appena pubblicato sul numero 3 di Impresa Sociale contribuisce a colmare questa lacuna, concentrandosi in particolare sulle relazioni – o meglio partnership – tra soggetti pubblici e privati che sono interessati a cooperare per finalità di innovazione nel campo dei servizi e dell’imprenditoria sociale.
L’autrice – studiosa di diritto amministrativo presso l’Università degli Studi di Trento – approfondisce in modo molto dettagliato due strumenti operativi utili in tal senso:
- 1) gli accordi pre-commerciali, adatto soprattutto per il “trasferimento tecnologico” di attività legate a progetti di ricerca e sviluppo;
- 2) il partenariato per l’innovazione, espressamente pensato per l’individuazione di soggetti privati con cui la Pubblica Amministrazione realizzi iniziative a elevato contenuto di innovazione (anche sociale).
Si tratta di strumenti regolati in ambito europeo, che in fase applicativa presentano non pochi elementi di ambivalenza e che quindi necessitano un accurato lavoro di adattamento alle diverse condizioni di contesto. D’altro canto si tratta di opportunità che meritano di essere colte e applicate a livello locale. Sono, in altri termini, degli “appigli” utili a introdurre per via burocratica-amministrativa elementi di innovazione sociale che altrimenti rischiano di rimanere confinati in documenti di programmazione, rapporti di ricerca, libri bianchi, ecc. Può sembrare un paradosso, ma in realtà anche la burocrazia può aiutare l’innovazione sociale.
Buona lettura!
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