Giocare per crescere e acquisire autonomia. Saviano rilegge sull'Espresso Mario Lodi, pedagogista di strada scomparso due mesi fa a 92 anni.

Il valore del gioco: non quello del calcio, per carità. Gioco e basta, quello lontano dagli stadi, dagli ultras cattivi e da quelli buoni, quello lontano dai genitori. Saviano sull’Espresso ricorda Mario Lodi, morto due mesi fa a 92 anni, un addio poco sottolineato dai media. Autore de “Il paese sbagliato”, un titolo che mostra quanto i mali attuali abbiano metastasi antiche.

Negli anni ’70 Mario Lodi “parlava proprio dell’importanza del gioco per l’acquizisione di abilità sociali essenziali per la vita dell’essere umano da adulto – scrive Saviano – Un gioco che non sia scandito nei tempi e nei modi dai genitori. Questo tipo di gioco insegna l’ascolto, la creatività, la gestione delle emozioni. Insegna che non sempre è meglio essere il più bravo perché si corre il rischio che nessuno più voglia giocare con te se è destinato a perdere sempre. Insegna a migliorarsi per partecipare a un’attività in cui sono necessarie qualità in cui non eccelliamo. Insegna ad affrontare anche piccoli pericoli con l’aiuto dei propri compagni. Tutto questo i genitori, superando paure, proiezioni e aspettative, devono consentirlo ai propri figli”.

Senza prediche, possibilmente. Senza compiacimenti se arriva una foto col mitra in mano e i bambini giocano a fare i bravi soldati, è sbagliato in ogni parte del mondo così come lo è nei quartieri di Gomorra. Anche se accade in posti nei quali si cresce coi mitra. Anche se a Tel Aviv si festeggia la 66ma Festa dell’indipendenza, come è accaduto nei giorni scorsi. E’ bene rileggere Lodi. (I.M.)

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