Venti bici a disposizione di chiunque desideri utilizzarle all’interno dei confini comunali. Serve solo il senso civico necessario per ricordare che si tratta di un bene collettivo. (http://www.corriere.it/ambiente/14_aprile_22/bike-sharing-senza-documenti-ci-prova-rovereto-1307124c-c9f6-11e3-8cc9-41ed99739e20.shtml)

di Elisabetta Curzel

Una bici? Prego, si serva. Quasi cinquant’anni dopo la provocazione delle biciclette bianche messe liberamente a disposizione dei cittadini di Amsterdam, Rovereto, cittadina in provincia di Trento, rilancia la sfida, e invita la popolazione a partecipare a un esperimento virtuoso. Il progetto è presto detto: a breve, venti biciclette saranno messe a disposizione di chiunque desideri utilizzarle all’interno dei confini comunali. Non serviranno noleggio né documenti: solo il senso civico necessario per ricordare che si tratta di un bene collettivo.

 

Origine in Olanda

L’antecedente appartiene alla storia. Negli anni Sessanta, l’Olanda assistette (e spesso partecipò) alle iniziative e agli happening organizzati dai Provos, i «provocatori». Precursori delle battaglie ecologiche e anticonsumistiche che si sarebbero ampiamente diffuse nel decennio seguente, i Provos proponevano azioni non violente di forte impatto. Tra di esse sono celebri i cosiddetti «Progetti bianchi», consistenti della ripittura in bianco di beni considerati come patrimonio dell’intera società. In una notte del 1965 venne messo in atto il «Piano delle biciclette bianche», a oggi il simbolo più famoso del gruppo: Amsterdam si svegliò al mattino disseminata di candide biciclette, liberamente fruibili da chiunque volesse utilizzarle per spostarsi invece della comoda e inquinante automobile.


Rovereto apripista

Oggi il promotore non è più un movimento anarchico bensì un Comune, eppure «l’idea non è molto diversa», afferma il sindaco di Rovereto, Andrea Miorandi, «perché punta a due risultati: sensibilizzare gli utenti sul significato di bene comune, e ricordare alla gente che la bicicletta non è solo un mezzo da sportivi, ma un modo alternativo di vivere e spostarsi in città». Il 30 aprile BicInGiro - questo il nome del progetto - entra nella sua fase uno: venti biciclette dipinte con i colori del Comune (verde e giallo, in versione fosforescente) verranno lasciate in città per gli amanti dei pedali. Le regole di utilizzo sono quelle dettate dal buonsenso: è vietato danneggiarle, portarsele a casa, incatenarle e riporle in luoghi inaccessibili al pubblico. Riconoscibili per i colori sgargianti e lo stemma di Rovereto, saranno complete di un’etichetta che ricorda le istruzioni d’uso. Rubarle, se mai venisse la tentazione, non conviene: idealismo a parte, ogni mezzo è dotato di chip antifurto.


Riciclofficina

Per la fase due si punta sul passaparola e sull’entusiasmo di chi condivide i principi alla base del progetto. «BicInGiro», continua Miorandi, «ha un’alta valenza sociale. Le biciclette pubbliche sono state realizzate dalla Riciclofficina, una cooperativa sociale che dà lavoro a ragazzi migranti in situazioni di marginalità o con difficoltà di inserimento. Chiediamo ai ciclisti di portare in cooperativa le biciclette di cui non si servono più, anche se vecchie o malfunzionanti: i ragazzi della Riciclofficina le ripareranno, coloreranno e doteranno di chip prima di restituirle alla città. In questo modo, il numero dei mezzi pubblici continuerà a crescere». Per la Notte Verde, evento molto eco-friendly in programma tra il 31 maggio e il 1° giugno, la speranza è di poter contare su una popolazione di biciclette collettive già notevolmente moltiplicata.

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