"Uscire dalla dipendenza dalle fonti fossili con 10 centrali nucleari? Una proposta desolante. Mentre in tutta Europa si punta su efficienza e rinnovabili per ridurre le emissioni di gas serra, da noi c'è ancora chi propone di cadere dalla padella dei mutamenti climatici nella brace dell'energia atomica".
Così Legambiente, per bocca del presidente nazionale Roberto Della Seta, bolla l'appello degli scienziati che rispolvera l'opzione nuclearista nel nostro Paese.
Perché, replica l'associazione, a oggi il nucleare sicuro non esiste. Tanto meno è stato risolto il problema delle scorie, come dimostra il fatto che nessun paese al mondo, nemmeno i più nuclearizzati come Francia e Giappone, hanno potuto realizzare depositi permanenti e definitivi per i residui radioattivi. E anche economicamente il nucleare non è alternativa praticabile, per il costo elevatissimo di costruzione delle centrali. Questa è la ragione per cui da oltre un decennio in occidente non sono entrate in funzione nuove centrali, per cui tutte le previsioni e le stime indicano un trend in declino: secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia, al 2010 il contributo del nucleare alla produzione di elettricità sarà pari al 6,3% e al 2030 scenderà al 4,7%.
Nonostante si continui a spacciare il nucleare come una tra le fonti energetiche meno costose, sono sempre più numerose le ricerche sui suoi costi "veri", che hanno infatti scoraggiato i privati dall'investire in questa tecnologia negli ultimi decenni. Non è un caso infatti che negli Stati Uniti, dove i produttori di energia elettrica sono privati, non si costruisca una centrale nucleare dalla fine degli anni '70. La Francia, che produce circa i tre quarti dell'energia elettrica nazionale dal nucleare, non ha più acquistato nuovi impianti. Stessa cosa si può dire per il resto degli Stati dell'Unione Europea, dove il processo di liberalizzazione del mercato dell'energia è in atto.
"Invece di perdere tempo in discussioni inutili - prosegue Della Seta - la scienza, l'industria e la politica italiane farebbero bene a fare quello che in questi ultimi 15 anni, da quando si conoscono i problemi e le cause dei cambiamenti climatici, non hanno fatto: migliorare l'efficienza energetica dell'industria, nel campo dei trasporti, e nei consumi residenziali ( nel 2004 per la prima volta l'Italia è salita sopra la media della UE nel rapporto tra consumi energetici e pil prodotto) e puntare sull'energia solare, su quella eolica e sulla ricerca nel campo delle nuove rinnovabili".