Già a luglio dello scorso anno l'Istat aveva reso noti i primi dati rilevati grazie al IX Censimento Generale dell'Industria, dei Servizi e delle Istituzioni Non Profit, fotografando un terzo settore in netta crescita: 4,7 milioni di volontari, 301.191 organizzazioni, il 28% in più rispetto al 2001, con una crescita del personale impiegato pari a 39,4%. (
http://www.csvnet.it/notizie/le-notizie/notizienon-profit/terzo-settore/1070-istat-presenta-l-identikit-del-non-profit-in-italia-forte-dinamico-e-traina-l-occupazione-femminile)
Ieri però, mercoledì 16 aprile, l'Istituto nazionale di statistica ha voluto organizzare un'intera giornata di lavori, che si è svolta a Roma presso il Centro Congressi Roma Eventi, per studiare e analizzare il ruolo economico e sociale del non profit in Italia. Oltre alla partecipazione del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, il convegno ha visto la partecipazione di numerosi studiosi ed esperti del settore, chiamati a dare il proprio contributo per l'analisi del terzo settore, alla luce dei dati emersi dalla rilevazione censuaria.
Il presidente f.f. dell'Istat, Antonio Golini, ha dichiarato: "I dati del censimento evidenziano la dinamicità del non profit italiano e la sua capacità di creare occupazione e crescita economica. Dalla rilevazione emerge come questo sia un settore di grande valenza sociale per le sue caratteristiche di ascolto dei cittadini e delle imprese, per soddisfare i loro bisogni sociali, ricreativi, sportivi, sanitari e altro ancora. Non va poi sottovalutato il numero rilevante di persone che sostengono attivamente le organizzazioni non profit attraverso il prezioso contributo come volontari".
Il Ministro Poletti, si è così espresso ''Occorre costruire attorno all'economia sociale e solidale il futuro del Paese, puntando su imprese cooperative, imprese sociali, cooperative di comunità, e ogni altra forma di economia sociale e associativa che metta al centro la persona e non la finanza, i bisogni dei soci e della comunità e non la remunerazione del capitale. È essenziale attivare un percorso di radicale cambiamento che dovrebbe partire dalla partecipazione responsabile, dall'impegno comune, dal superamento delle divisioni e dei particolarismi, cercando di massimizzare il coinvolgimento, il protagonismo attivo e la responsabilità di ogni cittadino. - ha detto - All'economia solidale il compito di promuoverli e organizzarli: perché noi vogliamo che nessun cittadino resti a casa senza avere nulla da fare, per questo ad ogni italiano deve essere data una ragione per saltar giù dal letto e mettersi in moto ogni mattina".
I dati diffusi nel corso del convegno descrivono un settore non profit basato, come già detto, sul contributo lavorativo di 4,7 milioni di volontari, ma anche di 681 mila dipendenti, 270 mila lavoratori esterni e 5 mila lavoratori temporanei. Sono inoltre presenti altre tipologie di risorse umane che prestano a vario titolo la loro attività in queste istituzioni: 19 mila lavoratori comandati/distaccati, 40 mila religiosi e 19 mila giovani del servizio civile. Il non profit si conferma poi traino per l'occupazione femminile. Esiste, infatti, una componente femminile, composta da 1,8 milioni di volontarie, 494 mila dipendenti, 142 mila lavoratrici esterne, 3 mila lavoratrici temporanee, 9 mila comandate/distaccate, 26 mila religiose e 10 mila giovani del servizio civile.
L'Istat ha delineato più dettagliatamente l'identikit dei volontari: sono nel complesso giovani, 950.000 infatti hanno meno di 29 anni (pari al 20%, di cui il 4% con meno di 18 anni) a fronte di 704.000 volontari con più di 64 anni (14,8%). Il 43,2% dei volontari ha tra i 30 e i 54 anni di età. Cultura, sport e ricreazione e Ambiente sono i settori con una spiccata presenza giovanile. Più anziani i volontari che operano nei settori delle Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (dove si contano 155 volontari con più di 64 anni su 100 giovani), seguito dall'Assistenza sociale e protezione civile (131 su 100), Tutela dei diritti e attività politica (123), Filantropia e promozione del volontariato (110),
Istruzione e ricerca (107). Per quanto riguarda il titolo di studio, il 50,1% dei volontari italiani possiede un diploma di scuola superiore, il 29,4% un titolo di studio non superiore alla licenza media mentre i laureati sono il 20,5%. La distribuzione per genere evidenzia che tra i volontari donna pesano maggiormente coloro che hanno una laurea (23,4% a fronte del 18,7% fra gli uomini). Tra coloro che posseggono la licenza media, il 60,3% è impegnato nel settore della Cultura, sport e ricreazione, che è anche il settore in cui trovano spazio la metà dei laureati (52,3%). Più della metà dei volontari risulta occupato (55,4%). Poco più di un quarto è ritirato dal mondo del lavoro (27,8%) e il restante 16,8% è in altra condizione occupazionale (studenti, casalinghe, in cerca di occupazione, inattivi). La presenza dei volontari sul territorio fa registrare una forte concentrazione al Nord con il 57,7% del totale, il 22,1% al centro e il 20,3 al sud e nelle isole.
Il settore non profit si conferma costituito principalmente da associazioni, di cui 201mila non riconosciute e 68mila riconosciute. Il variegato mondo del terzo settore è stato poi suddiviso in base al settore di attività: quello di cultura, sport e ricreazione si conferma la naturale vocazione del non profit con il 65% delle istituzioni e il 59,2% dei volontari. Per quanto riguarda la distribuzione geografica invece, il 52,2% si concentra al Nord, il 21,5% al Centro, il 26,4 al sud e nelle isole.
Le istituzioni non profit rilevate sono nel 62,7% dei casi di pubblica utilità (orientate al benessere della collettività in generale) e nel restante 37,3% mutualistiche (dirette agli interessi e ai bisogni dei soli soci). L'orientamento è legato all'attività svolta: le istituzioni solidaristiche sono presenti in una quota nettamente superiore alla media nazionale nei settori della Cooperazione e solidarietà internazionale (96,3%), della Sanità (91,3%), dell'Assistenza sociale e protezione civile (90,4%), della Filantropia e promozione del volontariato (90,4%), dell'Istruzione e ricerca (83,4%). Il IX Censimento ha inoltre rilevato per la prima volta i servizi erogati dalle Istituzioni non profit. I più diffusi, nell'ambito dei diversi settori, sono relativi a:
- nella Cultura, sport e ricreazione: organizzazione di eventi sportivi (23,7%), di corsi per la pratica sportiva (20%) e di eventi, feste, sagre e altre manifestazioni (19,7%);
- nell'Istruzione e ricerca: servizi per le scuole dell'infanzia e la formazione (33,3%) e aggiornamento professionale (28,2%);
- nella Sanità: donazione di sangue, organi, tessuti e midollo (33,6%) e soccorso e trasporto sanitario (19%);
- nell''Assistenza sociale e protezione civile: integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio (27,5%) e sostegno socio-educativo (24,2%);
- nell'Ambiente: interventi di salvaguardia del territorio (47%) e soccorso e ospitalità degli animali (22,4%).
- nello Sviluppo economico e coesione sociale: il servizio maggiormente erogato (49,3%) è l'inserimento lavorativo in impresa o cooperativa.
Dai dati è stato possibile distinguere le istituzioni non profit "volontarie" in base al periodo di costituzione ed è emerso che il 50% delle istituzioni censite è nato tra il 2001 e il 2011 (il 46% dal 2001 al 2010 e il 4,6% dal 2011); il 25,2% invece risulta costituitosi tra il 91 e il 2000, mentre il restante 24,2% tra il 1980 e il 1990. È evidente quindi il forte dinamismo e il profondo dinamismo del settore.
Le istituzioni con soci rappresentano in Italia il 94% delle unità censite, mentre quelle con volontari soci rappresentano il 69,1%.
LE RISORSE ECONOMICHE
Il totale delle entrate di bilancio delle istituzioni non profit è pari a 64 miliardi di euro, mentre le uscite totali (spese del personale, acquisto di beni e servizi, sussidi contributi ed erogazione a terzi, etc.) ammontano a 57 miliardi di euro.
Le regioni con il maggior volume, sia di entrate che di uscite, sono la Lombardia (oltre 17miliardi di euro di entrate e oltre 15miliardi di euro di uscite), e il Lazio (quasi 15miliardi di entrate e quasi 12miliardi di uscite). Nell'insieme i valori delle due regioni rappresentano circa il 50% del totale complessivo.
La principale fonte di finanziamento è di provenienza privata (per l'86,1% delle istituzioni), mentre il 13,9% ha entrate di fonte prevalentemente pubblica. Su base regionale, in Sardegna (26,2%) e provincia autonoma di Trento (26,3%) si registra il maggior numero di istituzioni che fanno più ricorso al finanziamento di natura pubblica; in Veneto (10,9%) ed Emilia-Romagna (9,6%) sono localizzate le istituzioni maggiormente orientate alle fonti di finanziamento privato.
I settori che utilizzano di più fonti di finanziamento pubblico sono Sanità (36,1%), Assistenza sociale e protezione civile (32,8%), Sviluppo economico e coesione sociale (29,9%). Quelli più sostenuti da introiti privati sono Religione (95,5%), Relazioni sindacali e rappresentanza di interessi (95,3%), Cooperazione e solidarietà internazionale e Cultura sport e ricreazione (entrambe 90,1%).
GLI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE
Il convegno ha poi dato attenzione al tema della comunicazione e, in particolare, al livello d'innovazione raggiunto dalle istituzioni non profit nell'adozione di diversi strumenti di comunicazione, che combinano forme comunicative tradizionali con strumenti tecnologicamente avanzati.
Le istituzioni non profit che utilizzano almeno uno strumento di comunicazione sono 205.792 (68,3%). L'uso del web e dei social network assume un ruolo imprescindibile e fondamentale, ma non sostituivo rispetto all'impiego degli strumenti tradizionali. Infatti, il 60,9% delle istituzioni non profit che fanno ricorso ad almeno uno strumento di comunicazione prediligono il sito Internet, mentre il 54,2% adotta comunicati e brochure informative e il 30,6% sceglie i social network come veicolo per condividere idee e creare community sul web, seguito dalla pubblicità (29,8%) e dalla newsletter periodica (15,2%).
Il 43,3% delle istituzioni censite che impiega strumenti di comunicazione opera prevalentemente nel settore Cultura, sport e ricreazione. La scelta di queste istituzioni si caratterizza per l'impiego della pubblicità e dei social network in misura superiore al valore nazionale (16,4% rispetto al 15,8%). Le istituzioni non profit che utilizzano almeno uno strumento di comunicazione e concentrano la propria attività nel settore dell'Assistenza sociale e protezione civile (5,6%) prediligono le Guide e carte dei servizi (9,9%), mentre le istituzioni attive prevalentemente nell'Istruzione e ricerca (3,8%) si contraddistinguono per l'uso del sito Internet (31%). La newsletter viene impiegata dal 12,4% delle istituzioni attive nel settore delle Relazioni sindacali e rappresentanza d'interessi, mentre una comunicazione più tradizionale caratterizza le istituzioni attive nel settore della Religione, che adottano prodotti editoriali "classici", come giornali e riviste.
Analizzando infine la diffusione degli strumenti di comunicazione innovativi (quali social network, blog, forum e chat) sono le istituzioni che erogano servizi di assistenza nelle emergenze (18,2%) e protezione degli animali (18,3%) a impiegare maggiormente i social network per la loro strategia comunicativa, mentre piattaforme tematiche come blog, forum e chat sono utilizzate nei servizi di organizzazione dell'attività di partiti politici e nel settore della protezione ambientale.
Tutti i dati sono disponibili in I.stat, il datawarehouse dell'Istat, al tema "Censimento industria, istituzioni pubbliche e non profit 2011". Al datawarehouse si accede sia dall'home page di
www.istat.it sia dal sito dedicato
http://censimentoindustriaeservizi.istat.it/ CSVnet ha raccontato la giornata come live tweeter ufficiale,
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