Dopo le minacce sono arrivate le pugnalate. Così è morto Carlos Mejía Orellana, 35 anni, attivista honduregno che lavorava per Eric e per Radio Progreso, organizzazioni dei gesuiti impegnate nella denuncia pubblica delle violazioni dei diritti umani, nella lotta contro l'impunità nel Paese, e nell'accompagnamento di quanti si battono per la difesa dei diritti umani. (
http://www.popoli.info/EasyNe2/Primo_piano/Honduras_cronaca_di_una_morte_annunciata.aspx)
Mejía è stato ucciso l'11 aprile nella sua casa, a El Progreso. Dopo il colpo di Stato del 2009, le condizioni di lavoro del personale che opera all'interno di Eric e Radio Progreso - organizzazioni molto critiche nei confronti della nuova classe dirigente - si sono andate complicando, con minacce esplicite rivolte a più di 15 persone, tra cui lo stesso Mejía. Nonostante le misure di protezione chieste dalla Commissione interamericana dei diritti umani al governo honduregno, il giovane non è mai stato messo sotto tutela.
«Questo omicidio - ha detto il gesuita Ismael Moreno, direttore di Radio Progreso, durante una conferenza stampa - è un attacco non solo contro la vita del nostro collaboratore e alla sua famiglia, ma anche al lavoro che realizziamo con la radio e con Eric (Equipo de Reflexión Investigación y Comunicación)».
Le due organizzazione sono particolarmente attive nella costa atlantica del Paese, dove - in accoro con altre realtà ecclesiali e civili promuovono programmi sui diritti umani, l'accesso all'acqua, riduzione dei rischi di disastri naturali (
leggi il reportage pubblicato su Popoli nel marzo 2014). Recentemente hanno protestato contro la nomina di Roberto Herrera Caceres come Ombudsman per i diritti umani, ricordando i suoi trascorsi con il golpe del 2009 e i suoi interessi con l'industria mineraria, potentissima in Honduras.
Secondo le statistiche Onu, il Paese centroamericano ha il più alto tasso di omicidi al mondo in rapporto alla popolazione. Nel 2013 la media di morti violente è stata di 20 al giorno, in un Paese con 8 milioni di abitanti. El Progreso, la città in cui è stato ucciso Mejía, è vicina a San Pedro Sula, dove il tasso di omicidi è di 173 ogni 100mila abitanti, record mondiale se si escludono le zone di guerra.