MSF lancia una raccolta fondi per fermare l'epidemia. L'infografica: la clinica mobile MSF a Conakry - il
video appello. Info pratiche e "paure da sfatare": risponde l'epidemiologa MSF.
I primi pazienti che hanno sconfitto il virus dell’ebola sono stati dimessi dai centri di Medici Senza Frontiere (MSF) in Guinea. Ma l’emergenza continua, gli ultimi dati ufficiali parlano di 101 decessi e 157 sospetti e l’organizzazione medico-umanitaria sta rafforzando la propria azione. Per supportare l’emergenza, Medici Senza Frontiere lancia una raccolta fondi tramite il proprio Fondo Emergenze, chiedendo l’aiuto di tutti nel fermare l’epidemia. Per contribuire:
www.msf.it/emergenzaebola, numero verde 800-99-66-55, conto corrente postale n. 87486007.
“Medici Senza Frontiere è scesa in campo fin dai primi giorni dell’emergenza, inviando in Guinea oltre 60 operatori internazionali e 40 tonnellate di materiale – ha detto Gabriele Eminente, direttore generale di MSF, che ha lanciato un video appello sul web – Stiamo ottenendo importanti risultati, ma l’emergenza continua e servono molte risorse. Per questo lanciamo un appello ai nostri sostenitori e a tutti i cittadini, perché ci aiutino a fermare l’epidemia.”
L’Ebola è associata a un alto tasso di mortalità e non esistono cure specifiche né vaccini. Ma le possibilità di sopravvivenza per i pazienti aumentano se ricevono cure adeguate contro la disidratazione e le infezioni secondarie. È successo a Rose, 18 anni, la prima paziente alla quale è stato permesso di lasciare il reparto medico di MSF a Guéckédou, nel sud-est del paese, che dopo oltre 10 giorni trascorsi nell’unità di isolamento ha potuto abbracciare l’infermiera che si è presa cura di lei e i suoi cari “perché ora è guarita e non rappresenta un rischio per nessuno” (fotostoria al link in coda).
In due settimane MSF ha avviato progetti in diverse località della Guinea e nella vicina Liberia, per fornire trattamenti di supporto ai malati e fermare la diffusione del contagio. A Conakry, la capitale, MSF ha ampliato il proprio centro per il trattamento dell’Ebola da 10 a 30 posti letto (infografica della clinica in allegato) e ha inviato le proprie équipe presso le comunità per individuare i contatti dei pazienti affetti e tracciare la diffusione del virus. A Guéckédou MSF ha realizzato un’unità di isolamento che ha visto la guarigione dei primi pazienti. Dopo i casi di Ebola riportati nella vicina Liberia, MSF ha inviato forniture mediche, materiali e specialisti per formare il personale sanitario locale e migliorare la piccola unità di isolamento realizzata dal Ministero della Salute. A Macenta le attività di MSF sono invece state sospese a seguito di un incidente: spinti dalla paura, come spesso accade nel corso di epidemie, gli abitanti del posto hanno tirato sassi ai veicoli e alle strutture di MSF, nell’errata convinzione che la presenza degli operatori fosse responsabile della diffusione del contagio. I due pazienti che erano in isolamento sono stati affidati a un medico del Ministero della Salute formato da MSF, mentre le nostre équipe continuano il lavoro con le comunità per fornire le corrette informazioni sulla malattia e stanno facendo il possibile per riprendere quanto prima le attività.
Tutto questo è stato possibile grazie al Fondo Emergenze che permette a MSF di avere sempre a disposizione le risorse necessarie per rispondere tempestivamente a ogni emergenza. Per sostenere il Fondo Emergenze e aiutare l’azione di Medici Senza Frontiere contro l’ebola, si dona al numero verde 800-99-66-55, su conto corrente postale n. 87486007, oppure online su
www.msf.it/emergenzaebola APPROFONDIMENTO: INFO PRATICHE E “PAURE DA SFATARE”: RISPONDE L’EPIDEMIOLOGA MSF Kamiliny Kalahne
Per rispondere ai timori più comuni sulla facilità del contagio e la possibilità di diffusione del virus in Europa, MSF ha intervistato la propria epidemiologa Kamiliny Kalahne.
Perché l’Ebola fa così paura?
La malattia ha un alto tasso di mortalità e non ha una cura specifica, per cui chi si ammala molto spesso non sopravvive. L’incubatore del virus dell’Ebola sembra essere il pipistrello. Non accade spesso che le persone contraggano il virus dal contatto con animali della foresta infetti. Ma una volta contagiate, si ammalano gravemente e possono trasmettere l’infezione ai loro familiari o agli operatori sanitari.
Come viene trasmesso il virus?
L’Ebola non è come l’influenza. Non puoi ammalarti sedendo accanto a una persona malata sull’autobus. Le persone si ammalano perché hanno accudito un familiare o un paziente malato – che aveva diarrea, vomito ed emorragie. E l’epidemia può diffondersi negli ospedali quando manca un adeguato controllo delle infezioni: negli ospedali di alcuni paesi mancano perfino le risorse di base, ma bastano acqua corrente, sapone e guanti per ridurre il livello di trasmissione del virus.
Se non esiste una cura per il virus, perché ricoverare i pazienti nei centri per il trattamento dell’Ebola?
Non esistono medicine specifiche, ma nei reparti d’isolamento possiamo garantire ai pazienti idratazione e rimedi contro il dolore. Questo li aiuta a combattere l’infezione. Inoltre è importante che chi mostra i sintomi dell’ebola si rechi nei centri di trattamento per essere controllati in sicurezza da operatori sanitari esperti, per evitare il rischio che altri vengano infettati.
Qual è il rischio che il virus si diffonda in Europa o in altri paesi sviluppati?
Viviamo in un mondo dove gli spostamenti internazionali sono sempre più facili. Ma l’Ebola non si è mai diffusa in un Paese sviluppato. Questo avviene perché generalmente le persone trasmettono l’infezione quando sono molto malate, hanno la febbre alta e tanti altri sintomi, e in queste condizioni non sono in grado di viaggiare. E anche qualora sviluppassero la malattia una volta arrivati in un paese sviluppato, sarebbero assistiti in ospedali di buon livello con adeguati sistemi di controllo delle infezioni ed è molto improbabile che contagerebbero altre persone.
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