A inizio aprile Google ha premiato le migliori esperienze africane che attraverso i suoi prodotti (da Google Maps a YouTube) hanno creato un impatto positivo sulla vita dei propri concittadini. Alla competizione Africa Connected hanno partecipato più di 2 mila persone da 35 paesi dell’Africa subsahariana. I cinque vincitori si sono aggiudicati 25 mila dollari e assistenza futura da parte di Google per implementare il proprio progetto. Filantropia? Quali interessi ha Big G nel continente africano? (http://www.volontariperlosviluppo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2915:quali-sono-le-intenzioni-di-google-nel-continente-africano&catid=983:ict4dev&Itemid=200421)

[Serena Carta - dalla rubrica ICT4dev]

Sitawa Wafula è un'attivista kenyota che si batte contro la discriminazione fisica e culturale delle persone con disabilità mentale. Sulla piattaforma Blogger ha aperto un blog per condividere la sua esperienza di giovane donna costretta a convivere con l'epilessia e i disturbi mentali. La nigeriana Eseoghene Odiete ha imparato a disegnare e cucire borse guardando i video tutorial di YouTube. Ora le sue creazioni le vende online, anche grazie all'aiuto di una rete di blogger che ha formato a partire da Google search. Il ghanese Christopher Panford è a capo di un'impresa di trasporti che concede prestiti bancari a chi vuole acquistare un taxi. Google Maps lo aiuta a tenere sotto controllo i veicoli sotto concessione e a garantire così alle banche che gli investimenti siano al sicuro. Eric Obuh (aka Vocal Slender) è un cantante nigeriano di fama mondiale. Condivide le sue canzoni su YouTube e usa Google Plus per lanciare campagne di sensibilizzazione e raccolta fondi per supportare i giovani negli slum di Lagos. Eunice Namirembe, medico ugandese, ha fondato un call center aperto 24h/24 che tramite Google Cloud e Google Maps registra le chiamate dei pazienti e li localizza, semplificando così il lavoro di connessione tra i medici e le aree più remote del paese.


Trasformare il mondo con Google?

Cinque storie di impatto che sembrano confermare tutta la potenzialità sociale ed economica del web. Ma non c'è solo quello. Sulla piattaforma creata per il contest Africa Connected i colori che accompagnano le testimonianze sono sgargianti; video e foto evocano scenari hollywoodiani e lo slogan che accoglie il visitatore, "Africa is Amazing", scatena un certo entusiasmo. Tutta pubblicità per Google? È difficile non pensare che Big G non voglia creare una sorta di consenso intorno al suo non nuovissimo interesse verso il continente africano. D'altra parte c'è poco di cui stupirsi, visto che non siamo di fronte a un'organizzazione filantropica, ma a un'azienda quotata in borsa. Oltre ad essere madre del motore di ricerca che risulta il sito più visitato al mondo (seguito da Facebook e da YouTube, made in Google anch'esso), nel 2013 la Google Inc. ha realizzato un fatturato di 59,82 miliardi di dollari (quasi un terzo di quello di Apple, 170,91 mld $, poco meno di Microsoft, 77,85 mld $ e Amazon, 74,45 mld $ - fonte Wikepedia). Come vediamo in questa panoramica della BBC, inoltre, i suoi fondatori risultano "i più ricchi uomini di internet". Riassumendo: attraverso i suoi servizi online, Google fa un sacco di soldi e il continente africano, con il boom dei telefoni cellulari e l'emergere di economie sempre più dinamiche e rampanti ("il futuro è nero!" ha scritto di recente Fabio Pipinato su Unimondo), rappresenta un nuovo bacino di consumatori grazie a cui moltiplicare i propri affari.


Net neutrality... che?

Iniziative come il Project Loon, l'ambizioso piano di Google di portare internet nelle zone più remote del mondo con palloni aerostatici (idea che Mark Zuckerberg ha subito abbracciato, proponendo la sua versione fatta di droni) stridono di fronte al concetto di net-neutrality - ovvero la neutralità della rete su cui dati e informazioni devono viaggiare alla stessa velocità e non subire discriminazioni. A pochi giorni dal voto del Parlamento europeo a favore di una net neutrality europea, cosa succede nel resto del mondo e in particolare nei PVS? "In diverse parti del mondo il dibattito sulla net neutrality è quasi inesistente, visto che l'accesso a internet è la prima cosa che manca" si legge nell'articolo Around the world, net neutrality is not a reality pubblicato dalla rivista dell'MIT. Ed è proprio qui, in questo vuoto di connessione, che si inserisce Big G con il servizio Google Free Zone: un prodotto disponibile in India, Nigeria, Thailandia, Sri Lanka, Filippine e pensato per gli utenti di telefoni cellulari, che permette di navigare su Google search, Gmail e Google Plus gratis, senza cioè che il consumo dei dati faccia scalare il credito dal proprio piano tariffario. Un'offerta che farebbe gola ovunque, specialmente in quelle zone in cui connettersi a internet ha costi spropositati rispetto a quelli europei o nord americani.

Ed è così che in certi luoghi del mondo l'esperienza su internet finisce per essere mediata, filtrata, controllata dalle grandi aziende del web (sì, perché anche Facebook ha il suo Facebook zero che funziona in modo analogo a Google Free Zone) in collaborazione con gli operatori telefonici. Per molti utenti, Facebook e Google sono internet. E noi, che ci emozioniamo di fronte alle immagini patinate su Africa Connected, diventiamo ignari sostenitori di una libertà d'espressione il cui impatto (forse meno evidente ma più ingente) è quello dei titoli in borsa che crescono.

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