“Oggi, il sistema penitenziario italiano sta attraversano un’ipotesi di
trasformazione, in cui l’Europa sta giocando un ruolo positivo, e potenzialmente
utile”. Sono le parole, intrise di cauto ottimismo, di Alessio Scandurra
dell’associazione Antigone, durante la presentazione dell’ “Agenda dei diritti umani in Europa“ la scorsa settimana a
Roma. L’agenda, che fa parte di una campagna più ampia per i diritti e contro la
xenofobia, si rivolge in particolare alle candidate e ai candidati delle diverse
forze politiche italiane che parteciperanno alle elezioni per il Parlamento Europeo il 24 e il 25 maggio
prossimi. Oltre ad Antigone, la campagna è portata avanti anche dalle
associazioni Lunaria, per i diritti dei migranti, e 21 luglio, per quelli dei rom e sinti.
“Ci rivolgiamo ai futuri parlamentari proprio perché il nostro paese è stato
teatro, anche nel passato più recente, di episodi vergognosi, con personaggi
istituzionali che hanno incitato all’odio verso queste categorie – spiega Grazia Naletto di Lunaria –. Per fermare la
presenza di questi atteggiamenti nel discorso pubblico c’è bisogno di azioni
coraggiose da parte della società civile. Non è un compito facile, ed è anche
per questo che con le nostre tre associazioni abbiamo deciso di riunirci in
questa campagna comune”.
Se c’è chi ha dei dubbi sul reale peso che un’istituzione come il Parlamento
Europeo e gli altri organismi UE possono avere su diverse questioni che
riguardano gli Stati singoli, secondo Scandurra proprio sui diritti dei detenuti
si possono osservare alcuni tra i progressi più significativi in questo senso:
tra dure condanne e pesanti minacce di sanzioni, il peso economico di queste
ultime potrebbe infatti essere la molla giusta per spingere l’Italia a un
miglioramento. “Le carceri italiane, strapiene di persone non di elevato rango
criminale, alloggiate e mantenute in modo precario, private di uno spazio
sufficiente di vita, costrette all’ozio, non curate adeguatamente, hanno
prodotto le reazioni delle Corti supreme, prima all’estero e poi anche in Italia
– si legge sull’Agenda dei diritti – La Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo, proprio in riferimento all’Italia, prima nella sentenza
Sulejmanovic del 2009 e poi nella oramai nota sentenza pilota Torreggiani del
2013, ha sostenuto che negare lo spazio minimo vitale equivale a violare la
dignità umana della persona detenuta”.
I dati confermano le criticità sopracitate, a partire dal
sovraffollamento: nel 2011 il numero dei detenuti arrivava quasi a 70mila, a
fronte di circa 47 mila posti (che contando quelli “reali” e agibili scendono a
37 mila). A questo si aggiungano gli edifici spesso vecchi e fatiscenti,
l’impossibilità di un percorso di riabilitazione attraverso formazione e lavoro
(in contrasto con l’articolo 27 della nostra Costituzione), fino a un’assistenza
sanitaria totalmente inadeguata: basti pensare che solo nel 2013 sono morte
nelle carceri italiane 148 persone, di cui 49 suicidi. “Sono numeri assolutamente incomparabili rispetto
alla popolazione libera – scrivono ancora i promotori dell’Agenda – segno di
assenza di cure e di profondo disagio che non hanno nulla a che vedere con la privazione
della libertà, ma che sono invece conseguenza della violazione, spesso
dell’assoluto annichilimento, dei diritti più elementari dell’essere umano”.
E poi ci sono i problemi inerenti allo stesso sistema giuridico e
penitenziario che, proprio secondo le istituzioni europee, “rappresentano in
Italia un fatto sistematico che impone una riforma strutturale del sistema”. E
non solo per l’assenza, nel codice penale italiano, del reato di tortura, ma
anche per l’enorme quantità di persone in custodia cautelare (oltre il
40% dei ristretti è ancora in attesa di giudizio), che costituisce forse “la più
grave anomalia del sistema penitenziario italiano, quella che più di ogni altra
ci distanzia dal resto d’Europa”. Tanto che il Consiglio, insieme alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ha posto l’Italia di
fronte a un aut-aut: o s’impegnerà in una vera riforma del sistema penale e
penitenziario, orientandolo verso il rispetto della dignità del detenuto, o
scatteranno le sanzioni, che potrebbero costare molto care al nostro paese.
Il meccanismo lo spiega ancora Alessio Scandurra: “Sulla scia della ‘sentenza
Torreggiani’, che ha condannato l’Italia a pagare un risarcimento per ciascuno
dei detenuti costretti a vivere in uno spazio ristretto, equiparandone il
trattamento alla tortura, sono stati presentati oltre 3 mila ricorsi.
Strasburgo, allora, ha deciso per una sentenza pilota: siccome si tratta di un
problema strutturale, ha emesso la condanna solo per 7 casi, dando all’Italia un
anno per attuare quelle riforme necessarie per risolverlo. Se entro un anno non
avrà fatto nulla, la condanna arriverà anche per gli altri 3 mila casi e più e
lo Stato dovrà pagare per tutti”.
Nonostante la recente visita a Strasburgo del ministro della Giustizia,
Andrea Orlando con tutta una serie di iniziative e buoni propositi
presentati ai membri del Consiglio Europeo, i pronostici non sono molto
favorevoli. Tanto più che il tempo sta per scadere: la decisione della Corte è
infatti prevista per il 27 maggio. Già la Commissione libertà civili, giustizia
e affari istituzionali del Parlamento Europeo, in visita la settimana
scorsa nelle carceri italiane, ha dato un parere negativo sulla situazione
generale. Eppure, secondo Scandurra qualcosa si è messo in moto. “Certo non
siamo proprio ottimisti – spiega – L’Italia ha sì avviato una serie di
iniziative, ma questo non basta, dato che i detenuti mancano totalmente di
meccanismi di tutela. Ma magari, se la corte decide per una proroga, il
cambiamento che comunque è in atto potrebbe continuare”.
In tutto questo, sollecitare i futuri parlamentari europei a porre al
centro delle loro agende i diritti (che siano dei detenuti, dei migranti,
dei rom, come di altre minoranze e categorie svantaggiate) può costituire la prima
tappa di un percorso positivo, che vada dal generale – l’istituzione comunitaria
– al particolare – le realtà nazionali fino ad arrivare anche a quelle locali.
Per i primi risultati della campagna, l’appuntamento con Antigone, Lunaria e 21
Luglio è previsto per il 14 maggio a Roma.
Anna Toro