Save the Children è attiva in Libano in risposta all'emergenza e sta lavorando per sostenere i bambini e le famiglie che sono state colpite dalle ultime ondate di violenza nel campo profughi di Nahr al Bared, vicino Tripoli in Libano. Gli sconti tra l'esercito regolare libanese e la fazione di Fatah al - Islam, secondo Save the Children e i propri partner che lavorano nel campo profughi, all'interno del quale vivono attualmente circa 30.000 persone, hanno provocato la morte di almeno 12 civili, mentre i feriti sarebbero 120, compresi 22 bambini. Con l'evolversi della crisi, il numero delle vittime è sicuramente destinato a salire.
Lo staff di Save the Children riferisce che molte persone sono state intrappolate nel campo a causa dei combattimenti e con il passare dei giorni le scorte alimentari, l'acqua, i medicinali, la possibilità di approvvigionarsi di energia elettrica stanno diminuendo sempre più. Almeno metà delle persone che sono bloccate nel campo profughi sono bambini, estremamente vulnerabili in una situazione di conflitto. I combattimenti in corso sono tra i più seri e violenti dal conflitto del 1990. Se i bombardamenti random sui civili non cesseranno immediatamente, potrebbero estendersi ad altri 12 campi palestinesi in Libano, dove vivono circa 400.000 persone.
Save the Children chiede che:
- entrambe le parti cessino di utilizzare misure militari che non fanno alcuna distinzione tra militari e popolazione civile, in particolar modo bambini;
- venga garantito un "corridoio sicuro" che consenta alle agenzie umanitarie l'accesso al campo, e ai civili una via di fuga;
- le autorità libanesi che lavorano con la comunità internazionale e l'UN Relief Work Agency (UNRWA) si impegnino per migliorare le condizioni di vita nei campi profughi palestinesi, fornendo loro abitazioni, infrastrutture, servizi sanitari e per l'istruzione, opportunità di lavoro, messe a repentaglio dall'attuale ondata di violenza.
Informazioni di contesto Save the Children lavora insieme ai propri partner nel campo di Nahr-al Bared e in altre zone del Libano, per migliorare le condizioni di vita dei bambini senza distinzioni di razza, religione o genere. In particolare, Save the Children Italia, in collaborazione con Terres del Hommes, ha inaugurato un nuovo progetto a sostegno del sistema scolastico pubblico, in una delle zone del paese più colpite dal recente conflitto, nel distretto di Tiro, finanziato attraverso il Programma di Emergenza in Libano della Cooperazione Italiana. Il campo di Nahr al- Bared è stato creato dalla Croce Rossa nel 1950, per dare accoglienza ai profughi che arrivavano dal nord della Palestina, dopo la nascita dello stato d'Israele.
Nei campi profughi libanesi esiste una grave situazione di disagio per i bambini e le loro famiglie: il tasso di mortalità infantile e materna è più alto rispetto agli altri campi del Medio Oriente, e i bambini hanno bisogno di ricevere educazione di base.In Libano, molti Palestinesi che vivono nei campi non possono lavorare legalmente e conseguentemente circa il 60% di loro vive in povertà. Esistono inoltre alcuni rifugiati palestinesi che hanno richiesto il permesso di lavoro per poter cogliere delle opportunità professionali e pertanto non possono accedere ai servizi sociali e di sicurezza, anche qualora fossero in grado di pagare.
I bambini palestinesi sono esclusi dalla scuola pubblica nel Paese e nonostante l'impegno dell'UNRWA per fornire loro l'accesso all'educazione, attualmente circa il 60% dei giovani tra i 18 e i 29 anni non hanno ancora completato nemmeno parte del ciclo di istruzione primaria.L'UNRWA si basa su un meccanismo di donazioni volontarie, soggette ad incertezze cicliche, una scarsa pianificazione e una distribuzione difficoltosa degli aiuti.
Il sottofinanziamento si traduce nella mancanza di personale, classi ed ospedali sovraffollati e infrastrutture decadenti. Anche nell'ipotesi in cui l'UNRWA riuscisse a far fronte al problema della mancanza di fondi, non riuscirebbe a far fronte a tutti i bisogni dei profughi palestinesi, in quanto, ad esempio non offre assistenza sanitaria completa, alcune cure e operazioni si possono ottenere solo fuori dai campi e sono comunque fuori della portata dei palestinesi.
Esistono inoltre delle restrizioni sugli edifici in alcuni campi. I governi libanesi che si sono succeduti nel tempo hanno impedito la ricostruzione dei campi profughi palestinesi durante la guerra civile e hanno proibito la costruzione di nuove case fuori dal campo. Queste restrizioni privano i rifugiati palestinesi e i loro bambini di un adeguato rifugio e peggiorano le loro condizioni di vita. Nello stesso tempo, anche tutte le infrastrutture per l'approvvigionamento idrico ed elettrico, nonché quelle sanitarie sono estremamente povere e fatiscenti.