In vista della riunione odierna dell'Asem (Meeting Asia - Europa), Amnesty International ha invitato l'Unione europea a dedicare particolare attenzione al tema della pena di morte e a coinvolgere i paesi asiatici nelle iniziative volte alla sua abolizione. L'Asia continua a essere il continente nel quale viene eseguito il maggior numero di condanne a morte. Impiccagione, fucilazione e iniezione di veleno sono tra i metodi usati da alcuni dei paesi che prendono parte all'incontro di oggi. La Cina continua a mantenere il segreto sul numero delle esecuzioni.Amnesty International ritiene che nel 2006 siano state almeno 1010 ma, secondo fonti credibili, il numero effettivo potrebbe attestarsi intorno alle 8000. Singapore ha, su scala mondiale, uno dei piu' alti tassi di esecuzione rispetto al numero di abitanti.

Giappone, Indonesia, Malesia e Vietnam sono tra gli altri paesi dell'Asem a praticare la pena capitale. L'Indonesia, in particolare, ha ripreso a eseguire condanne a morte lo scorso anno, dopo 15 mesi di pausa.?In una fase di rinnovata iniziativa per l'abolizione universale della pena di morte, e' fondamentale coinvolgere un forum regionale come l'Asem in questo processo' - ha affermato Dick Oosting, direttore dell'ufficio di Amnesty International presso l'Unione europea.In una lettera trasmessa alla presidenza tedesca dell'Unione europea, disponibile sul sito www.amnesty-eu.org, Amnesty International sottolinea i progressi gia' conseguiti con la creazione della ?Rete asiatica contro la pena di morte' e con l'abolizione, nel 2006, della pena capitale nelle Filippine.

In Corea del Sud una proposta di legge abolizionista e' attualmente all'esame del parlamento.  ?L'Unione europea dovrebbe prendere posizione sulle esecuzioni in Asia ma puntare anche sugli esempi positivi che arrivano dal continente e suggerire modalita' di lavoro comune verso l'abolizione' - ha aggiunto Oosting. In molti paesi asiatici, la ?guerra al terrore' e la lotta alla droga sono servite da pretesto per continuare a ricorrere alla pena di morte. Ulteriori preoccupazioni sono costituite dai processi iniqui, dall'obbligatorieta' della condanna alla pena capitale, dal suo uso per reati economici e dalla sua applicazione discriminatoria nei confronti di gruppi svantaggiati, quali i poveri e le minoranze etniche.

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