Dopo 3 anni di conflitto, un sondaggio di Oxfam rivela che la maggioranza dei profughi siriani non ha speranza di tornare in patria.

Urgente far ripartire il processo di pace a Ginevra e garantire l’arrivo degli aiuti dando seguito al più grande appello umanitario delle Nazioni unite.

Roma. Dal sondaggio che Oxfam ha condotto su un campione di 151 famiglie, per un totale di 1.015 individui, risulta che il 65% dei profughi intervistati non ha speranza di tornare a casa. La stragrande maggioranza esprime il desiderio fortissimo di volerlo fare, ma solo un terzo ha fiducia che ciò possa accadere, pur non sapendo (per il 78%) dire quando e come.

A tre anni dall’inizio della guerra civile, è urgente l’impegno della comunità internazionale per porre fine alla crisi e consentire a rifugiati nei paesi vicini e sfollati all’interno della Siria di ritornare a casa ed iniziare a ricostruire la propria vita. I paesi al confine con la Siria hanno dimostrato grande generosità, offrendo senza riserve un posto sicuro ai siriani in fuga dalla guerra, ma il numero dei profughi è arrivato a 2,5 milioni e la pressione sui servizi essenziali è ormai insostenibile.

“Dalle interviste fatte, capiamo che centinaia di migliaia di persone vivono in una sorta di limbo, lottano ogni giorno per la sopravvivenza, non hanno idea di cosa gli riservi il futuro – dice Riccardo Sansone, responsabile emergenze umanitarie di Oxfam Italia – Una situazione insostenibile che deve finire. La comunità internazionale, ora più che mai, deve usare ogni mezzo per fermare una guerra che è già costata oltre 100.000 morti. I negoziati di pace devono riprendere al più presto e portare a reali e duraturi risultati. Solo così i siriani potranno tornare a pensare di avere un futuro.”

Sull’emergenza siriana l’ONU ha lanciato il più grande appello della storia, chiedendo 6,5 miliardi di dollari. In gennaio, nel corso della conferenza dei donatori nel Kuwait sono stati espressi impegni per 2,3 miliardi di dollari di aiuti ma per adesso solo il 12% (768 milioni di dollari) è arrivato a destinazione. Le analisi di Oxfam dimostrano chiaramente che senza un’adeguata risposta umanitaria da parte dei paesi donatori, i siriani, sia dentro il paese che rifugiati nei paesi vicini, rimarranno senza cibo e acqua, riparo, cure mediche e istruzione.

“Servono piani di lungo termine, perché anche se la guerra finisse domani i siriani avranno ancora bisogno di aiuti per anni. – ha aggiunto Sansone - Esortiamo i paesi donatori ad unirsi all’appello delle Nazioni Unite per garantire al popolo siriano l'assistenza umanitaria di cui ha bisogno, sia all'interno della Siria che nei paesi vicini. In particolare, è necessario un sostegno significativo nei paesi limitrofi; in paesi come Giordania e Libano scuole e ospedali non riescono più a rispondere alle richieste dei rifugiati che rappresentano un quarto della popolazione totale.

Abu Mustaffa, padre di sette figli, di Hamra in Siria, ora vive in un insediamento di tende, nella Valle del Giordano: "Nessuno può tornare al nostro villaggio, è troppo pericoloso e la vita è troppo difficile ... Vorremmo aiuto da parte della comunità internazionale per tornare nel nostro paese” – dice- "Al momento, io non ho grande fiducia che ritorni la pace, mi sento senza speranza. Aspettiamo che le cose migliorino, ma non succede nulla. Vorrei tornare a una vita normale dove la gente smetta di uccidersi a vicenda”.

Oxfam Italia – Ufficio stampa – mariateresa.alvino@oxfamitalia.org +39.348.9803541


Note. STORIE E TESTIMONIANZE DI PROFUGHI SIRIANI
L’emergenza siriana ha determinato la nascita di una coalizione di organizzazioni umanitarie, tra cui Amnesty International, International Rescue Committee, Oxfam e Save the Children, per lanciare la campagna # WithSyria, e chiedere ai leader mondiali di far sì che questa sia l’ultima ricorrenza dall’inizio della crisi segnata da spargimento di sangue. La campagna è finalizzata a chiedere un'azione urgente affinché il popolo siriano, inclusi i civili che sono nelle aree sotto assedio, possano ricevere aiuti umanitari e siano ascoltati nel corso dei colloqui di pace.

Oxfam ha aiutato circa 900.000 persone colpite dalla crisi in Siria, in Libano e Giordania. In Giordania sta lavorando con i rifugiati sia nel campo Zaatari che nelle comunità di accoglienza, fornendo acqua e servizi igienici, garantendo l'igiene e la gestione dei rifiuti. In Libano, dove non ci sono campi di accoglienza, è in corso la distribuzione di contanti e voucher. All'interno della Siria, Oxfam sta fornendo acqua pulita a oltre 500.000 persone, fornendo supporto per la riparazione delle reti idriche danneggiate in zone fortemente colpite dal conflitto e formando ingegneri idraulici siriani per l’installazione di serbatoi di acqua di emergenza.

I rifugiati sono stati intervistati a Zarqa, Balqa, Jordan Valley e Jawa. I ricercatori hanno intervistato i membri di 151 famiglie, raccogliendo i dati di 1.015 individui.

Al 10 marzo 2014, il 12% dell’appello delle Nazioni Unite è stato finanziato. I dati sugli appelli dell'ONU comprendono gli impegni dei donatori ed i contributi per il Piano Siria Humanitarian Assistance Response (SHARP) ed il Piano di Risposta Regionale per la Siria (RRP), nonché i contributi fuori da questi contesti (ad agenzie ONU, ONG o alla Croce Rossa /Mezzaluna Rossa) in Siria e nei paesi limitrofi, come riportato al Financial Tracking System (FTS) di OCHA e all’UNHCR.

Per maggiori informazioni: http://fts.unocha.org/pageloader.aspx?page=special-syriancrisis

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