Giornalisti e attivisti rischiano attacchi. Di fronte all'intensificarsi degli attacchi contro giornalisti, attivisti e manifestanti pacifici in Crimea, Amnesty International ha sollecitato l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) a istituire con urgenza una forte missione internazionale di osservatori in Ucraina. (
http://www.amnesty.it/crisi-in-Crimea-Amnesty-sollecita-invio-osservatori-internazionali)
"Cercare di monitorare la situazione dei diritti umani in Crimea è diventato pressoché impossibile. Gruppi di autodifesa crimeani stanno attaccando manifestanti filo-ucraini, giornalisti e osservatori sui diritti umani nella totale impunità" - ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
Il 6 marzo, due rappresentanti dell'Osce sono stati costretti a interrompere la loro visita in Crimea a causa di problemi di sicurezza. Ad esponenti dell'Osce è stato persino impedito, da personale militare non identificato, di entrare nella penisola.
Il 5 marzo, l'Inviato speciale delle Nazioni Unite in Crimea ha dovuto a sua volta interrompere la visita. Poche ore dopo il suo arrivo, è stato minacciato da una folla aggressiva che gridava slogan filo-russi e costretto da uomini armati a rientrare nella sua automobile e a tornare in aeroporto.
"L'Osce deve istituire rapidamente una forte missione di monitoraggio, che possa visitare senza impedimenti tutte le zone dell'Ucraina, compresa la Crimea. La Russia dovrebbe accogliere positivamente questa iniziativa, non bloccarla".
Manifestanti pacifici che cercano di esprimere sostegno all'Ucraina e si oppongono alla presenza militare in Crimea rischiano rappresaglie da parte di attivisti filo-russi.
Le forze di polizia sono spesso assenti, presenti in piccolo numero o incapaci di intervenire quando i giornalisti e gli attivisti vengono attaccati.
Il 5 marzo, 100 uomini presentatisi come membri della Lega di autodifesa della Crimea hanno costretto circa 40 donne a porre fine alla loro protesta pacifica di fronte alla sede della Marina ucraina nella capitale crimeana Simferopol. Le donne stavano mostrando cartelloni con scritte che denunciavano l'intervento militare russo e chiedevano la pace.
Gli stessi uomini hanno attaccato un giornalista di "Notizie della settimana - Crimea" che stava riprendendo l'episodio: lo hanno spinto in mezzo alla strada e hanno minacciato di picchiarlo. La polizia locale, a 30 metri di distanza, non si è minimamente mossa.
Il 6 marzo, una giornalista di Kerch.fm è stata minacciata da uomini che vestivano l'uniforme dei Cosacchi russi e da membri della Lega di autodifesa della Crimea, mentre si stava recando insieme a una collega in direzione di un imbarco dei traghetti alla frontiera che era stato occupato dalle forze russe. "Spegni la telecamera o ti ammazziamo!" - le hanno detto.
Amnesty International chiede alle autorità de facto della Crimea, alle forze russe e alle nuove autorità ucraine di garantire che chiunque possa esprimere le sue opinioni pacifiche sul futuro dell'Ucraina e delle sue regioni. (CS030 - 07/03/2014)