Il CCM continua a combattere contro l'emergenza sanitaria, in particolare il rischio di epidemie. Le attività del CCM, Comitato Collaborazione Medica continuano a ritmi serrati in Sud Sudan, in particolare nel villaggio di Mingkaman, dove la popolazione è aumentata vertiginosamente a seguito dell’arrivo in massa di un gran numero di rifugiati in fuga dalle violenze. Il rischio di epidemie è altissimo e ci si muove in tutti i modi per scongiurarlo, come vaccinazioni di massa e incontri di educazione sanitaria. Rimangono serie difficoltà: a raggiungere tutte le famiglie, che si stanno accampando in zone limitrofe; ad aiutarle nell’orientarsi in questa situazione confusa; ad arrivare pronti al periodo delle piogge che si sta avvicinando.
Lettera da Mingkaman. Di Micol Fascendini, esperto sanitario del CCM
E’ la prima volta che vivo un’emergenza direttamente sulla mia pelle e le immagini, i pensieri e le continue discussioni mi riempiono la testa e gli occhi, ed è difficile razionalizzare il tutto in un racconto.
Solo qualche settimana fa, Mingkaman era una distesa di… nulla. Qualche capanna, pochi edifici in muratura, la clinica non ancora del tutto in funzione, il mercato ai bordi della strada che collega Juba a Rumbek e, ovviamente il Nilo. Oggi Mingkaman è una città… o meglio una tendopoli. Gli edifici in muratura sono gli stessi, e forse anche le capanne. Il mercato ha moltiplicato i propri affari, ma non si è esteso tanto di superficie. E il nulla… è stato riempito di tende. Tende e accampamenti di fortuna di chi è scappato da guerra e violenza, portandosi dietro il minimo indispensabile e raccogliendolo su un albero, dietro una roccia o sotto grandi teli. Tende e accampamenti più organizzati delle almeno venticinque organizzazioni umanitarie che stanno coordinando la risposta all’emergenza.
Le stime ufficiali riportano che almeno 74,000 bambini, donne e uomini hanno raggiunto Mingkaman attraversando il Nilo. Settanta-quattromila persone che si sono aggiunte alle poche migliaia di abitanti di Mingkaman. Un nulla che si riempie, in pochi … pochissimi giorni! E non basta, migliaia continuano ad arrivare ogni giorno. Alla riunione di coordinamento, questa mattina, è stato confermato l’arrivo di almeno dieci imbarcazioni, ciascuna con un centinaio (se non duecento) di persone a bordo.
Per fortuna la macchina dell’emergenza è stata avviata e, nonostante le difficoltà di gestione, comunicazione, trasporto, e la guerra e gli scontri che sembrano continuare di là dal Nilo, il campo si è organizzato. Le agenzie umanitarie si sono raggruppate nei settori essenziali d’intervento e rispondono in maniera coordinata e compatta ai bisogni primari della popolazione: salute, acqua, protezione, educazione e cibo. Le famiglie hanno ricevuto kit d’emergenza per costruirsi rifugi di fortuna e beni di prima necessità. Almeno 15 litri di acqua sono garantiti per persona al giorno, grazie a sistemi di filtraggio che purificano l’acqua del fiume. Latrine e docce sono state costruite su tutto il territorio, e attività di educazione sanitaria sono realizzate tutti i giorni per promuoverne il corretto utilizzo. Gruppi di donne e uomini si aggirano per i campi, armati di scope e rastrelli, per tenere pulito l’ambiente. Leader e donne delle comunità, sfollate e locali, s’incontrano settimanalmente per discutere i problemi e trovare soluzioni comuni.
Da un punto di vista sanitario, la zona di Mingkaman è fornita di quell’unica clinica non ancora del tutto funzionante che CCM supporta ormai da oltre un anno. In questi giorni la clinica è affollata. Ci sono donne e bambini in coda per le visite ambulatoriali; donne e bambini in coda per lo screening e il supporto nutrizionale; adulti e anziani in coda alla farmacia; bambini che aspettando di essere vaccinati e donne gravide che aspettano di essere visitate.
Ma la clinica di Mingkaman, che in genere offre servizi a sette-ottomila persone, non basta a rispondere ai bisogni di 74,000 sfollati. Diverse agenzie sono arrivate e hanno organizzato servizi ambulatoriali, nutrizionali e di degenza. A oggi sul territorio si contano due ospedali provvisori e almeno tre ambulatori, oltre alla clinica governativa supportata da CCM. I servizi vaccinali di routine sono stati rafforzati da servizi di vaccinazione di massa, per coprire il numero maggiore di persone possibile. In questo caos, il rischio di epidemia è altissimo e deve essere evitato… a tutti i costi! Due giorni fa è iniziata una campagna per la vaccinazione contro il colera, e già oltre 17,000 persone sono state vaccinate.
A una prima occhiata tutto sembra organizzato e funzionare a meraviglia. Sembra! Non è così. Le famiglie sono così sparse sul territorio che è difficile raggiungerle tutte. Donne e bambini sono confusi e non sanno dove accedere ai servizi di base. Le scuole dovrebbero cominciare a giorni, ma gli insegnanti sono scappati e le scuole usate come abitazioni o magazzini. E come se non bastasse, le piogge sono alle porte. Chi lavora in questa parte del paese sa che, quando comincia a piovere, quel nulla s’inonda, le strade diventano impraticabili e gli aiuti … ancora più difficili.
La comunità internazionale ha deciso di spostare gli sfollati in tre campi organizzati e ‘protetti’ dalle inondazioni, di là della strada e lontano dal Nilo, dove dovrebbe essere più facile erogare servizi essenziali e garantire che tutti possano accedervi facilmente. Un lavoro difficile e che richiede un coordinamento continuo.
La macchina dell’emergenza è avviata e vedendo tutto questo movimento mi sento in qualche modo sollevata. I problemi sono ancora tantissimi e, purtroppo, ancora troppi sfollati restano senza aiuti… ma in qualche modo, mi sembra che le cose si muovono.
Nel mezzo del caos, due bambini giocano con un aquilone … anche quello è di fortuna, un sacchetto di plastica bianco e nero e uno spago. Ma l’aquilone vola! Lo vedo come un segno di pace e speranza, per le migliaia di bambini, donne e uomini che hanno perso la loro casa e le loro famiglie in queste settimane di guerra.