Due start up in pipeline, di cui una in arrivo entro marzo. StarsUp, la prima piattaforma di equity crowdfunding registrata in Consob, si prepara a lanciare a breve un nuovo progetto dopo Cantiere Savona che, al momento, ha registrato una raccolta del 10% a 36.280 euro, (mancano ancora tre mesi per raccogliere i 380mila euro richiesti per finanziare il progetto).«Al momento stiamo valutando due aziende ed entro marzo dovrebbe esserci la prossima pubblicazione», dice Matteo Piras, presidente e cofondatore di StarsUp, che non si sbilancia sul settore ma conferma il focus su manifattura, moda, cibo, robotica, meccanica e turismo.

Piras, insieme agli altri due fondatori Carlo Piras e Alessandro Scutti, si è ritrovato nel ruolo inaspettato di pioniere a livello mondiale (l’Italia è stato il primo a dotarsi di una normativa sull’equity crowdfunding) e tira le prime somme del percorso che lo ha visto impegnato nella selezione delle imprese che possono accedere ai finanziamenti sul portale. E accende un faro sulla mancanza di “consapevolezza” tra le start up innovative sulla loro “vocazione sociale”. Non è forse un caso che sulle 1.650 realtà iscritte nel registro apposito per le start up innovative solo 45 sono a vocazione sociale.

Cosa intende per “mancanza di consapevolezza”?

Molte delle start up innovative che bussano alla nostra porta non sanno di essere a vocazione sociale», ossia di rispondere a criteri, quali ad esempio la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, o la valorizzazione del patrimonio culturale, la promozione del turismo sociale, insomma, tutte le caratteristiche che identificano le aziende a vocazione sociale individuate dal Decreto crescita entrato in vigore il 19 dicembre del 2012. Eppure si tratta di un plus che guardiamo con particolare interesse

Perché?

Sia perché ci crediamo molto, sia perché offre benefici fiscali più alti per gli investitori. Per le sole start up innovative, infatti, la detrazione fiscale prevista è del 19%, parliamo di un primo utile o di una mitigazione del rischio. Da qualche settimana, invece, la detrazione fiscale che riguarda le start up a vocazione sociale è del 25% (per le persone fisiche, mentre per le persone giuridiche è del 27% ndr). Si tratta, dunque, di un incentivo fortissimo che ha voluto dare lo Stato a questo settore».

Quali criteri vi hanno spinto ad accettare Cantiere Savona e scartarne altre?

Il fatto che sia una start up innovativa attiva nel manifatturiero è il motivo principale che ci ha fatto credere alla bontà del progetto. La manifattura, senza nulla togliere all’Ict, è un’eccellenza del made in Italy e, oltre a questo, non dimentichiamo che l’Italia primeggia in alcuni settori a livello mondiale, e uno di questi è la nautica. Un altro fattore determinante è il fatto che si tratti di un prodotto concreto, già realizzato e pronto ad andare in acqua, che abbina le energie alternative a un settore in cui sono pressoché sconosciute.

Una sorta di ibridazione, insomma.

Sì, e inoltre è un progetto “tangibile” per qualsiasi investitore. Questo rende più facile il ricorso a una platea più vasta rispetto, ad esempio, a un microprocessore o al brevetto di un nuovo farmaco, necessariamente comprensibili a una categoria più ristretta.

Ripercorriamo le tappe che ci hanno portato a quella che è la prima piattaforma approvata dalla Consob. Come è nata l’idea di StarsUp?

L’idea è nata nel 2012, in concomitanza con l’approvazione del Decreto Crescita bis che ha inquadrato le start up innovative e tratteggiato la possibilità del finanziamento attraverso le piattaforme di equity crowdfunding. In quei stessi giorni io e i miei soci abbiamo assistito a un convegno in cui veniva descritta l’esperienza del crowdunfindg negli Usa e abbiamo capito che poteva essere un’opportunità molto importante per il nostro Paese. Ci ha sorpreso, però, scoprire di essere l’unica piattaforma che si era attrezzata in anticipo sui tempi rispetto all’approvazione del regolamento Consob.

Perché?

In tanti avevano mostrato interesse, ma quando abbiamo scoperto di essere i primi e gli unici ci siamo molto sorpresi. Quando abbiamo presentato la domanda, nell’agosto 2013, eravamo convinti di essere finiti alla fine di una lunga pila di richieste a Consob.

Ci sono stati fattori che hanno rallentato l’avvio dei primi finanziamenti?

Non direi, da quando abbiamo ottenuto l’iscrizione, il 18 ottobre 2013, e debuttato online, il 28 gennaio 2014, ci siamo concentrati principalmente su tre elementi: il portale, che aveva necessità di procedure operative ex novo in linea con la novità della normativa; la stipula del contratto con il partner bancario; l’assistenza al primo cliente nei passaggi giuridici (come la delibera di aumento di capitale) che dovevano essere fatti prima di andare online.

Quali sono i vostri ritorni?

Finché l’offerta è pubblicata non ci sono costi né per l’emittente, né per l’investitore. Nel caso in cui l’offerta vada a buon fine l’emittente ci corrisponde una commissione variabile tra il 6 e l’8% del totale finanziato.

E i limiti per gli investimenti?

I limiti dei bonifici sono solo operativi. Quelli sotto soglia, ossia sotto le 500 euro, possono essere effettuati direttamente online. Oltre questa soglia devono essere fatti presso la banca (il partner bancario di Starsup è Banco Popolare, ndr.). Da noi non esiste un limite di investimento come quello previsto dalla normativa statunitense, per contro, esiste un limite dato dal fatto che possono accedere ai finanziamenti solo le start up innovative e, come abbiamo detto, quelle a vocazione sociale.

Quali prospettive per il futuro?

Le prime tre settimane tra visite, utenti che si sono registrati come investitori e candidati come emittenti, ci inducono a essere ottimisti. Non tutti osano fare da subito un investimento, però registriamo già un forte interesse. Una volta che si saranno registrate altre emittenti credo che potremo iniziare a tirare le somme. Secondo me ci sono i presupposti per vedere una progressiva crescita dello strumento.

Raffaela Ulgheri

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