L'Italia non vuole privatizzare l'acqua: ecco perché il governo ha deciso di uscire dal Public-Private Infrastructure Advisory Facility (PPIAF), un fondo gestito dalla Banca Mondiale che ha tra i suoi obiettivi anche la privatizzazione delle risorse idriche. La viceministra alla cooperazione allo sviluppo, Patrizia Sentinelli, ne ha dato l'annuncio martedì, inviando un messaggio al Forum Alternativo che si è riunito il 22 all'Aja in Olanda in contemporanea al Forum ufficiale della PPIAF e che coinvolge oltre 130 associazioni della Societa' Civile provenienti da 48 paesi.
'La tutela dei beni comuni ambientali, in particolare l'acqua e', per i suoi stretti legami con la lotta alla poverta', un tema fondamentale delle politiche di cooperazione internazionale.", ecco perché il governo italiano, secondo la Sentinelli, ritiene "necessario sostenere una riflessione internazionale sulle conseguenze negative dei processi spinti di privatizzazione in settori così delicati e che riguardano beni comuni", ed ha deciso di lasciare il fondo, come già aveva fatto la Norvegia.
Un risultato raggiunto anche grazie alla pressione sulle istituzioni fatta dalle associazioni della società civile: Rosario Lembo, del Contratto Mondiale sull'acqua, fa notare che la proposta di uscire dal fondo è contenuta nella dichiarazione finale dell'Assemblea sull'acqua tenutasi quest'anno a Bruxelles, ed in cui la Sentinelli si era impegnata a costituire una commissione d'inchiesta su questi fondi di investimento.
"È certamente positivo il fatto che l'Italia abbia deciso di non destinare risorse a questi fondi" secondo Lembo, "ma è un'iniziativa che può essere considerata solo un primo segnale." Ora infatti "è necessario mettere in moto un processo di partecipazione diretta degli stati e dei cittadini, quindi un nuovo approccio di carattere finanziario." E soprattutto portare avanti la richiesta del riconoscimento del diritto all'acqua presso la commissione dei diritti umani nelle Nazioni Unite.
Gli impegni che il governo, nella persona della Sentinelli e per delega del ministro dell'ambiente Pecoraro Scanio, si è preso a Bruxelles, si starebbero quindi concretizzando. Ma è ancora poco: l'uscita dell'Italia dal fondo è più un'azione simbolica che altro. "Il fatto che l'Italia abbia agito da sola non è sufficiente. Certo è un segnale per la comunità europea, speriamo ora che altri stati si impegnino a non finanziare questo fondo." La speranza è la politica per la gestione dell'acqua cambi non solo a livello nazionale, ma anche a livello prima europeo, e poi, mondiale.