Oggi l’Europa, dal punto di vista dell’impresa sociale, appare sempre più come la prossima e necessaria frontiera di crescita e di cambiamento. A pochi mesi dall’avvio del semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea, molte sono le riflessioni su questa “partita” che il nostro Paese può giocare in termini di proposte per contribuire concretamente alla costruzione di una reale identità europea e alla definizione di strumenti comuni di sviluppo. Il mondo cooperativo italiano ha la possibilità di fare da capofila in Europa affinché si possano trovare soluzioni condivise, ma adattate e rispettose delle diverse specificità nazionali. (http://www.formiche.net/2014/01/26/impresa-sociale-europa/)

Stefano Granata


IL POTENZIALE DI CRESCITA

L’economia sociale e la social innovation sono tra le direttrici strategiche della programmazione comunitaria per i prossimi anni e l’impresa sociale, come sottolineato da Antonio Tajani nel recente Social Enterpreneurship Have Your Say, organizzato dalla Commissione Europea, ha un potenziale di crescita ancora tutto da esprimere per il mercato unico. Ci troviamo davanti a una svolta, e l’Italia può esprimere molto in questa nuova fase. Abbiamo un patrimonio di 30 anni di cooperazione sociale, autentico elemento di innovazione nell’interpretare i bisogni delle persone e della società oltre che pilastro fondamentale del sistema di welfare. Tutto ciò è il portato di una cultura sedimentata in un sistema di impresa privata che opera per finalità non riferite solo al risultato economico, ma che al contrario considerano anche la coesione e l’inclusione sociale. Questa esperienza ha valorizzato straordinariamente i territori e le comunità, ottimizzandone le risorse, creando capitale economico e umano.


L’ELEMENTO STRATEGICO

Oggi più che mai servono talenti e strumenti imprenditoriali per scovare energie e produzioni per stare su mercati competitivi che siano sostenibili dal punto di vista sociale, economico, ambientale. L’elemento strategico sarà la partecipazione di tutti gli attori, siano essi imprenditori, lavoratori, beneficiari. Un valore unico, sempre più “misurabile”, grazie a quei “numeri” che dimostrano come l’impresa sociale sia riuscita, tra le poche, a resistere alla crisi, continuando a garantire servizi e occupazione, grazie anche alla dimensione di responsabilità e condivisione dei rischi, delle opportunità e degli investimenti. Tali elementi vanno considerati come ingredienti per dare fiato allo sviluppo dell’impresa sociale in Europa quale possibilità di rilancio economico e sociale e contribuire alla costruzione di un’identità comunitaria che parta dal basso, frutto di una spinta condivisa in grado di abbattere diffidenze e barriere culturali, economiche e sociali. Affrontare questa sfida equivale a diffondere una concezione condivisa dei beni comuni e promuovere una gestione degli stessi partecipata dai territori e dai cittadini, piuttosto che determinata da lontane e asettiche istituzioni.


IL RUOLO DELL’ITALIA IN OCCASIONE DEL SEMESTRE EUROPEO

Valorizzare i territori e il potenziale culturale e ambientale incomparabile dell’Europa con strategie di investimento e patrimonializzazione che favoriscano la crescita di una finanza che non sia solo prerogativa e possesso di pochi, ma strumento trasparente di redistribuzione della ricchezza. L’impresa sociale può diventare il primo vero processo industriale europeo, perché non è zavorrato dai lacciuoli e conservatorismi della produzione ordinaria dei singoli Paesi, bensì valorizza le singole comunità eliminando il rischio di standardizzazione. Essa può essere un vero laboratorio professionale per le nuove generazioni e occasione unica per creare coscienza europea diffusa. Nel pieno rispetto delle peculiarità delle leggi statali, occorrono coraggio e creatività per attivare questo processo, avvicinando i riferimenti legislativi, generando contaminazioni, partecipazioni societarie, sperimentando nuove forme di gestione comune dei progetti che coinvolgono le imprese sociali dei diversi Stati. Anche attraverso questo contributo si misureranno l’importanza e il ruolo dell’Italia in occasione del semestre europeo.

Stefano Granata. Presidente Gruppo Cooperativo Cgm (Consorzio Gino Mattarelli)

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