Il principale output della recente conferenza europea sull’impresa sociale tenutasi a Strasburgo qualche giorno fa è una dichiarazione (qui tradotta in italiano) che prende il nome del capoluogo alsaziano che ha ospitato l’evento. Un documento sintetico suddiviso in due parti. Nella prima si descrive l’apporto reale e potenziale dell’impresa sociale allo sviluppo della comunità europea, corredandolo con l’inevitabile definizione. Nella seconda parte, invece, si elencano alcune azioni volte a consolidare nel lungo periodo le azioni di policy making assunte a livello europeo, rafforzando in particolare le ricadute a livello nazionale e locale.

La dichiarazione è sottoscrivibile da parte di imprenditori sociali e di altri enti e persone che, in modi diversi, sostengono lo sviluppo di questo comparto imprenditoriale. Prima di apporre la firma, però, meglio chiedersi il perché. Per cui di seguito proponiamo due ragioni opposte: perché firmare e perché non firmare la dichiarazione di Strasburgo.

Perché sì. La dichiarazione è un appiglio per il futuro. A breve verranno rinnovate due istituzioni chiave europee: il Parlamento e la Commissione. Il rischio è che lo sforzo profuso in questi anni – a partire dalla Social Business Initiative – venga, se non vanificato, almeno deteriorato dal ricambio istituzionale e quindi sia necessario ricostruire un percorso già molto avanzato e che merita di essere portato a termine. Il tutto considerando che si è appena aperto un settennio chiave per l’Europa, scandito dai nuovi fondi strutturali, ma soprattutto segnato dal traguardo del 2020 che è stato fissato per il raggiungiumento di importanti risultati sul fronte economico, sociale, ambientale. Dunque la dichiarazione va firmata come una sorta di eredità da lasciare al principale policy maker e, più in generale, a tutte le organizzazioni di rappresentanza e lobbies che con esso interagiscono.

Perché no. Una delle parole più ricorrenti durante la conferenza di Strasburgo è stata “ecosistema”. La necessità cioè di dar vita, o rafforzare, un complesso di relazioni vitali tra attori diversi che contribuisca ad affermare l’impresa sociale non come una nicchia protetta, ma come veicolo di un’innovazione di sistema. Questo ecosistema è composto naturalmente da una pluralità di modelli di impresa sociale e da soggetti a supporto: incubatori, finanza, pubbliche amministrazioni, soggetti di terzo settore non imprenditoriali, ecc. Ebbene rispetto a questo importantissimo obiettivo la Conferenza e la Dichiarazione di Strasburgo non hanno offerto un contributo particolarmente rilevante. Non si è assistito quindi ad un passo in avanti significativo verso il rafforzamento delle relazioni perché è prevalsa soprattutto la segmentazione interna. Ma senza un ecosistema degno di questo nome è difficile far crescere qualcosa di nuovo, salvaguardando l’indipendenza del settore (a proposito di dichiarazioni!) e gli equilibri interni tra le diverse specie che lo compongono.

A voi la scelta quindi!

P.S. per chi volesse ulteriormente approfondire sono disponibili anche gli allegati alla Dichiarazione.

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