Il diario di Elisabetta D’Agostino, rappresentante Paese del CCM in Sud Sudan. In serata arriva la notizia che Salva Kir e Riek Machar abbiano trovato un accordo per il cessate il fuoco. Non ancora firmato, ma che si stia lavorando. A pranzo sul Nilo, con alcuni colleghi rientrati in città, ci chiediamo se la firma arriverà a breve e se davvero si smetterà di combattere. (http://www.ccm-italia.org/ita/comunicazione/news/evidenza/emergenza-sud-sudan/)

Fino ad una settimana fa, sulla strada tra Mingkaman e Juba, si incontravano camion pieni di ragazzi appena reclutati, diretti verso la capitale per un breve addestramento e poi spediti a Bor, a rafforzare le truppe governative. Dai camion li abbiamo sentiti cantare, festosi… entrare nel loro ruolo. Impossibile non chiedersi cosa ne sarebbe stato di loro, che possibilità avrebbero avuto, in quanti passeranno nelle prossime settimane o mesi a farsi curare all’ambulatorio CCM a Mingkaman o all’ospedale di Yirol, gestito dal CUAMM.

Le notizie di feriti, più o meno gravi arrivano quotidianamente. Per lo più soldati o combattenti, ma non solo. Di ritorno dall’ambulatorio CCM di Mingkaman, abbiamo riportato a casa - se casa si può definire un tappeto e qualche coperta sotto un albero- un bambino a cui era stata amputata la mano destra. Giocava con dei proiettili non esplosi. Aveva l’aria tranquilla, quasi di chi sa di essere stato fortunato ad aver perso solo una mano. Con noi c’erano anche una giovane mamma che aveva partorito il giorno prima una splendida bambina e la nonna.

Nell’ambulatorio c’era molta gente, anche se era ancora presto. Abbiamo salutato lo staff, dopo aver scaricato i farmaci e gli alimenti per i bambini malnutriti, che sono sempre molti. Peter, uno dei nostri infermieri, mi ha mostrato la pallottola estratta il giorno prima dalla gamba di un anziano soldato. Se ne stava lì, in piedi con le stampelle ed una gamba sola, ad aspettare di riavere in dietro la sua pallottola da mostrare al fratello ed agli amici.

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