In Italia mondo dell'istruzione e imprese comunicano poco e male. Tra loro e con gli studenti. E' questo il principale ostacolo all'ingresso dei giovani italiani nel mercato del lavoro, secondo il rapporto McKinsey 'Education to Employment', presentato a Bruxelles dalla commissaria per l'Istruzione e la gioventù Androulla Vassiliou. (
http://www.euractiv.it/it/news/sociale/8418-embargo-00-01-13-gennaio-disoccupazione-giovanile-in-italia-poca-comunicazione-scuola-impresa.html)
Angela Lamboglia
McKinsey ha intervistato 5.300 giovani, 2.600 datori di lavoro e 700 realtà del mondo dell'istruzione provenienti da otto paesi europei - Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Spagna, Svezia e Regno Unito -, che insieme rappresentano quasi il 75% della disoccupazione giovanile rilevata nei 28 stati dell'Unione. Il risultato è un rapporto - presentato, presso il think-tank Bruegel di Bruxelles, dalla commissaria Vassiliou - che indaga i motivi dell'esclusione dal mercato del lavoro di quasi un quarto dei giovani europei.
Scuola e impresa non comunicano
L'indagine arriva a pochi giorni dagli ultimi dati Eurostat, secondo cui la disoccupazione giovanile in Italia ha raggiunto, nel novembre 2013, quota 41,6%. Quasi il doppio rispetto al livello del 2007, rileva McKinsey, che individua nella debolezza della comunicazione tra istruzione e impresa e nella carenza di informazioni dirette ai giovani i principali problemi del nostro paese. Se infatti il 47% degli imprenditori dichiara di non trovare gli skill di cui ha bisogno, il 72% degli enti di formazione ritiene che i giovani abbiano le competenze giuste al termine del percorso di istruzione. Un divario di percezione che il rapporto legge alla luce di un altro dato: solo il 41% dei datori di lavoro comunica regolarmente con il mondo dell'istruzione e solo il 21% degli enti di formazione giudica lo scambio efficace.
Studenti poco informati sulle possibilità di carriera
Non va meglio la comunicazione nei confronti degli studenti: solo il 19% dei giovani intervistati dichiara di aver ricevuto informazioni sufficienti sulle opportunità di carriera collegate ai diversi campi di studio e la percentuale di coloro che, con il senno di poi, confermerebbero la propria scelta si ferma al 45%. A condizionare le scelte formative sono anche fattori economici: quattro studenti su dieci rinunciano ad iscriversi all'università perchè non possono sostenere il costo delle tasse, pari, in media, a 1.500 euro all'anno, e il 78% dei giovani intervistati dipende fortemente dalla famiglia per la copertura delle proprie spese. Con un effetto a catena, denuncia il rapporto, se si pensa che il tasso di disoccupazione nazionale è al di sopra del 12%.
Servizi per l'impiego limitati ma efficaci
Dopo il focus sulla formazione, la relazione indaga gli strumenti per ricerca del lavoro. E i dati non sono più incoraggianti: solo il 31% dei giovani italiani riceve assistenza nella creazione del curriculum e per l'accesso ai colloqui di selezione e di poco superiore - 34% - è la quota di coloro che ottengono informazioni sulle prospettive lavorative e retributive dei diversi settori. I servizi per l'impiego sono quindi limitati, osserva il rapporto, ma validi per chi vi accede: quasi il 60% degli intervistati che vi hanno fatto ricorso li ha trovati utili.
"La ricerca di McKinsey non poteva essere più tempestiva", ha commentato la Vassiliou. "In Europa - ha proseguito - il divario tra l'offerta dei nostri sistemi educativi e le esigenze dei datori di lavoro si traduce in una grave carenza di competenze, che danneggia le aspirazioni dei giovani europei e, in definitiva, la nostra prosperità futura". "La relazione - ha concluso la commissaria - ha un messaggio chiaro: i politici, gli educatori e le imprese devono collaborare più strettamente per evitare quella che è una crisi di crescita".
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