Conflitti. Si riunisce oggi in Kuwait, convocata dalle Nazioni Unite, la seconda conferenza dei paesi donatori della Siria. (http://lepersoneeladignita.corriere.it/2014/01/15/siria-civili-allo-stremo-oggi-la-conferenza-dei-paesi-donatori/#.UtZGSatOEhI.twitter)

di Riccardo Noury

Dovrebbero, questi paesi, fare il massimo per porre fine alla sofferenza di milioni di civili siriani, molti dei quali sono letteralmente alla fame, intrappolati in un conflitto sempre più brutale.

Se il totale dei rifugiati ha superato i due milioni e 300.000 e nessuno pare intenzionato ad alleviare il peso che grava sui paesi confinanti con la Siria (l’Unione europea si è detta disponibile ad accoglierne lo 0,5 per cento, i paesi del Golfo – così attivi nel sostegno all’opposizione – neanche quello), il numero dei profughi interni ha raggiunto i sei milioni e mezzo.

Buona parte di essi si trova nelle aree sotto il controllo del governo (in alcuni casi, come a Homs, sotto assedio da oltre due anni) ma la situazione nelle aree conquistate dai gruppi dell’opposizione – impegnati attualmente più a combattersi che a combattere contro le forze governative – non è migliore. Amnesty International ha sollecitato il governo e i gruppi armati di opposizione a garantire accesso immediato e privo di ostacoli alla popolazione civile, ipotesi che nelle ultime ore sta prendendo piede.

L’appello umanitario lanciato dalle Nazioni Unite alla fine del 2013 – il più grande nella storia dell’organizzazione – ha raccolto solo il 70 per cento di quanto sollecitato e necessario. Ciò significa che parte della popolazione civile siriana è rimasta tagliata fuori dagli aiuti e lasciata sola ad affrontare l’inverno.

Uno dei paesi più ricchi del mondo, gli Emirati arabi uniti, aveva promesso tantissimo ma ha dato molto meno. Uno di quelli più coinvolti nella crisi siriana, la Russia, poco aveva promesso e poco ha dato.

Date queste premesse, l’obiettivo della conferenza odierna di raggiungere i sei miliardi e mezzo di dollari appare difficile da raggiungere.

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