Villa S. Ignazio, 13 dicembre 2013. Convegno nazionale di studio "Servizio Civile Universale. Giovani e adulti tra diritti e doveri". Il resoconto di Fulvio Gardumi. (http://fondazione.vsi.it/index.php?option=com_content&task=view&id=738&Itemid=60)

Il Servizio Civile Universale non è più solo un manifesto: in Trentino, prima realtà in Italia, è diventato legge. E lo è diventato grazie anche all’impegno di Villa S. Ignazio, che nel febbraio 2013 aveva lanciato a livello locale la campagna-manifesto ideata dal mensile del non profit italiano “Vita” in occasione del 40° della legge nazionale sull’obiezione di coscienza e sul servizio civile. All’incontro di febbraio avevano aderito decine di enti ed associazioni del Terzo settore trentino. Tra i presenti a quell’incontro c’era anche il consigliere provinciale Giorgio Lunelli, che aveva raccolto la sfida di Riccardo Bonacina, direttore di “Vita”, a sperimentare per primi in Trentino il Servizio Civile Universale. Nel giro di pochi mesi Lunelli è riuscito a trasformare la sfida in legge.

Sulla nuova normativa e sulle proposte per tradurla ora in pratica, ma con attenzione agli aspetti educativi, si è tenuto il 13 dicembre 2013 a Villa S. Ignazio un convegno nazionale promosso dalla Cooperativa e dalla Fondazione con la collaborazione della Provincia, dell’Università di Trento, dell’Associazione nazionale educatori professionali (Anep), del Centro Interuniversitario di Studi sul Servizio Civile (Cissc), del Forum Trentino per la Pace, di Redattore Sociale e di “Vita non profit”.

I lavori sono stati aperti dal responsabile scientifico Dario Fortin, che ha espresso soddisfazione per l’approvazione della legge provinciale, “frutto - ha detto - della collaborazione tra Enti di servizio civile e Provincia Autonoma di Trento come conseguenza di un territorio da sempre attento alle istanze sociali vissute dal mondo giovanile e adulto”.

Anche Pompeo Viganò, a nome della Fondazione S.Ignazio, ha sottolineato l’importanza di questa legge e l’impegno che attende Villa S. Ignazio per sperimentarla concretamente. Viganò ha ricordato che il servizio civile tradizionale non è più in grado di dare risposte alle esigenze dei giovani che vogliono donare un periodo della loro vita alla comunità: ne è prova l’alto numero di giovani che anche quest’anno hanno fatto richiesta e che sono stati esclusi. “Ora la Provincia rilancia la palla a noi – ha concluso – e noi dobbiamo fare del nostro meglio”.

La prima relazione del convegno è stata quella di Marco Corrente dell’Anep, associazione nata nel 1992 a tutela degli educatori professionali, che sono circa 25 mila in Italia, impegnati sui fronti della promozione della salute, della riduzione della povertà e dell’emarginazione e disagio sociale. Corrente ha ribadito che i giovani vanno impegnati presto, senza attendere che concludano il ciclo di studi, e che il servizio civile è un’occasione che si offre loro per sperimentarsi in un percorso formativo che coinvolge la loro interiorità. Significativo in tal senso il breve video mostrato da Corrente in cui si vede un bambino che da solo cerca di rimuovere un ostacolo che blocca un’intera città e il suo esempio è di sprone per tutti, finché l’ostacolo viene rimosso.

Riccardo Bonacina, tra i principali promotori del Manifesto per il Servizio Civile Universale, ha elogiato la Provincia di Trento per la rapidità con cui ha accolto la proposta e l’ha tradotta in legge. “Dieci mesi fa, quando venni qui per presentare il manifesto – ha detto – non avrei mai pensato che in così breve tempo Giorgio Lunelli ci sarebbe riuscito. Per questo devo ringraziarlo”. Era da qualche anno che si capiva che il servizio civile, così come era nato, aveva concluso la sua fase storica – ha commentato Bonacina. – E’ una vergogna che in Italia ci siano 7 milioni di giovani tra i 18 e i 28 anni (di cui ben 2 milioni non studiano più e non cercano neppure lavoro), e che il servizio civile offra solo 800-900 posti. Vuol dire sputare sulla più grande risorsa del paese! Ed è uno scandalo che per gestire questi 800-900 giovani ci siano al Ministero ben 91 persone”. Qualcosa per fortuna si sta muovendo, ha concluso Bonacina, e la palla passa ora al Terzo Settore.

Un intervento provocatorio è stato quello di Johnny Dotti, presidente di Welfare Italia, secondo il quale viviamo in un passaggio di paradigma, alla fine del quale avremo una democrazia diversa e istituzioni diverse. Dotti ha affermato che oggi il servizio civile potrebbe diventare quel rito di iniziazione che è sempre esistito in ogni società per il passaggio dall’età infantile a quella adulta. Tutti questi riti comportano sacrifici: se non permettiamo ai nostri giovani questa esperienza condanniamo una generazione all’anomia e creiamo una società narcisista. Anche il Terzo Settore si è bloccato nell’ultima fase dell’adolescenza: la “società di mezzo” o esiste davvero o non serve a niente. Nel migliore dei casi è solo testimonianza.

Secondo Dotti il pubblico non deve più dare soldi, deve dare solo il quadro normativo di riferimento e qualche garanzia di tipo assicurativo-fiscale. Oggi quasi nessun ragazzo sotto i 25 anni fa volontariato. Il volontariato lo fanno gli ultra 55enni. Il servizio militare e quello civile sono state esperienze che hanno messo in contatto i giovani con altri coetanei sconosciuti. Oggi queste esperienze - formative pur con tutti i limiti del servizio militare - non esistono più. Bisogna riproporre ai giovani l’impegno a contatto con altre persone, meglio ancora se a livello internazionale: bisogna internazionalizzare il Terzo Settore, ha affermato Dotti, il quale ha aggiunto che anche la spiritualità e la religione vanno portate nel pubblico: giovani che passano periodi in convento per riflettere su se stessi e aiutare gli altri sono sempre più numerosi e queste esperienze vanno valorizzate come servizio civile. Anche quello è un rito iniziatico. Il Terzo Settore oggi è diventato solo professionale-tecnico-funzionale. Per questo siamo infelici, ha commentato Dotti, il quale ha concluso che c’è un problema di senso e di identità del Terzo Settore per cui è auspicabile “una sana trasgressione: dobbiamo sperimentare qualcosa di nuovo senza aspettare la legge, come è stato fatto negli anni ’70, quando il servizio civile come obiezione di coscienza è nato prima della legge. Serve una fase fondativa, uno stato nascente”, ha detto.

Il saluto della neo-assessora provinciale alle Politiche Giovanili, Sara Ferrari, impossibilitata a partecipare al convegno per concomitanti impegni di Giunta, è stato portato da Giampiero Girardi dell’Ufficio Giovani e Servizio Civile. Girardi ha detto che la Provincia è impegnata a predisporre in tempi brevi una normativa di attuazione per la nuova legge sul servizio civile universale e che lo farà in collaborazione con la Consulta per il Servizio civile.

E’ quindi intervenuto Giorgio Lunelli, autore della legge provinciale che ha dato vita al Servizio Civile Universale, “una legge – ha detto – che codifica un’idea e dà un’opportunità di intervento”. Questa legge è nata in Trentino, ha aggiunto, perché qui c’è l’autonomia speciale, intesa non solo come disponibilità finanziaria e buona amministrazione, ma come possibilità di sperimentare cose che altrove non è possibile per limiti di natura giuridica. Lunelli ha ricordato che la legge è stata approvata rapidamente perché è una modifica di una legge già esistente proposta da lui insieme a Michele Nardelli e Roberto Bombarda nel 2007 e che prevedeva già il servizio civile come un diritto di tutti, cioè universale.

L’importante è ora allargare il ventaglio delle possibilità, coinvolgendo le associazioni sportive, culturali o di protezione civile, non solo quelle tradizionali di servizi alla persona. Lunelli ha quindi sottolineato che il soggetto principale della legge non è tanto la società o gli enti, quanto i giovani stessi, per i quali il servizio civile deve essere un’occasione di crescita personale. E questo, ha commentato, può essere considerato una “rivoluzione copernicana”. Infine Lunelli ha parlato della certificazione del servizio prestato valida ai fini del curriculum dei giovani e ha auspicato che non solo la Provincia, ma i Comuni e le Comunità di Valle sappiano approfittare di questa legge, in una logica orizzontale e non più verticistica, assieme agli enti privati e alle associazioni, che dovrebbero finanziare direttamente progetti di servizio civile.

Dopo l’intervento di Lunelli, Dario Fortin ha presentato un filmato con le testimonianze che gli ex obiettori in servizio a Villa S. Ignazio hanno offerto nel corso di una ricerca da lui condotta in occasione del 40° dell’Obiezione di Coscienza e del Servizio Civile.

L’ultima relazione del convegno è stata tenuta da Marco Dallari, docente all’Università di Trento, sul tema “Identità e alterità”. Dallari è partito dal concetto di “cura” per passare a quello di “terapia” e di “prendersi cura” e arrivare a quello di “welfare”. In tale contesto ha inserito la storia e la prassi del servizio civile, non solo nell’ambito dei servizi alla persona, ma anche dell’ambiente, del paesaggio, dei beni culturali: in una parola di tutto ciò che riguarda i “beni comuni”. Il relatore ha citato vari autori, tra cui anche chi sostiene l’obbligatorietà del servizio civile.

Sui vari interventi della mattinata si è quindi aperto un ricco dibattito, che è proseguito nel pomeriggio e che ha portato a una serie di conclusioni sulla base di una relazione di Alessandro Carta del Cissc, che ha parlato di “piste di cambiamento possibile”.

(Guarda i video degli interventi)

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