Tra i primi obiettivi del suo nuovo mandato: monitoraggio costante sui centri di accoglienza e sulle forme di discriminazione. “Speriamo che arrivi presto la legge sull’asilo per avere procedure snelle e coordinate”. (
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Roma. Il nodo spinoso dell’accoglienza legato al sistema della gestione dei flussi di migranti e richiedenti asilo e un monitoraggio costante sulle discriminazioni sempre più frequenti sia nel dibattito politico che nel linguaggio. Sono queste le prime sfide che vedranno impegnata Carlotta Sami, nel suo nuovo ruolo di portavoce dell’Unhcr per il Sud Europa. Dopo aver lavorato per anni nel campo dei diritti umani (si è occupata prima di interventi di emergenza e di cooperazione internazionale con Save the Children, ed è stata poi direttrice generale di Amnesty International Italia) oggi ricopre ufficialmente il ruolo che fu della presidente della Camera Laura Boldrini. Un’eredità importante e impegnativa, che arriva in un momento difficile in cui sull’Italia si sono accessi i riflettori prima per la drammatica strage al largo dell’isola di Lampedusa, poi per le immagini dei trattamenti antiscabbia nel Cpsa dell’isola.
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Unhcr. Carlotta Sami, nuovo portavoce per Sud Europa. Succede a Laura Boldrini
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E’ un momento critico per il nostro paese e per l’area del Sud Europa in tema di immigrazione. Quali sono i primi interventi su cui si concentrerà in questa sua nuova veste di portavoce dell’Alto commissariato per i rifugiati?
“Una delle priorità su cui lavoreremo è l’accoglienza delle persone che arrivano in Italia. Il nostro paese si trova al centro del Mediterraneo che è percorso da chi è in cerca di asilo e rifugio. Questa posizione strategica ci vede molto impegnati, dunque, su questo tema insieme agli altri uffici in Grecia, Albania e Spagna. Abbiamo sfide comuni che dobbiamo affrontare: quella dell’accoglienza ma anche di un sistema degno per la gestione dei flussi sia dei migranti che dei richiedenti asilo. Anche per questo in Italia l’Unhcr ha una presenza forte in tutti i punti di arrivo, ed è essenziale per fare un monitoraggio costante della situazione”.
In fatto di accoglienza il nostro paese mostra ancora un sistema inadeguato. E il tema è tornato alla ribalta dopo le immagini provenienti dal Cpsa di Lampedusa e con la protesta delle “bocche cucite” nel Cie di Ponte Galeria. Come pensate di intervenire su questi temi, pensate che questi centri vadano chiusi?
“Come Unhcr riteniamo che il Cpsa di Lampedusa non possa essere un centro di permanenza dove i migranti soggiornano più di 48 ore. Va rinnovato, adeguato e messo a regime. Più in generale, serve un sistema adeguato agli standard internazionali di accoglienza. La nostra sarà un’attività di monitoraggio costante, presente e continuo non solo a Lampedusa ma anche in tutti gli altri centri sparsi sul suolo nazionale. Anche per quanto riguarda i Cie riteniamo che il periodo di permanenza e le forme di accoglienza debbano essere adeguati, anche a livello umanitario. Speriamo che la presidenza europea dell’Italia sia il periodo in cui verranno affrontati in ambito comunitario questi temi con concretezza. Ormai è chiaro che l’Italia è il paese in cui richiedenti asilo non arrivano per restare ma per transitare, è necessario quindi un nuovo approccio sistematico e buon coordinamento a livello internazionale. Per quanto riguarda la seconda accoglienza, siamo felici che siano stati aumentati i progetti Sprar che danno la possibilità di un’accoglienza diffusa su tutto il territorio nazionale. Sono stati riempiti anche altri gap per quanto riguarda il salvataggio in mare, in particolare con il progetto Mare nostrum che ha permesso di trarre in salvo molte persone”.
La ministra Kyenge ha annunciato che nel 2014 l’Italia si doterà di una legge sull’asilo, che tratti dovrà avere questa nuova normativa?
Ritengo che sia arrivato il momento per avere in Italia una legge adeguata sull’asilo che consenta di realizzare un sistema in linea con gli standard degli altri paesi, ma anche di avere procedure snelle e coordinate. Speriamo che questa legge arrivi presto. Bisognerà anche lavorare per far sì che le forze politiche e i media contribuiscano alla diffusione di una cultura dell’ accoglienza.
Il dibattito politico e gli approfondimenti sui mezzi di informazione devono arrivare a restituire lo specchio reale della situazione di queste persone che scappano da guerre e persecuzioni. La priorità, dunque, è il monitoraggio del sistema di accoglienza e contribuire da subito a diffondere una cultura della non discriminazione a partire dal linguaggio. Per questo proseguirò all’Unhcr anche il lavoro sulla Carta di Roma che seguivo con Amnesty International. (ec)