La Consob regolamenta, primo caso in Europa, la raccolta di fondi effettuata via web. Ormai non riguarda più solo le campagne elettorali o gli eventi culturali, ma le iniziative economiche anche di larga scala: obbligo di trasparenza. (http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2013/07/22/news/crowdfunding_il_finanziamento_arriva_da_internet-63441781/)

di Valerio Maccariroma

L’Italia apre ai finanziamenti in Rete per le start-up. Dal 27 luglio entra in vigore il regolamento Consob per il crowdfunding, la raccolta di capitali attraverso portali online. Pratica nata negli ultimi anni – il primo utilizzo della parola risale al 2006 – e resa famosa a livello planetario dall’attuale presidente degli Usa Barack Obama che la utilizzò per finanziare la sua prima campagna nel 2008, il crowdfunding è sostanzialmente una colletta online, il cui obiettivo è raccogliere i capitali diffusi.

L’idea è di usare una piattaforma web per chiedere a piccoli e piccolissimi investitori di finanziare un progetto, di qualsiasi tipo esso sia: un film, un libro, una causa umanitaria o sociale, addirittura prestiti personali. Ci sono tre tipi di crowdfunding: la donazione, il prestito personale (chiamato social lending) e il crowdfunding reward-based. Quest’ultimo prevede una ricompensa per i finanziatori del progetto: il più delle volte si tratta di una copia del film, del software o del prodotto su cui si è investito. E’ quanto accade sui portali web più noti del settore, come Eppela e KickStarter.

Nel caso degli imprenditori che chiedono alla Rete di finanziare la loro idea in cambio di una partecipazione nella nuova azienda, si parla di equity crowdfunding: un processo che sostituisce o integra con il finanziamento diffuso la tradizionale raccolta di fondi tra i venture capitalist. Con il varo del regolamento Consob l’Italia si pone all’avanguardia in quest’ultima categoria, almeno dal punto di vista normativo: siamo il primo Paese europeo ad adottare un pacchetto di regole per conferire alle start-up la possibilità di reperire capitali tramite la Rete, aumentando allo stesso tempo le protezioni per gli investitori.

Tutto nasce introdotta dal decreto crescita 2.0 del ministro Passera per la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale. Lo scopo è favorire l’accesso al pubblico risparmio da parte di aziende innovative: un ambito in cui il crowdfunding eccelle, almeno a giudicare dall’aumento di popolarità dello strumento: le piattaforme dedicate alla raccolta di capitale nel 2012 erano 452, il 60% in più rispetto all’anno precedente.

Nel 2011 e nel 2012, il capitale raccolto è stato pari rispettivamente a 1,5 e 2,8 miliardi di dollari, mentre nel 2009 e nel 2010 era di 530 milioni e quasi 1 miliardo. E la crescita non è finita: secondo Deloitte, nel 2013 il valore raddoppierà a 6 miliardi di dollari. Un gettito importante, soprattutto in un momento così difficile per l’economia. Per questo l’arrivo di una regolamentazione in Italia ha riscosso l’attenzione di molti operatori web, che guardano all’Italia come possibile trampolino di lancio per la raccolta di capitale via web.

L’intervento di Consob per ora è ristretto alle start-up a carattere innovativo: ma lo strumento giuridico è stato varato, ed è possibile che venga esteso ad altre tipologie. Il regolamento Consob introduce il registro dei portali Internet abilitati al crowdfunding, un albo a cui può iscriversi chi rispetta i requisiti di onorabilità e professionalità, dalla fedina penale intonsa a un background adeguato, richiesti dalla Commissione.

Ci sono poi obblighi di trasparenza, diligenza e correttezza dei gestori dei portali, che devono informare con completezza gli utenti i quali godono comunque del diritto di recesso in sette giorni. Due sono le procedure: chi investe meno di 500 euro può fare tutto in rete, mentre chi vuole impegnare cifre maggiori dovrà passare per il controllo del gestore, che dovrà stabilire con l’aiuto della banca se il finanziamento non costituisce un azzardo per il cliente.

Per ora l’equity crowdfunding è la tipologia meno popolare: sempre secondo Deloitte, nel 2013 dovrebbe generare circa 100 milioni di dollari. Un cifra decisamente inferiore ai 2 miliardi stimati per social lendinge donazioni e ai 700 milioni che verranno investiti in portali di crowdfunding reward-based. Ma l’equity crowdfunding potrebbe valere circa un miliardo di dollari in caso di adozioni di normative specifiche come quella italiana.

In Italia, segnala Consob, sono attive già 27 piattaforme di crowdfunding, 17 reward-based mentre 10 utilizzano solo donazioni. Quelle riconducibili ai prestiti sociali (che prevedono il pagamento di un piccolo interesse) sono invece solo 3, mentre quelle assimilabili all’attività di equity crowdfunding sono 7.

Il numero è destinato ad aumentare: vista la stretta creditizia, si prevede un futuro, massiccio ricorso da parte delle start-up allo strumento nei prossimi mesi. A fianco, la campagna elettorale che ha portato alla vittoria di Barack Obama nel 2008 è stato il primo esempio mondiale di crowdfunding su larga scala; in alto Ouya, la console per videogame finanziata col crowdfunding.

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