Palermo. Le imprese che cooperano tra loro crescono di più, hanno una maggiore propensione all’innovazione, affrontano meglio le congiunture negative. È quanto emerge dal V Rapporto della Fondazione Res, presentato oggi a Palazzo Branciforte a Palermo, e che quest’anno ha puntato l’obiettivo sul tema “Collaborare per crescere. Imprese, istituzioni e capitale sociale”. (http://www.ilmattinodisicilia.it/il-rapporto-della-fondazione-res-migliori-performance-per-le-imprese-che-cooperano/)

Nell’ambito del campione selezionato da RES per alcuni settori rilevanti per l’economia italiana (agricoltura, agroindustria, turismo, meccanica, elettronica, cantieristica) è stato notato che le imprese che attivano collaborazioni nella produzione e nella ricerca mostrano, a livello nazionale, una variazione del fatturato che mediamente è più che doppia rispetto a quelle che non lo fanno. Queste aziende, inoltre, mostrano valori positivi di innovazione di prodotto o di processo nel 62% dei casi (contro il 46% delle non collaborative), un mercato che supera la dimensione locale nel 60% dei casi (contro il 44% delle altre), una più accentuata propensione a investire in ricerca e sviluppo (il 70% contro il 48% delle non collaborative).

Il differenziale di performance, fra imprese collaborative e non, appare più forte al Sud che non al Nord: in un contesto istituzionale e materiale più accidentato (e dove l’ambiente esterno presenta maggiori difficoltà per chi intraprende) la partecipazione a reti di imprese si rivela un asset ancor più strategico.

Per quanto riguarda, ad esempio, il ROI (il ritorno dell’investimento) il differenziale a favore delle imprese collaborative è di quasi 8 punti percentuali al Sud (contro circa 4 nel Centro Nord), per l’utile finale è di quasi 16 punti (contro 7), per l’autofinanziamento è quasi di 17 punti (contro poco più di 5); lo stesso dicasi del confronto relativo alla frequenza di imprese che realizzano investimenti in ricerca e sviluppo (41% di frequenze in più contro il 28% nel Centro-Nord sempre a vantaggio delle collaborative) e diversificano i loro mercati (50% in più al Sud contro circa il 20%).

Ma a cosa è legata la propensione delle imprese a cooperare? Quali fattori rendono “difficile” la collaborazione e quali condizioni la rendono possibile ed efficace?

La ricerca offre alcune risposte a questi interrogativi e ha messo in evidenza due aspetti in particolare. Il primo riguarda l’influenza più generale che l’ambiente economico, sociale ed istituzionale esterno alle imprese ha sulla loro tendenza a cooperare. Da questo punto di vista emerge una relazione fra basse dotazioni di capitale sociale, difficoltà di contenzioso giudiziario nei rapporti fra le imprese, maggiore criticità nei rapporti fra banche e imprese. La seconda dimensione ha cercato di capire quali siano le caratteristiche e le esperienze che spingono gli imprenditori a collaborare. In particolare, è emerso che gli imprenditori che collaborano sono quelli che esprimono più elevati livelli di fiducia sia negli altri imprenditori che in generale rispetto a quelli che scelgono di non collaborare.

Quindi la fiducia, l’apertura agli altri e una buona propensione alla cooperazione costituiscono un ingrediente indispensabile per la crescita delle imprese. E lo studio mette in chiaro anche l’importanza della fiducia nelle istituzioni in generale, ma soprattutto in quelle locali, quale fonte di influenza dei comportamenti cooperativi delle imprese e del loro funzionamento.

«Dentro questo quadro – afferma Pier Francesco Asso, vicepresidente della Fondazione RES – la situazione siciliana appare sostanzialmente in linea con quella del resto del Mezzogiorno e quando comparata con il Centro-Nord dell’Italia mostra una minore dotazione di capitale sociale a livello territoriale così come di propensione specifica degli imprenditori a partecipare a forme di cooperazione. È vero, dunque, che le imprese del Centro Nord collaborano di più rispetto a quelle del Mezzogiorno e della Sicilia in particolare. Inoltre la ricerca mostra che soprattutto collaborano “meglio”: le loro collaborazioni sono più stabili nel tempo, più estese, riguardano funzioni aziendali strategicamente più rilevanti. Tuttavia i divari fra Mezzogiorno e Centro-Nord non sono così ampi e cooperare ha un più elevato ritorno in termini di performance in Sicilia e nel Mezzogiorno rispetto al Centro Nord: se, dunque, è più difficile cooperare in Sicilia e al Sud, chi ci riesce ottiene risultati comparativamente migliori non solo delle aziende che non collaborano ma anche dello stesso tipo di aziende del Centro-Nord. C’è, quindi, spazio per un’azione di promozione e di sostegno da parte di una serie di istituzioni (i governi locali, le associazioni di categoria, le camere di commercio, gli istituti di credito) che possa rafforzare anche in Sicilia le basi della cooperazione fra imprese».

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