Sarebbero sufficienti a sfamare 2 miliardi di persone. Ogni anno, circa un terzo di tutto il cibo prodotto nel mondo e destinato al consumo umano, è perduto o sprecato. Si tratta, secondo dati Onu, di 1,3 miliardi di tonnellate, sufficienti a sfamare 2 miliardi di persone. La Food and agriculture organization delle Nazioni Unite ha stimato che 250 km3 di acqua e 1,4 miliardi di ettari di terreno vengono consumati ogni anno per produrre 1,3 miliardi di tonnellate di cibo perso o sprecato, per non parlare dei 3,3 miliardi di tonnellate di gas a effetto serra immessi nell’atmosfera. Queste perdite di cibo, che si verificano durante le fasi di raccolta, lavorazione, trasporto e stoccaggio dei prodotti, sono riconducibili a carenze infrastrutturali o alla mancanza di competenze e tecnologie e sono più ingenti in paesi in via di sviluppo.

Secondo un rapporto della Banca Mondiale, della Fao e della “Natural Resources Institute” (UK), le perdite di grano nell’Africa sub-sahariana sono stimate in 4 miliardi di dollari l’anno e potrebbero soddisfare le esigenze minime alimentari di almeno 48 milioni di persone. La Fao, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) e il Programma alimentare mondiale (Pam ) hanno lanciato un progetto congiunto per affrontare il problema delle perdite alimentari nei paesi in via di sviluppo, finanziato con 2,7 milioni dollari dall’Agenzia svizzera per la cooperazione allo sviluppo.

Il progetto triennale si concentrerà in particolare sulla riduzione delle perdite di cereali e legumi come mais, riso, fagioli e fagiolini, alimenti essenziali per la sicurezza alimentare globale «Quando circa 840 milioni di persone soffrono la fame ogni giorno, abbiamo una responsabilità etica per garantire che il cibo prodotto venga consumato e non perso o sprecato – ha dichiarato Jong Jin Kim, della Fao- Riducendo le perdite alimentari e gli sprechi saremo in grado di avere una notevole quantità di cibo e ridurremmo anche i costi per l’ambiente, un fattore determinante per il futuro, perché per soddisfare le esigenze di una popolazione in crescita, dovremo aumentare la produzione di cibo del 60 per cento entro il 2050».

Il progetto prevede di individuare i punti critici nelle filiere produttive di legumi e cereali di tre Stati africani (Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo e Uganda), e di identificare e testare possibili soluzioni ai problemi di raccolta e trattamento (umidità durante la conservazione, gli attacchi di ratti , uccelli e danni causati da insetti). «Sfruttando i punti di forza di ciascuna delle tre organizzazioni e attraverso il contributo della Svizzera, stimiamo che il progetto avrà un impatto significativo nell’incoraggiare gli Stati membri ad adottare misure per ridurre le perdite di cibo» ha concluso Kim.

Il progetto delle Nazioni Unite contribuirà sia al raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di migliorare la sicurezza alimentare e alla sfida “Fame Zero” lanciata nel giugno 2012 da parte del Segretario Generale dell’Onu Ban Ki–moon.

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