Nuova emergenza dopo il golpe e l’ammutinamento delle milizie Séléka. Dopo gli assassinii perpetrati dai ribelli della Sèléka che si sono ribellati nuovamente contro il governo golpista che avevano portato al potere nella Repubblica Centrafricana, dopo gli scontri tra i miliziani musulmani e gruppi di autodifesa cristiani che hanno insanguinato le strade devastate di Bangui, dopo le stragi nei villaggi del nord, dopo l’arrivo delle truppe francesi… nella sfortunata Repubblica Centrafricana, ridotta ormai ad uno Stato fantasma, è in arrivo il nemico forse più terribile: la fame.

di Umberto Mazzantini

Oggi la Fao lancia un nuovo drammatico allarme: «Gli agricoltori della Repubblica Centrafricana hanno bisogno di assistenza urgente per evitare che la situazione della sicurezza alimentare nel paese colpito dal conflitto, peggiori per milioni di persone». Secondo le stime dell’Integrated Food Security Phase Classification, «Circa 1.29 milioni di persone, ovvero oltre il 40% della popolazione rurale del Paese, hanno bisogno di assistenza urgente, quasi il doppio del livello stimato nel febbraio 2013. Queste cifre aumenteranno drasticamente l’anno prossimo se gli agricoltori non saranno messi in grado di prepararsi per la prossima stagione di semina».

La guerra civile, il golpe, l’ammutinamento dei miliziani della Séléka ed i saccheggi e le violenze quest’anno hanno fatto diminuire bruscamente la produzione agricola, soprattutto nel nord-est dl Paese, una situazione che poi si è allargata anche al resto della Repubblica Centrafricana, diventata ormai un Paese di piccoli contadini profughi, all’interno o negli Stati confinanti. La Fao pensa che «circa 500.000 persone siano state costrette ad abbandonare le proprie case per la paura e molti agricoltori non hanno potuto avere accesso ai propri campi».

Dominique Burgeon, direttore della divisione Fao emergenza e riabilitazione spiega la drammaticità della situazione: «I semi sono stati scarsi a causa dei saccheggi e perché la gente li ha mangiati invece di salvarli per la semina. Gli agricoltori, disperati, hanno venduto gli attrezzi e il bestiame per sfamare le proprie famiglie, questo li ha lasciati senza mezzi per procurarsi un reddito, e razzie di bestiame e di attrezzature agricole sono state molto frequenti».

Il Global Information and Early Warning System (Giews) della Fao sottolinea che «Un ulteriore calo della produzione agricola minerà gravemente l’economia del Paese. L’agricoltura rappresenta il 53% del Pil nazionale e una quota importante di occupazione nel Paese, dove quasi tre quarti della popolazione vive in zone rurali. Le esportazioni agricole – una delle principali fonti di entrate in valuta estera – quest’anno sono calate bruscamente, soprattutto quelle di legname, cotone e caffè».

Nella capitale Bangui, che scoppia di profughi e che non ha più praticamente rifornimenti dalle zone rurali, la situazione si fa ogni giorno più drammatica: «I prezzi dei prodotti alimentari sono elevati e volatili a causa dello smantellamento del mercato – denuncia la Fao – I prezzi del mais nella capitale Bangui, sono aumentati del 31% tra gennaio e novembre 2013, mentre quelli del miglio sono aumentati del 70% tra marzo e ottobre nella provincia di Ouham, un’importante zona di produzione di sorgo e miglio nel nord-ovest del Paese».

Se i contadini non potranno produrre cibo le conseguenze saranno catastrofiche e lo staff della Fao avverte: «A causa delle difficoltà nel raggiungere le famiglie contadine colpite, il lavoro deve cominciare adesso per aiutarli a prepararsi alle stagioni di semina del 2014. La semina della principale produzione, il mais, dovrebbe iniziare ai primi di marzo nel centro e nel sud del Paese, mentre quelle di sorgo e di miglio dovrebbero iniziare nel nord del Paese a maggio».

Bukar Tijani, rappresentante regionale della Fao per l’Africa, è però convinto che l’arrivo delle nuove truppe francesi potrebbe migliorare la situazione: «Il recente incremento delle operazioni di mantenimento della pace nel Paese dovrebbe creare condizioni favorevoli affinché gli agricoltori possano tornare nei loro campi. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di fornire fattori di produzione con urgenza. Se questo non dovesse avvenire, rischiamo un grave deterioramento della sicurezza alimentare e ad un enorme bisogno di assistenza alimentare prolungata».

Intanto un appello umanitario coordinato dall’Onu chiede 241 milioni dollari per aiutare 1,8 milioni di persone. Gli interventi sulla sicurezza alimentare, coordinati dalla Fao e dal Programma Alimentare Mondiale, richiedono 61 milioni di dollari per aiutare 500.000 persone. La Fao sta mobilitando fondi e personale in tempo per la stagione della semina di marzo, tra cui lo stanziamento di 1,2 milioni dollari dai propri meccanismi di finanziamento d’emergenza. Ma rischiano di essere una goccia nel mare della disperazione della Repubblica Centrafricana, vittima dell’odio e della ferocia dell’ennesima guerra per le risorse, che si nasconde dietro le eterne maschere etniche e religiose.

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