Nel Rapporto Censis 2013 sulla situazione sociale del Paese c’è spazio anche per un approfondimento su welfare e sanità. (http://www.uneba.org/censis-per-il-welfare-il-finanziamento-pubblico-non-baster-pi-serve-pi-welfare-integrativo-e-welfare-pi-produttivo/)


Nell’introduzione al capitolo, il Censis prende chiaramente posizione sulle prospettive del welfare in Italia.

“Longevità crescente, cronicità, non autosufficienza – scrive il Censis-, e ancora micronizzazione delle famiglie fino all’esplosione di famiglie uniperso­nali, rendono urgente anche un investimento sulle reti sociali intese in senso ampio, dalla famiglia fino a non profit e volontariato.

Infatti già oggi emergono le difficoltà che incontrano: (…) l’erosione dei legami sociali, l’impatto di processi sociodemografici di lunga deriva e di dinamiche congiunturali tendono a disorganizzare il welfare così come si è strutturato nel nostro Paese e che, tutto sommato, ha dato anche buona prova di sé in questi anni.

(…) “Occorre semplicemente prendere atto che la crisi ha reso evidente che il finanziamento pubblico del welfare non riuscirà più ad alimentare una matrice di servizi e interventi adeguata per dimensione e configurazione alla domanda e che se non si attivano altre forme di finanziamento, e in parallelo non si incrementa la produttività di quelle pubbliche e non pubbliche, già ora investite, si finirà per avere un welfare che approfondisce le differenze sociali piuttosto che generare inclusione e coesione.

(…) Nel concreto diventa importante rilanciare un approccio da assicurazione sociale, in termini di cultura, di pratiche e di concreti strumenti sostenibili per le famiglie che li devono utilizzare e per il sistema che ne ha bisogno nel lungo periodo; vanno accompagnate le propensioni, minoritarie ma esistenti, a impegnare risorse, magari ridotte, in logiche di investimento intertemporale rispetto ai rischi sociali, così come occorre creare condizioni di contesto, in termini di informazione e conoscenza, in grado di far comprendere i vantaggi reali di un welfare integrativo, senza lasciare spazio a facili illusioni”.

Che ne pensate? Condividete il punto di vista del Censis?

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