Nelson Mandela pensavamo e speravamo che fosse immortale. Lo chiedevano e lo speravano soprattutto i sudafricani, attaccati a questo vecchio di 95 anni come se fosse il talismano del loro futuro che sperano ancora giusto e solidale, che sperano mantenga le promesse di uguaglianza e giustizia che il “comunista” Nelson Mandela ha incarnato nella sua lotta, nei ghetti neri e nelle carceri, contro la vergogna dell’apartheid e della segregazione nei bantustan.

di Umberto Mazzantini

Quando muore un grande uomo il mondo ammutolisce, quando muore un uomo giusto il mondo perde un pezzo inestimabile del suo passato e del suo futuro e fa il confronto tra i luminosi ideali che quell’uomo incarnava e la mediocre eredità dei suoi eredi che la hanno dissipata in giochi di potere e demagogia.

Mandela era prima di tutto un uomo integro che ha mantenuto la lucidità politica, un leader progressista che ha saputo trattare il futuro del suo Paese con i suoi aguzzini fascisti e che, dopo aver impugnato le armi e i libri per liberare il suo popolo, ha governato da uomo di pace il grande e multicolore Paese per il quale ha sacrificato la libertà e rischiato la vita. Poi ha lasciato il potere ad altri, fedele come pochi in Africa e nel mondo ai suoi ideali di giustizia e democrazia. Sta tutta qui l’immensa straordinarietà dell’uomo, nella sua coerenza incorruttibile che negli ultimi anni è purtroppo spiccata nella mediocrità delle iene fameliche che lo circondavano per spartirsi la sua eredità.

Che a annunciare la morte dell’integro e splendente Nelson Mandela sia stato il suo successore più chiacchierato, il presidente sudafricano Jacob Zuma, al centro anche in questi giorni di un nuovo scandalo, è l’eterna maledizione di un’Africa che ha saputo partorire grandi uomini come Mandela, Thomas Sankara e Patrice Lumumba e poi li ha traditi con demagoghi. Ma almeno Mandela è morto nel suo letto e non assassinato da traditori o da amici che si dicevano fraterni.

Il Sudafrica e l’Africa sono sprofondati in un lutto che sa di destino e di rimpianto, di paura per quel che potrà succedere senza il sorriso protettivo di “Madiba”, del nume e talismano della speranza di un intero continente. Zuma ha detto: «La nostra nazione ha perduto il suo più grande figlio. Il nostro popolo ha perduto suo Padre».

Come spesso accade in Africa (e non solo), la leadership dell’African national council, il partito che sotto la guida di Mandela ha abbattuto la dittatura razzista bianca, aveva già santificato Mandela in vita, aveva cercato di trasformarlo in un’icona della purezza rivoluzionaria da esibire nei momenti di difficoltà e molto del consenso dell’Anc nei ghetti neri e tra i minatori stava ancora nel ricordo di “Madiba”, nella speranza che i suoi ideali e il suo sorriso non svanissero da una politica sempre più corrotta e lontana dal popolo e in quella che tornino a permeare una società avvelenata dalla violenza e dalla diseguaglianza estrema.

E’ anche vero che grazie a quegli ideali il Sudafrica ha saputo diventare quel Paese arcobaleno che è, e una democrazia che – pur imperfetta – è invidiata in tutta l’Africa e che continua ad essere una speranza per le migliaia di disperati che attraversano i suoi confini per cercare un tozzo di pane in quello che è diventato uno dei Paesi emergenti del mondo e che sembra ancora destinata a guidare l’Africa nel suo vicinissimo e sovrappopolato futuro.

Ma questo continente bambino, oggi orfano del suo figlio migliore e del suo padre più giusto, avrà un futuro solo se non permetterà che Nelson Mandela venga imbalsamato nel pantheon della politica che avrebbe potuto essere, se non permetterà che i sui successori facciano quel che è stato fatto in Burkina Faso con Sankara o in Congo con Lumumba, se non permetterà che si cancellino quegli ideali di giustizia cercando di far sparire la memoria nell’agiografia.

L’Africa avrà un futuro solo se le idee e le speranze e la fiducia che Madiba aveva negli esseri umani si incarneranno in una società davvero più giusta. L’Africa avrà un futuro solo se, finito di piangere Mandela, nei ghetti, nelle foreste e nelle savane altri Mandiba si metteranno in cammino con lo stesso sorriso sul volto.

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