Boicottare i prodotti che nascono dalla schiavitù, da lavoro minorile e da condizioni non dignitose: l'invito arriva da Stefano Gelsumini, presidente delle Acli di Prato, dopo la tragedia di Macralotto, la zona industriale di Prato dove nella notte tra l’1 e il 2 dicembre sono morti sette lavoratori cinesi nell'incendio di una fabbrica tessile. (http://www.acli.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=8457:prato-il-lavoro-deve-nobilitare-l-uomo&Itemid=687#.UqWITOKzIq4)

"Ci sono voluti ancora una volta dei morti, e dei morti sul nostro territorio di Prato - continua Gelsumini - per richiamare l’attenzione di noi tutti. Sappiamo, pur non vivendole direttamente, le condizioni di sopravvivenza di questi esseri umani, in quali situazioni sono costretti a vivere e lavorare".

"Il lavoro deve nobilitare l’uomo, deve emancipare l’uomo, il lavoro è fatto per l’uomo e non l’uomo per il lavoro. La schiavitù è un concetto che per noi risale al passato, ma siamo proprio sicuri di questo?

Questa enorme disgrazia ci costringe a valutare in maniera diversa anche il nostro atteggiamento, le nostre convinzioni. Abbiamo perso completamente il concetto di lavoro come realizzazione della umanità, come completezza del percorso che ogni essere umano deve percorrere nella propria esistenza.

Lo abbiamo trasformato solo e soltanto in un mezzo per raggiungere alcuni obbiettivi, la ricchezza o l’accaparrarsi di alcuni beni. Avere dei beni, degli oggetti a qualsiasi costo, non importa come, l’importante è averli. Ecco spiegato il motivo per il quale giovani ragazzine o ragazzini si prostituiscono per una ricarica telefonica, per un nuovo cellulare, per un tablet, per un paio di blue jeans.

La legge della economicità a tutti i costi ci porta a questo, produrre un oggetto al prezzo più basso possibile, utilizzando qualsiasi mezzo, lecito o illecito, dignitoso o non dignitoso, il fine giustifica i mezzi".

Le Acli pratesi "provano a richiamare tutti a un nuovo modo di lavorare, a un nuovo modo di produrre, a un nuovo modo di riscattare l’uomo nella dignità più vera, non solo e soltanto nella fase produttiva, ma anche nel momento dell’acquisto, del consumo".

"Iniziamo a chiederci - è l'invito del presidente delle Acli di Prato - come certi prodotti possono essere immessi sul mercato a prezzi così stracciati, come alcuni beni sono stati prodotti, la mano d’opera utilizzata per la creazione di oggetti anche di pregio. Iniziamo a boicottare tutti quei prodotti, che sicuramente sono stati creati con l’utilizzo di risorse umane schiavizzate, con l’ausilio di mano d’opera infantile, realizzate in condizioni di lavoro disumane.

E non è solo il prezzo finale che fa la differenza. Infatti ci sono famosi stilisti che mettono in vendita nelle loro lussuose boutique camice acquistate a peso (2,50 euro il costo di ogni singola camicia, con modalità di produzione inimmaginabili), al prezzo di 450,00 euro".

"Non aspettiamo altre morti, iniziamo subito a modificare il nostro atteggiamento, sia nel mondo del lavoro, che nella sfera privata di consumatori".

Scritto da Maria Chiara Sabato

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