Wto/Bali: Trade Game, Un modesto compromesso. Manteniamo un atteggiamento critico e vigile. L’Osservatorio italiano sul commercio internazionale pubblica una prima analisi dell’accordo Wto di Bali. Il documento su
www.tradegameblog.comBali. Quello raggiunto all'ultimo minuto a Bali dai 159 governi del WTO non si tratta di un “accordo storico”, come propagandato da molti Governi, ma un compromesso che risponde, solo parzialmente, ad alcune delle richieste dei Paesi meno sviluppati, per sbloccare lo stallo del Round di sviluppo di Doha, che avrebbe dovuto legare le politiche commerciali a scelte di ridistribuzione.
La principale richiesta dei Paesi in via di sviluppo di correggere il capitolo sull’agricoltura per consentire programmi pubblici di sicurezza alimentare, ha visto l’opposizione dei Paesi industrializzati ad una soluzione permanente, promessa entro i prossimi 4 anni, legandovi un’autorizzazione temporanea ai Programmi già in atto. Una soluzione valutata positivamente dall’India, ma non certo sufficiente per molti altri Paesi.
Gli elementi più controversi sono rimandati ad un ulteriore approfondimento a Ginevra, mentre per tutti gli altri capitoli dell'Agenda di sviluppo lanciata a Doha e non contenuti nel Pacchetto di Bali, si concedono ai Paesi membri ulteriori 12 mesi prima di vedere nero su bianco un piano di lavoro - non una decisione - sui molti capitoli rimasti in attesa di approvazione.
Sindacati e società civile mantengono un atteggiamento critico e vigile: molte questioni importanti saranno ulteriormente rinviate e le dichiarazioni "politicamente impegnative" andranno verificate nei fatti, tenendo bene gli occhi aperti su quello che succederà a Ginevra, uno spazio poco trasparente e accessibile per i Paesi più poveri e la società civile.
Secondo Trade Game “Usa e Ue hanno giocato a Bali una partita pericolosa: quella di non assumersi alcun impegno vincolante per un maggiore equilibrio nel commercio globale, volendo tuttavia imporne di pesantissimi ai Paesi emergenti. Hanno giocato il ruolo di attori “responsabili” dei negoziati multilaterali in difesa di un accordo sul “pacchetto di Bali” che non aveva il consenso di una parte significativa degli altri Stati membri, indicandolo come “ultima spiaggia” del negoziato in sede WTO per evitare il proliferare di accordi bilaterali, dei quali in realtà sono già i principali protagonisti, proprio con l’obiettivo di precostituire soluzioni normative da imporre al tavolo multilaterale”.
“La sfida decisiva che ci troviamo ad affrontare – si legge nel documento di Trade Game - non si esaurisce in un cambio dell’architettura istituzionale globale, ma nella costruzione di un diverso paradigma di comunità umana equa, ecologica, solidale, in equilibrio con la natura”.
Secondo Trade Game, il Parlamento e il Governo italiano, e a maggior ragione il Parlamento e la Commissione Europea – nel rispetto dello stesso Trattato di Lisbona –dovrebbero innanzitutto promuovere il rispetto dei diritti umani fondamentali e di quel vincolo di coerenza delle politiche in un’ottica di solidarietà internazionale che costituisce valore fondante della stessa costruzione europea.
Trade Game continuerà a premere perché le istituzioni nazionali, a partire dal Governo, rappresentino queste politiche in sede europea e multilaterale, e rafforzino il confronto con tutte le espressioni della società civile, con un processo trasparente e inclusivo.
*Trade game è l'Osservatorio sul commercio internazionale promosso da Cgil, Arcs/Arci, Fairwatch e Legambiente. Tutte le info su
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