L'Italia si colloca in testa alla classifica Ocse per incidenza dei contributi previdenziali sulla retribuzione totale, mentre i salari dei lavoratori italiani sono inferiori alla media Ocse. Lo rivela il rapporto 'Pension at a Glance 2013' dell'organizzazione con sede a Parigi, che denuncia il rischio povertà per i precari.
A fronte di contributi previdenziali superiori alla media Ocse - al 33%, contro il 19,6% dell'area - i lavoratori italiani percepiscono salari più bassi di quelli degli altri paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Se in Italia, nel 2012, il salario medio si attestava su 28.900 euro, pari a 38.100 dolari, la media nell'area Ocse è di 42.700 dollari. A pesare sono soprattutto gli svizzeri (94.900 dollari) e i norvegesi (91 mila dollari), mentre i salari più bassi si registrano in Messico (7.300 dollari) e in Ungheria (12.500 dollari).
Quanto alla sostenibilità dei sistemi pensionistici, il rapporto rileva una tendenza generale ad allungare l'età pensionabile, che "sarà di almeno 67 anni entro il 2050 nella maggior parte dei paesi Ocse", tra cui l'Italia. Le riforme previdenziali portate avanti nel nostro e in altri paesi negli ultimi venti anni, rileva però l'organizzazione, condurranno a pensioni più basse per i giovani che entrano ora nel mercato del lavoro e a un “autentico rischio povertà per i precari”.
"Le persone senza una carriera a contributo pieno - avverte infatti l'organizzazione con sede a Parigi - incontreranno difficoltà nel raggiungere adeguati redditi da pensione secondo gli schemi pubblici, e ancora meno in quelli privati, che di solito non redistribuiscono il reddito ai pensionati più poveri". E non tutti i paesi - conclude il rapporto - hanno costruito un sistema di protezione speciale per i redditi bassi". (
http://www.euractiv.it/it/news/sociale/8189-pensioni-ocse-in-italia-precari-a-rischio.html)