Fondi da aziende e fondazioni. Giovannini: ora fare sistema. Milano. Già, ma non ancora. In estrema sintesi è questo lo stato del cosiddetto 'secondo welfare' in Italia, destinato in modo crescente ad affiancarsi, col contributo degli attori della società civile e delle imprese, a unwelfare state a corto di risorse. (http://avvenire.ita.newsmemory.com/publink.php?shareid=4121b1dfa)

di Andrea Di Turi

A dirlo è il primo rapporto sul Secondo welfare in Italia, che ieri a Milano ha aperto la due giorni sul tema organizzata dalla Fondazione Cariplo. Che si chiude oggi con il convegno internazionale dove le maggiori fondazioni di Grecia, Portogallo e Spagna si confronteranno su come lavorare sui temi del welfare in un’ottica di sempre più stretta collaborazione, ovviamente anche con le fondazioni italiane. «Ci sono collaborazioni – ha detto la vicepresidente di Fondazione Cariplo, Mariella Enoc – già pronte per essere concretizzate. Vogliamo arrivare presto ad attivare iniziative comuni, ad esempio sull’occupazione giovanile, una delle nostre priorità».

Il rapporto, frutto di un progetto di lavoro biennale del Centro Einaudi di Torino e promosso da una serie di soggetti fra cui la Fondazione Cariplo (scaricabile da www.secondowelfare. it), da una parte conferma che pratiche di secondo welfare ci sono già. Coinvolgono una pluralità di attori ( Terzo settore, imprese, assicurazioni, fondi di categoria, sindacati), stanno alleggerendo l’impatto della crisi e stimolano l’innovazione particolarmente in alcuni ambiti: finanza sociale, housing sociale, servizi per l’infanzia, conciliazione vita-lavoro. Crescono ad esempio le imprese che adottano programmi di welfare aziendale (l’80% delle aziende italianecon più di 500 dipendenti), anche inserendoli in accordi contrattuali coi sindacati. E cresce complessivamente la rilevanza economica del 'secondo welfare': basti dire del valore economico del Terzo settore (quasi 70 miliardi di euro, il 5% del Pil), o delle erogazioni delle fondazioni bancarie, quasi 1 miliardo di euro nel 2012, circa la metà a beneficio di settori riconducibili proprio al welfare.

Dall’altra parte, però, il rapporto evidenzia i principali problemi e rischi con cui il 'secondo welfare' dovrà fare i conti se vuole espandersi, com’è auspicabile. Ad esempio c’è il rischio che la sua progressiva espansione possa indebolire l’incentivo alla necessaria ricalibratura del 'primo welfare', o accentuare disparità territoriali (già oggi è più diffuso al Centro-Nord che al Sud Italia).

Soprattutto, c’è il problema di fare finalmente sistema, tema su cui si è soffermato ieri nel suo intervento anche il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini: riferendosi alle parole di Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, il ministro ha sottolineato la necessità che il 'secondo welfare' operi «per avviare processi di mediolungo periodo, che costruiscano risposte sistematiche». In questo senso Giovannini ha anche messo sul tavolo proposte concrete, come la realizzazione di un evento da organizzare nel 2014, durante il semestre di presidenza italiana dell’Ue, per connettere l’attività delle fondazioni sul welfare con quella dei governi. E preparare il meeting annuale delle principali organizzazioni filantropiche europee e mondiali che nel 2015, in concomitanza con Expo, Fondazione Cariplo organizzerà proprio a Milano.

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