Lo dice Alleanza contro la povertà in Italia. Il coordinatore Gori: «Serve un cambio di marcia nel contrasto alla povertà».
di Umberto Mazzantini
L’Alleanza contro le povertà in Italia, una coalizione di associazioni, sindacati e organizzazioni ed il suo coordinatore, Cristiano Gori, dell’Università Cattolica di Milano danno un giudizio durissimo su quello che il governo ha presentato come sperimentazione del Sostegno per l’inclusione attiva (Sia). In un’intervista a Vita.it dice infatti senza giri di parole che i 120 milioni in tre anni «Sono solo fumo».
Sull’emendamento alla legge di stabilità votato dal Senato, con il quale viene istituito un fondo di contrasto alla povertà finanziato attraverso un prelievo di solidarietà sulle pensioni d’oro oltre i 90 mila euro, pensa così anche Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli: «Si deve registrare una macroscopica discrepanza tra le risorse stanziate e le dimensioni della povertà che dilaga in Italia. Non solo le risorse contro la povertà sono a dir poco esigue, appena 40 milioni all’anno contro i 900 che servirebbero per avviare un progetto come il Reddito di inclusione sociale (Reis) proposto da Acli e Caritas, ma risultano destinate alla sola estensione su tutto il territorio nazionale della nuova carta acquisti. Una cosa senz’altro opportuna ma che da sola non configura minimamente un intervento pianificato e sistematico di contrasto alla povertà’».
L’Alleanza contro la povertà in Italia – di cui fanno parte Acli, Anci, Action Aid, Azione Cattolica Italiana, Caritas Italiana, Cgil-Cisl- Uil, Cnca, Comunità di S. Egidio, Confcooperative, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Federazione Nazionale Società di San Vincenzo De Paoli Consiglio Nazionale Italiano ONLUS, Fio-PSD, Fondazione Banco Alimentare, Forum Nazionale del Terzo Settore, Lega delle Autonomie, Movimento dei Focolari, Save the Children, Jesuit Social Network – dice che per finanziare l’avvio di un piano nazionale contro la povertà è indispensabile «La definizione di un quadro certo ed adeguato di investimenti senza il quale risulterebbe poco realistico immaginare la costruzione di un sistema locale di servizi adeguato alla lotta contro l’esclusione sociale» e Bottalico aggiunge: «Questa costruzione richiede investimenti, sviluppo di competenze e programmazione: gli enti locali, il terzo settore e le Organizzazioni sociali impegnati nel territorio potranno realizzarla solo se riceveranno un’adeguata stima economica e previsionale. Per questo le Acli chiedono a governo e parlamento di operare un deciso cambio di marcia nella lotta alla povertà che sia commisurata alla gravissima emergenza che essa costituisce per il Paese».
La povertà in Italia dilaga e riguarda ormai l’8% della popolazione. Il Piano nazionale contro la povertà secondo l’Alleanza «Dovrebbe contenere le indicazioni concrete affinché venga gradualmente introdotta una misura nazionale, rivolta a tutte le persone in povertà assoluta nel nostro paese, che si basi su una logica non meramente assistenziale ma che sostenga un atteggiamento attivo dei soggetti beneficiari dell’intervento».
Gori in un’intervista a Vita.it spiega il suo giudizio tranchant sulle proposte del governo: «La mia è una valutazione tecnica, non politica. Questo stanziamento non servirà in alcun modo a testare il Sostegno per l’inclusione attiva, ma solamente ad estendere il meccanismo della nuova social card. Che, per carità, è senz’altro una misura utile. Ma chiamiamo le cose con il loro nome: qui non c’è l’ombra di un intervento sistemico e programmatico. Di questo dobbiamo essere consapevoli».
Secondo lui il numero di persone coinvolte sarebbe insignificante perché sono le stesse stime del governo a dire che il Sia per partire avrebbe avuto bisogno di uno stanziamento di almeno 1,5 miliardi. «Stima che noi dell’Alleanza contro le povertà valutiamo invece in 900 milioni. Il Governo mette sul tavolo 40 milioni», dice Gori, che teme che quello del governo letta non sia l’inizio della lotta alla povertà, ma «La fine, assai deludente, di un percorso». Gori conclude ricordando che «Il 2013 è stato l’anno la politica dopo anni ha ripreso a parlare di povertà. Lo hanno fatto i 5 Stelle con la loro proposta di reddito di cittadinanza.
Lo ha fatto il ministro del Welfare Enrico Giovannini istituendo il tavolo del Sia e rilasciando a più riprese interviste sul tema. Lo hanno fatto tutti i grandi organi di informazioni generalista anche sulla sporta dei dati dell’Istat che hanno certificato che il 4.8% della popolazione italiana vive in stato di povertà. Per inciso si tratta di 4,8 milioni di persone. Insomma c’erano tutte le condizioni per affrontare davvero l’emergenza. E invece tutta questa grancassa ha prodotto solo fumo. La delusione è grande».
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