?«È solo un primo passo nella costruzione di uno strumento universale di contrasto alla povertà, è vero. Ma un passo significativo, sul piano culturale e politico, anzitutto. Arrivato dal Parlamento, mi piace sottolinearlo, proprio nel giorno in cui il Papa chiedeva alla politica una maggiore attenzione per i più bisognosi». Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini – di ritorno da Bruxelles dove ha discusso con i suoi omologhi europei proprio di una strategia comune contro la povertà e l’esclusione sociale – rivendica l’importanza dello stanziamento aggiuntivo per le famiglie più in difficoltà, inserito l’altra sera nella legge di Stabilità. (
http://www.avvenire.it/Politica/Pagine/giovannini-sui-poveri-primo-passo.aspx)
Ministro, però 40 milioni di euro l’anno per un triennio sono davvero pochi rispetto a un bisogno calcolato in 6-7 miliardi a regime, con 900 milioni per un primo intervento.
È sbagliato guardare solo agli ultimi 40 milioni, pur importanti. In realtà, noi oggi siamo in grado di mettere in campo per l’inclusione sociale 500 milioni di euro. 50 milioni, infatti, erano già stanziati per la sperimentazione della nuova Carta di inclusione sociale in 12 grandi città (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Venezia, Verona), cui si aggiungono i 170 milioni che vengono dalla riprogrammazione dei fondi europei per il Mezzogiorno. Altri 250 milioni, già in preventivo, finanziano la vecchia Social card, anche se una parte di essi può essere usata pure per la nuova misura. Con gli ultimi 120 milioni di euro nel triennio possiamo intervenire con la Carta di inclusione sociale anche nel Centro-Nord.
Ma si sperimenta il nuovo Sostegno di inclusione attiva o si resta sempre nell’ambito della Social card (quella "vecchia" prevede solo un sussidio di 40 euro al mese, quella nuova, invece, fino a 400 euro per le famiglie con minori e genitore disoccupato o precario)?
In realtà l’una e l’altra cosa, è una transizione. Si mantiene ancora per un anno la vecchia Social card, ma nel frattempo, grazie alla Carta di inclusione sociale avviamo un intervento più consistente introducendo la presa in carico delle persone in stato di bisogno. Sperimentiamo così un primo modello del Sostegno di inclusione attiva, il Sia, che potremmo estendere gradualmente anche grazie agli ulteriori fondi che Regioni e Comuni vorranno mettere a disposizione. Infine, così come il Senato ha aggiunto lo stanziamento di 120 milioni, speriamo che la Camera possa individuare ulteriori risorse per rafforzare il progetto.
Difficile però trovare altre risorse dopo essere già intervenuti con una certa pesantezza sulle pensioni d’oro...
Non sottovaluterei quanto accaduto al Senato. Fino a qualche mese fa non si parlava per nulla di interventi di contrasto alla povertà. Da quest’estate, invece, grazie prima alla proposta di Reis presentata da Caritas e Acli, poi al progetto di Sia messo a punto dal gruppo di esperti di welfare coordinato dal vice ministro Cecilia Guerra, si è aperto un dibattito costruttivo. E martedì molti parlamentari hanno finalmente preso posizione a favore del nuovo intervento, parlando proprio di «passo propedeutico per il Sia».
Intanto l’Ocse ha lanciato l’allarme sui giovani precari, futuri anziani poveri. Che cosa potete fare per evitarlo?
Il problema l’avevamo sottolineato noi stessi da tempo. È chiaro che la prima riposta consiste nell’agevolare la crescita dell’occupazione e la stabilità del lavoro. Sul piano previdenziale, stiamo studiando modalità di totalizzazione dei contributi che permettano, durante le fasi di attività, una contribuzione "ritardata" per coprire i periodi di vuoto.
Concluso l’iter della legge di Stabilità riaprirete anche il dossier pensioni? Ci saranno interventi sull’età pensionabile?
Agire sull’età pensionabile è molto costoso. Stiamo studiando forme di flessibilità per l’uscita dal lavoro che abbiano un impatto minore sui conti rispetto ad alcune proposte parlamentari emerse nei mesi scorsi. Appena pronti presenteremo le proposte alle parti sociali. D’altro canto era uno degli impegni che aveva assunto il presidente del Consiglio al momento dell’insediamento del governo. In sette mesi abbiamo mantenuto diverse promesse, come gli incentivi per l’assunzione di giovani a tempo indeterminato, la semplificazione dell’apprendistato, le correzioni alla riforma del lavoro, l’avvio del reddito d’inserimento e abbiamo aumentato la platea dei "salvaguardati". È nostra intenzione proseguire su questa strada anche grazie alle opportunità che prevediamo di mettere in campo con l’attuazione del piano italiano per la Garanzia Giovani.
Domani l’Istat renderà noti i nuovi dati sull’occupazione, presumibilmente ancora negativi. Quando avremo il primo miglioramento?
Aspettiamo di leggerli i dati prima di commentarli. Dovrebbero arrivare a breve, però, i primi segnali positivi derivanti dalla ripresa del Pil e dagli interventi messi in campo nei mesi scorsi. Noi registriamo infatti oltre 16mila domande di assunzioni di giovani a tempo indeterminato e oltre 12mila di donne e over50, grazie agli incentivi messi a disposizione. Altri arriveranno con la "dote Aspi" per chi assume disoccupati. Numeri relativamente piccoli, certo, ma qualcosa si muove.
Francesco Riccardi