Donne. La giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne è appena passata che dall’Afghanistan arrivano notizie tragiche. Il governo afghano sta studiando la possibilità di reintrodurre “la lapidazione fino alla morte” nei casi di adulterio. Ironicamente, però, la misura sarebbe applicabile sia agli uomini che alle donne. Una parità di genere che di certo nessuno si auspica. Un passo indietro che riporterebbe il Paese all’epoca dei talebani, al governo a Kabul fra il 1996 ed il 2001, quando sono stati allontanati con l’inizio dell’operazione internazionale Enduring Freedom, guidata dagli Stati Uniti.
La bozza di riforma del codice penale, consegnata al ministero di Giustizia da una speciale commissione, ha fatto insorgere i movimenti di difesa dei diritti umani, primo tra tutti Human Rights Watch (Hrw) che ha rivolto un appello al governo di Kabul e ai Paesi che lo assistono finanziariamente “affinché impediscano il ripristino di una misura che riporterebbe le leggi afghane 12 anni indietro, a quando i talebani erano al potere”. In base alla proposta, se un uomo e una donna hanno rapporti sessuali al di fuori matrimoniali possono essere condannati alla lapidazione in un luogo pubblico, come previsto dalla Sharia, la legge islamica. La pena si applicherebbe, ha spiegato Brad Adams, direttore per l’Asia di Hrw, “nel caso in cui una delle due persone coinvolte fosse sposata”. In assenza di situazioni matrimoniali, invece, i responsabili del “reato morale” potrebbero essere condannati a ricevere 100 frustate.
Ma Abdul Raouf Brahawee il direttore dell’ufficio legislativo del ministero che lavora alla riforma della giustizia ha difeso la sua proposta: “Non c’è niente di strano – ha detto al Wall Street Journal – Lo prevede la Sharia”.
Così l’Afghanistan corre verso il fatidico 2014 (ritiro completo degli stranieri) guardando indietro. “La lapidazione ha un grande significato simbolico in questo Paese: è quasi il marchio di fabbrica del regime talebano” ha detto al Wsj Heather Barr di Human Rights Watch. E non è l’unico segnale di ritorno al passato: la proposta, sostiene Barr, si inquadra in un più vasto piano per “smontare” i diritti delle donne salvaguardati (sulla carta) dalla Costituzione. Piano che comprende una recente iniziativa legislativa per diluire in Parlamento la legge sulle violenze di genere.
La verità è che nonostante i passi avanti compiuti dopo la caduta del regime talebano, 12 anni fa, i diritti delle donne in Afghanistan fanno fatica ad essere riconosciuti. Lo scorso maggio il Parlamento ha bocciato una legge contro la violenza sessuale a causa dell’opposizione dei partiti più conservatori che la consideravano contraria alla sharia.
Su questo blog abbiamo raccontato spesso le tristi vicissitudini delle donne in Afghanistan. Un caso che ha colpito molto i nostri lettori è quello di
Sahar Gul, la sposa bambina ridotta in fin di vita dal marito e da alcuni parenti perché non voleva prostituirsi. La ragazzina, che al momento del crimine aveva 15 anni, non ha mai ottenuto giustizia.
I suoi aguzzini sono stati liberati a luglio perché colpevoli solo di “violenze familiari”. (
http://lepersoneeladignita.corriere.it/2013/11/27/lafghanistan-un-inferno-per-le-donne-ora-kabul-ripropone-la-lapidazione-pubblica/)
di Monica Ricci Sargentini