John Ashe (Onu): «Siamo entrati nell'era delle super-tempeste». Mentre dal mondo e dall’Italia arrivano le notizie di nuove catastrofi legate al clima insieme a quelle dell’incuria e dell’ingordigia umana, l’ultima settimana della 19esima conferenza della parti dell’United Nations Framework Convention on Climate Change (Cop19 Unfccc) rischia di passare senza sostanziali passi avanti verso quell’accordo globale che dal 2015 dovrebbe cominciare ad affrontare l’impazzire del clima a livello planetario ed evitare le conseguenze ancora più disastrose del global warming di origine antropica.
E’ stata questa preoccupazione a muovere il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon a rivolgere un duro e accorato appello ai delegati dei Paesi del mondo riuniti a Varsavia. Mentre in Sardegna si contavano i morti di un ciclone mediterraneo, Ban ha detto alla Cop19:«Il mondo non deve cercare più lontano, nella catastrofe delle Filippine, per misurare le conseguenze profonde e pericolose del riscaldamento planetario». Ha poi esortato i negoziatori delle delegazioni presenti a Varsavia a «raccogliere la sfida con saggezza ed urgenza» e ad «aprire la strada ad un accordo vincolante sul clima entro il 2015».
Il segretario generale dell’Onu ha ricordato che «i cambiamenti climatici minacciano le generazioni attuali e future» e, evocando le vittime del super-tifone Haiyan/Yolanda ha osservato che «ovunque nel mondo, le popolazioni fanno ormai fronte alle conseguenze dei cambiamenti climatici. La scienza è chiara, le attività umane sono la principale causa del cambiamento climatico. Non possiamo incolpare la natura. In effetti, le emissioni di gas serra continuano ad aumentare con ripercussioni gravi, pericolose e conosciute da tutti. Quest’anno sono stato in Islanda, dove i ghiacciai si sciolgono ad una velocità fulminea. Se non prendiamo delle misure urgenti immediatamente, presto l’Islanda non avrà più ghiacciai».
Ban ha ricordato anche la sua recente visita nel Sahel, dove è stato testimone delle condizioni climatiche estreme e della catena di devastanti siccità che compromettono lo sviluppo e la sicurezza di un’area che fa da “cuscinetto” tra i Paesi del Mediterraneo e l’Africa subsahariana. Il segretario è stato dunque molto diretto coi delegati della Cop19 di Varsavia: «Ciascuno di noi porta una responsabilità capitale. Dobbiamo raccogliere queste sfide con saggezza ma urgentemente e con la volontà di lottare contro i cambiamenti climatici». Ban ha detto però di essere «Profondamente preoccupato davanti all’insufficienza degli sforzi, anche se considerevoli, sviluppati dalla comunità internazionale per mantenere l’aumento delle temperature mondiali al di sotto dei 2 gradi Celsius in rapporto ai livelli pre-industriali».
Mentre le delegazioni della Cop19 hanno (ri)convenuto di finalizzare un accordo climatico globale entro il 2015, il segretario generale dell’Onu ha chiesto loro di promuovere un’azione in 4 settori: ratifica rapida ed universale del secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto; aumento del finanziamento sostenibile, in particolare del Green Climate Fund; la messa a punto di un programma di azione globale per affrontare la sfida climatica; porre solide fondamenta per l’accordo del 2015.
«Avere successo a Parigi significa fare progressi sostanziali a Lima. Questo vuol dire che Varsavia deve servire da trampolino», sottolineando che la confusa Cop19 di Varsavia deve aprire la strada ad una più concreta Cop20 in Perù nel 2014 ed alla “definitiva” Cop21 del 2015 in Francia.
Ban Ki-moon ha detto che convocherà per il 23 settembre 2014 un summit mondiale di alto livello sul clima a New York alla vigilia dell’Assemblea generale dell’Onu e ha spiegato che «Questa riunione punta a completare il processo in corso sotto l’egida dell’Onu ed ad essere un “summit delle soluzioni”, non una sessione negoziale. Sarà un contributo supplementare al processo di negoziazione in corso».
Ban ha concluso esortando i Capi di Stato e di governo, gli imprenditori e la società civile, che saranno invitati al summit Onu, ad annunciare «misure audaci ed innovatrici. Abbiamo bisogno della vostra leadership politica in questo momento cruciale. Vi esorto a pensare in termini di eredità. Lasciate che lavoriamo insieme… per rendere questo mondo migliore per tutti. Lasciate che plasmiamo l’avvenire, il nostro futuro pulito per le generazioni future e per un pianeta Terra ecologicamente sostenibile».
Alla Cop 19 è intervenuto anche il presidente dell’Assemblea Generale dell’Onu, John Ashe, che ha esortato i negoziatori ad essere realistici: «Non potete permettervi di ignorare la dura realtà che la sfida del cambiamento climatico comporta: dobbiamo impegnarci per lo sviluppo sostenibile per tutti. Siamo entrati nell’era delle super-tempeste e le tragedie umane e devastazioni che tali tempeste e tifoni portano fanno parte del nostro linguaggio quotidiano. Tuttavia, in questa sala non dobbiamo mai abituarci a questo. Qual è la possibilità di focalizzarci sulla realizzazione di posti di lavoro, mezzi di sostentamento, istruzione e assistenza sanitaria, se una tempesta – o forse le future super tempeste – spazzano via tutto in poche ore? Noi, tutti noi in quest’aula, che rappresentiamo la famiglia delle Nazioni Unite, dobbiamo raggiungere un accordo entro il 2015. Il tempo stringe. E’ giunto il momento per i governi di alzarsi in piedi e dire: “Sì, lo faremo. Sì, faremo qualcosa. Agiremo. Non domani, non la prossima settimana, ma proprio qui. Oggi”. I recenti eventi catastrofici hanno reso ancor più evidente che occorre intervenire. Richiedono misure energiche e una visione che vada ben oltre il solito atteggiamento politico, con una volontà di guardare al di là di particolari interessi ristretti e concentrarsi invece sul bene comune per tutti».
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