Misurare il valore del Terzo Settore bolognese, non soltanto in termini numerici ed economici, ma anche per quanto concerne la capacità dei soggetti del volontariato, dell’associazionismo e della cooperazione sociale di generare capitale sociale, solidarietà e consapevolezza. È questo l’obiettivo della ricerca
"Il Terzo Settore a servizio della comunità: il capitale sociale non va in Svizzera", condotta dagli studiosi Davide Conte e Natascia Nuzzo.
A promuovere l’ambizioso progetto, accanto alla Provincia di Bologna, il Forum del Terzo Settore provinciale, organismo di confronto, rappresentanza e coordinamento, che, a livello bolognese, riunisce 30 organizzazioni, tra volontariato, associazionismo di promozione sociale e cooperazione sociale.
"Quella di 'capitale sociale' è un'espressione che sintetizza le variabili di una comunità in grado di modificare mercato e istituzioni"- spiega il Portavoce del Forum, Luca De Paoli - “Ovviamente, come tutti i capitali, anche il capitale sociale può produrre ulteriore ricchezza ma, unico nel suo genere, non può essere esportato in nessun paradiso fiscale, perché fortemente radicato sul territorio. Da qui il curioso titolo della nostra ricerca”.
E i numeri presentati, in effetti, parlano chiaro e ci raccontano di un settore fortemente radicato e articolato sul territorio, in grado di produrre valore economico, ma anche di promuovere innovazione e coesione sociale.
Nella sola provincia di Bologna, infatti, operano migliaia di organizzazioni no profit. Limitandosi alle forme giuridiche più diffuse, nel 2011 si contavano 983 associazioni di promozione sociale, 630 organizzazioni di volontariato e 158 cooperative sociali. Mediamente ogni organizzazione no profit può contare su 13 dipendenti full-time e 8 part-time, a cui si aggiungono 3 ulteriori collaboratori retribuiti. Oltre 8500 i lavoratori della cooperazione sociale, che producono più di 350 milioni di euro l’anno e raggiungono ben 51.000 cittadini bisognosi.
Ma il dato davvero straordinario riguarda la capacità di tutte le realtà no profit di moltiplicare le energie, attivando, attraverso il volontariato, risorse originali e aggiuntive proprie dei cittadini, dei giovani, delle famiglie, della società civile organizzata. Per ogni istituzione no profit presa in esame, infatti, operano mediamente 342 volontari sistematici e 124 occasionali, totalizzando circa 37 milioni di ore di volontariato, per un volume economico prodotto pari a 528 milioni di euro.
Numeri di grande rilievo, peraltro probabilmente sottostimati, che tuttavia mettono in evidenza solo una faccia del valore reale del Terzo Settore, che – come illustra la ricerca attraverso analisi e interviste – offre il proprio contributo principale alla comunità sotto il profilo della produzione di beni intangibili e di coesione sociale.
"Quello che emerge dalla ricerca è una grande ricchezza di esperienze, che trova nelle istituzioni bolognesi, nelle imprese e nei cittadini terreno fertile per portare a compimento un progetto di cambiamento nelle relazioni e quindi un progetto di comunità" - spiegano i promotori, Luca De Paoli, per il Forum, e Giuliano Barigazzi, per la Provincia, nella nota introduttiva alla ricerca. "Occorre però dare nuovo impulso e slancio a questo processo, ricapitalizzando le relazioni e pensando sempre più alle politiche sociali non solo come politiche pubbliche, ma come politiche dell'intera comunità".
Per far ciò occorre innanzitutto che i vari soggetti dialoghino tra di loro e imparino a conoscersi, perché i diversi imprinting e le diverse attitudini si trasformino in vantaggio. "La ricetta per continuare in questo percorso di perpetua crescita – spiega uno dei curatori della ricerca, Davide Conte – è fatta di quattro ingredienti: relazionarsi, creare strumenti adeguati e progetti condivisi e, soprattutto, prestare maggiore attenzione al riconoscimento delle valenze anche economiche del Terzo Settore". (
http://www.bandieragialla.it/node/20912)
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La ricerca è disponibile online sul sito della Provincia