Ad un anno dal Forum di Milano, la solidarietà e cooperazione internazionale è ancora una priorità nell’agenda di questo Governo? La pace, soprattutto nel Mediterraneo e nel vicino Oriente, è davvero al centro della politica estera italiana? Il 2014 alle porte non indica percorsi strategici in questa direzione.
La comunità internazionale deve affrontare emergenze umanitarie gravissime e sostenere processi di pacificazione in aree di crisi, laddove per lungo tempo ha scelto di impegnarsi prevalentemente con la presenza militare. Il periodo imminente che seguirà il ritiro delle forze ISAF dall’Afghanistan può essere devastante, se non si rafforza il sostegno alla costruzione di una vera democrazia. A Kabul i processi in atto di affermazione dei diritti e della forza del dialogo sono oggettivamente fragili.
Occorre individuare subito misure efficaci per sostenere i media indipendenti,le donne,cui i talebani vogliono negare istruzione e cittadinanza attiva, l’educazione e formazione dei ragazzi, sempre più spesso reclutati per le azioni terroristiche. In questi anni, le ong italiane hanno potuto realizzare iniziative di emergenza e di formazione utilizzando i fondi ‘stornati’ dal budget delle missioni militari all’estero, che, con il prossimo ritiro dei contingenti, sarà cancellato.
Per questo oggi bisogna dare dignità diretta e certezze di lungo periodo all’azione della società civile in aree di crisi. Il conflitto in Siria ha assunto un carattere Mediterraneo. I profughi che in vario modo riescono giorno dopo giorno ad uscire dal Paese non varcano più soltanto i confini di Libano e Giordania, stanno popolando le città e i villaggi iracheni e kurdi, arrivano in Sicilia passando per l’Egitto.
Le potenze europee, i francesi e i tedeschi soprattutto, dialogando con Turchia e Quatar, sono ancora a discutere su come investire un fondo comune unitario a favore di quella che si ritiene la ‘vera opposizione ad Assad’. L’intervento di emergenza per la popolazione non prevede la scelta dei destinatari in base alle indicazioni di parte: i codici etici delle organizzazioni umanitarie hanno nell’imparzialità dell’aiuto il vincolo condiviso.
Le organizzazioni italiane impegnate per i profughi e cittadini siriani chiedono che si decida subito quanto investire nella Legge di Stabilità sul capitolo umanitario, per essere immediatamente operativi. L’impegno ufficiale dell’Italia è per 38 milioni di euro:per la fine dell’anno è prevista una prima tranche di 21 milioni, in gran parte indirizzati ai campi profughi. Seguirà poi un’ ulteriore destinazione per altri 17 milioni nei primi mesi del 2014, a valere sulla seconda parte del decreto per le missioni militari, collegato alla presenza in Libano.
Questi fondi devono essere destinati ai progetti delle ong sull’emergenza umanitaria,senza l’intermediazione delle Agenzie, valorizzando i processi di relazione tra persone e comunità:è così, in Siria come in Afghanistan, che si costruiscono ‘ponti di pace’. (
http://www.arciculturaesviluppo.it/blog/2013/11/07/la-siria-non-puo-attendere-a-lungo-lo-storno-dei-fondi-dal-decreto-missioni-militari-allestero/)