A un mese dalla tragedia di Lampedusa, il responsabile del settore internazionale di Libera analizza il fenomeno e le sue connessioni con la criminalità organizzata, “che specula a tutto tondo” sulla vita dei profughi. "Le mafie nordafricane pagano il pizzo a quelle siciliane".
Roma. “La tragedia di Lampedusa è il risultato della legislazione di chiusura che condanna alla clandestinità. L’immigrazione in sé e per sé è pulita, ampia, un fenomeno naturale. Ma più le leggi sono restrittive, più le mafie ringraziano”. L’analisi è di padre Tonio Dell’Olio, responsabile del settore internazionale di Libera, che ricostruisce per Redattore Sociale, a un mese dalla strage dei profughi, il quadro di come la criminalità organizzata gestisce il fenomeno migratorio. “Le mafie nordafricane pagano il pizzo alle mafie siciliane per gli sbarchi. Di questo non si parla mai, perché l’opinione pubblica è accecata dalla tragedia. Allora non si pensa al giro dei falsi passaporti, dei falsi permessi di soggiorno per i migranti che arrivano in aereo e le richieste di lavoro falsificate”. C’è poi il giro dell’accoglienza e dell’assistenza: “Alcuni servizi in Sicilia sono consentiti dalla mafia”. Infine il giro degli avvocati: “Quando sbarcano i richiedenti asilo, ci sono file di legali pronti come sciacalli a accaparrarsi le pratiche di domanda d’asilo”. Insomma, “dove c’è da lucrare, la mafia specula a tutto tondo”. E allargando l’analisi, c’è da considerare anche i Cie, dove “le gare d’appalto sono tutt’altro che trasparenti, con il risultato che le diarie sono altissime e le condizioni di vita dei trattenuti pessime”.
Continua dell’Olio: “E’ l’ipocrisia che ci porta a rivedere la Bossi-Fini per i richiedenti asilo. E a non chiederci da cosa scappano tutti gli altri. La risposta è la fame. Ma la fame è causata comunque dalle guerre ‘nascoste’. Nessuno parla dei cosiddetti ‘migranti climatici’, che fuggono dalla desertificazione che è causata dall’inquinamento. L’Africa non ha goduto per l’industrializzazione ma ne ha subito le peggiori conseguenze. E poi quando gli africani scappano noi li respingiamo. Così si sommano ingiustizia e ipocrisia, ma quello che manca è un’analisi approfondita”.
“A un mese dalla tragedia di Lampedusa - continua -, l’attenzione dell’opinione pubblica è ancora alta e c’è una buona consapevolezza, ma il problema è capire quanto durerà l’effetto dei morti. Fortress Europe sono anni che conta le vittime del Mediterraneo, eppure non ha destato mai scalpore. E questo non è confortante”.
Padre Dell’Olio appoggia la proposta lanciata da più parti di aprire un corridoio umanitario: “E’ l’unica soluzione”, dice. E infine fa una considerazione sulla Commissione parlamentare antimafia (che ha appena eletto presidente Rosy Bindi): “Ha ragion d’essere solo se avrà il coraggio di occuparsi non solo delle mafie tradizionali, ma anche dell’usura, del riciclaggio di denaro sporco di quella che è la più grande industria italiana e oltrepassando i confini del paese per colpire le ‘new global mafias’, ovvero la finanza mafiosa e le mafie globali. Altrimenti si limiterà a fare un buon lavoro, ma non aprirà la questione delle grandi organizzazioni. Ci auguriamo che la Bindi si circondi di persone all’altezza di fare questo”. (ab) (
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