Per Edmund Phelps, economista e premio Nobel, il compito futuro delle istituzioni culturali sarà quello di professionalizzare culture wiki e avviare al mercato (o al no profit) iniziative locali sorte spontaneamente in contesti magari periferici.

Innovazioni di prossimità possono creare lavoro, sfida e mutamento? Come finanziare l'impresa culturale? Queste la domande cui la rivista Doppiozero, evolutasi in incubatrice di impresa, prova a rispondere con l'iniziativa cheFare, giunta alla seconda edizione. In palio un premio di 100mila euro destinato al progetto più innovativo e capace di intrecciare cultura e comunità, mercato e costruzione di reti sociali (ma il bando è aperto anche a iniziative no profit).

Il tema della sostenibilità economica ha particolare importanza in rapporto alle discipline umanistiche, tradizionalmente meno sfruttabili in termini di mercato: si tratta di immaginare vie economiche alla loro sopravvivenza in un momento in cui gli investimenti pubblici arretrano.

Il bando 2013 di cheFare, appena varato e disponibile qui, si basa su principi in linea con gli sviluppi recenti dell'economia della cultura: collaborazione, condivisione, ricerca e racconto. Il tentativo è indagare i diversi modi di creare valore sociale e culturale attraverso forme inedite di condivisione.

Parliamo molto di "innovazione culturale". Al tempo stesso (in Italia) la spesa sociale appare fortemente squilibrata a danno delle politiche di sviluppo e dunque della redistribuzione intergenerazionale. Assistiamo inoltre a una trasformazione radicale dell'industria culturale: il "mercato di massa" quale abbiamo conosciuto sinora, articolato nella rigida contrapposizione tra produttori e consumatori, va declinando per cedere a forme più duttili e partecipative di "consumo", in larga parte ancora da decifrare.

"Lanciamo la seconda edizione di cheFare", scrivono gli organizzatori, "perché una volta sola non sempre basta: ci sono quelli che ne vogliono ancora, quelli che non hanno capito, quelli che non si sono giocati al meglio le loro carte e quelli che al primo giro guardavano da un'altra parte. Perché l'esperienza dello scorso anno ci ha insegnato molte cose: prima di tutto la quantità e qualità di idee e progetti che girano per la penisola, elaborati da chi continua ad avere a cuore il benessere proprio e di chi gli sta attorno. E il benessere senza cultura cos'è? Uno stato di salute medico o un certo livello economico, probabilmente. Ma senza vita nel cuore. Molti, troppi lamentano di brancolare nel buio e che non comprendono la molteplicità del mondo che ci circonda. Anche a loro è rivolta la nostra azione. Vogliamo che vedano bene cosa succede, come si balla sul mare in burrasca quando si prova a farlo".

Alcune esempi di progetti vincenti dalla precedente edizione di cheFare. Il progetto che ha ottenuto il finanziamento, "Lìberos", puntava alla costruzione di una rete sociale condivisa da scrittori, editori, librai, biblioteche, associazioni culturali, festival e altri professionisti dell'editoria sarda. Un social network on-line e offline cui si è parte in virtù di una comune appartenenza culturale e territoriale. Con la (torinese) "Casa del Quartiere di San Salvario" si intendeva dare vita a un laboratorio di attività sociali e culturali che coinvolge associazioni, cittadini, gruppi informali, operatori artistici e culturali nell'attività di uno spazio aperto e multiculturale: caffetteria, ciclofficina, co-working, banca del tempo, sportelli informativi e spazi di ascolto. "Custodi" (progetto dell'associazione Sassiscritti) proponeva invece un itinerario di rassegne di poesia e musica in borghi spopolati dell'Appennino tosco-emiliano, chiamati a riprendere vita con la partecipazione degli stessi abitanti. (http://www.huffingtonpost.it/michele-dantini/impresa-culturale-e-terzo-settore-in-arrivo-un-bando-per-il-progetto-piu-innovativo_b_4189077.html)

Michele Dantini. Storico dell’arte contemporanea, critico e saggista.

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