Una buona notizia, una novità.
CheFare oggi riapre i battenti. Per il secondo anno di fila proponiamo questo
strumento di ricerca, dibattito e finanziamento dedicato ai nuovi modi di far cultura in Italia. Da oggi, quindi, iniziamo a raccogliere i progetti per il premio da 100.000 euro.
Con la prima edizione abbiamo imparato che si stanno diffondendo sempre più modi diversi di creare valore. Nel momento in cui le convenzioni che stanno dietro all'economia sono in difficoltà, ecco che gruppi, singoli, imprese e movimenti si attivano per generare e mettere in circolo valore sociale e culturale. Il valore delle buone idee ora si trova anche nel consenso che queste riscuotono nei pubblici produttivi, tra le comunità e i territori. L'industria culturale tradizionale, fondata sul consumo di massa, fatica a interpretare adeguatamente le esigenze e le aspirazioni delle persone e delle comunità nell’accesso alla cultura. Per questo è necessario immaginare nuove formule basate sulla creatività, l’innovazione, la collaborazione. È da questa situazione che nascono pratiche diverse, molteplici, sperimentali, ancora tutte da esplorare. Modi di pensare e agire la cultura che spesso si muovono negli interstizi lasciati incustoditi dagli attori più tradizionali e sono portate avanti da coloro che non hanno paura della tecnologia e capiscono invece - o più semplicemente "sentono" - che si tratta di un mezzo e non un fine. Un tavolo di lavoro per assemblare collettivamente narrazioni e visioni.
Con cheFare abbiamo incontrato realtà che sono in grado di fare rete per provare a forzare i limiti dell'esistente, per lanciare sonde verso lo spazio ignoto del futuro. Quello che sta portando avanti
Lìberos, vincitore della prima edizione di cheFare, ci ha confermato che 100.000 euro sono un contributo fondamentale per dare la carica alle buone pratiche. Allo stesso tempo, all'alba di questa seconda edizione abbiamo una certezza ancora più forte: che il premio è anche uno strumento per chiamare fuori dal bosco le creature meravigliose dell'innovazione culturale. Per riunirle attorno al fuoco e farci raccontare le loro storie. Doppiozero è nato anche per questo.
Lanciamo la seconda edizione di cheFare perché una volta sola non sempre basta: ci sono quelli che ne vogliono ancora, quelli che non hanno capito, quelli che non si sono giocati al meglio le loro carte e quelli che al primo giro guardavano da un'altra parte. Perché l'esperienza dello scorso anno ci ha insegnato molte cose: prima di tutto la quantità e qualità di idee e progetti che girano per la penisola, elaborati da chi continua ad avere a cuore il benessere proprio e di chi gli sta attorno. E il benessere senza cultura cos'è? Uno stato di salute medico o un certo livello economico, probabilmente. Ma senza vita nel cuore.
Molti, troppi lamentano di brancolare nel buio e che non comprendono la molteplicità del mondo che ci circonda. Anche a loro è rivolta la nostra azione. Vogliamo che vedano bene cosa succede, come si balla sul mare in burrasca quando si prova a farlo.
Vogliamo contribuire a creare altro spazio, spazio in più; perché siamo parte in causa e organizzare cheFare è un modo di definire i contorni di un problema e cercare di risolverlo. Perché il crowd, la folla, non è una massa anomica e afasica ma è composta da soggettività in relazione tra loro che si muovono, pensano, agiscono. E noi siamo parte di queste reti di comunità. Siamo un'associazione non profit che tutti i giorni promuove la cultura in varie forme, ma sempre liberamente.
Vogliamo raccontare l’innovazione già in corso e quella possibile, prossima e futura. Raccontare fa bene. Aiuta a farsi capire, e a capire meglio se stessi. Come aveva compreso Walter Benjamin, le esperienze si comunicano di bocca in bocca. Ed oggi questo meccanismo è sempre più diffuso e reticolare. La centralità delle tecnologie sta facendo emergere forme d’intelligenza nuova. Alla tradizionale metis, la forma di astuzia fondata sul saper fare, s’aggiunge l’empatia, diventata grazie ai social network un potente mezzo di accrescimento relazionale e del sapere tout court. “Chi siamo noi”, si chiedeva Calvino, “chi è ciascuno di noi se non una combinatoria d’esperienze di informazioni, di letture, di immaginazioni? Ogni vita è una enciclopedia, una biblioteca, un inventario d’oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili”. (
http://doppiozero.com/materiali/editoriale/chefare2-100000-euro-la-cultura)