Sviluppo insostenibile. Accordo del governo britannico per due nuovi reattori targati EDF: dichiarazioni dal sapore populista per non abbandonare l’opzione nucleare...

La strada atomica non sembra volersi chiudere nel cuore del Vecchio Continente. A testimoniarlo le parole di Ed Davey, segretario all’Energia del governo di David Cameron, riportate dal quotidiano The Indipendent, e soprattutto un accordo firmato col colosso francese dell’energia EDF. L’intesa, che ha acceso numerose discussioni nel Regno Unito, anche per i costi lievitati recentemente di 2 miliardi di sterline sul preventivato, contempla la costruzione di due nuovi reattori nel sito della centrale atomica di Hinkley Point, un vecchio impianto collocato presso la città di Bridgwater, nel Somerset, di cui era prevista la chiusura nel 2016. A EDF e i suoi partner cinesi (le società statali Cgnpc e Cnnc, che partecipano con una quota del 30-40%) andranno, qualunque sia allora il prezzo di mercato prevalente, 92,50 sterline per megawattora di energia elettrica per 35 anni dall’inizio della produzione, che dovrebbe partire nel 2023.

Deciso a sostenere l’operazione come un grande affare per gli inglesi, Davey ha usato parole dal sapore fortemente populista per perorare la propria causa: «Se le persone a casa vogliono essere in grado di continuare a guardare la televisione, accendere il bollitore e beneficiare di energia elettrica, dobbiamo attuare questi investimenti. È essenziale per mantenere le luci accese e dare forza al business britannico». Aggiungendo che ciò creerebbe 25 mila posti di lavoro.

Il rischio maggiore è quello che, per calcolo economico, la via nucleare torni a farsi frequentata. Secondo Davey, infatti, le 92,50 sterline/MWh sono competitive rispetto i costi d’esercizio di fonti energetiche più pulite e senza rischi, e scenderanno se il programma procederà alla realizzazione di un secondo impianto nel Suffolk. Il prezzo dell’energia eolica offshore (in mare) è in caduta ma ancora fermo a 155 sterline/Mwh, e quello onshore (a terra) a 100 sterline/Mwh, in discesa a 95 solo nel 2018; i grandi parchi solari spuntano le 125 sterline/Mwh, mentre l’idroelettrico resta più competitivo, a 95 sterline/Mwh. A far meglio sarebbero solo le centrali a carbone e gas (tra le 55 attuali e le 74 sterline/Mwh del 2023, secondo Bloomberg).

Tuttavia in questi costi non è naturalmente valutato il vantaggio ambientale rispetto a tutte le altre opzioni e il mancato pericolo di incidenti atomici che le rinnovabili garantiscono. (http://www.valori.it/energia/uk-l-energia-populista-nucleare-6859.html)

Corrado Fontana, fontana@valori.it

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