L'Ordine di Roma lancia una nuova figura professionale. L’ingegnere? Si cimenta nel no profit. A segnare la svolta, attraverso l’introduzione di una nuova figura professionale, è l’
Ordine degli ingegneri della Provincia di Roma che ha da poco introdotto la novità: un professionista che avrà la funzione di valutare la fattibilità e la realizzazione di progetti legati al business etico.
L’idea nasce da una necessità concreta riscontrata in questi anni. Il terzo settore è infatti un player fondamentale nel mercato economico italiano. In Italia, basandosi sui dati diffusi dall’Istat, esistono oltre 235mila organizzazioni no profit, ripartite tra fondazioni, Onlus, associazioni cooperative ed Ngo. Un vero e proprio mondo a cui appartengono quasi 500mila lavoratori e ben 4 milioni di volontari che fungono da pilastro del settore. Questa organizzazione ha però i suoi punti dolenti: la realtà del no-profit italiano risulta infatti molto frammentata e spesso poco strutturata in quanto spesso si basa, principalmente, sulla “buona volontà” dei volontari che ne fanno parte. Ciò porta questo settore a scontrarsi con problemi frequenti quali la limitatezza delle risorse, la scarsa programmazione, l’insufficiente analisi di costi e benefici oltre che rapporti non sempre idilliaci con la Pubblica Amministrazione.
La figura dell’ingegnere per il no profit servirebbe perciò a ridurre e minimizzare queste inefficienze, attraverso un’analisi più strutturata dei diversi contesti. Una figura cioè in grado di razionalizzare ed ottimizzare i processi, diminuendo in questo modo gli sprechi. «L’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma – commenta il presidente dell’Ordine Carla Cappiello – è il primo Ordine in Italia a iniziare un percorso di questo tipo. Fino a questo momento – precisa il presidente – vi sono state solo esperienze di collaborazione professionale tra ingegneri e mondo del no-profit» ma mai una figura dedicata.
L’idea sembra perciò essere lungimirante in quanto mostra un profondo ripensamento del terzo settore. Introduce, e in qualche modo “formalizza”, la necessita di cominciare a pensare anche questo ambito in modo più strutturato e pragmatico superando la scissione che si è creata negli anni tra profit e no profit e che ha posto molte volte i due concetti in antagonismo. «Bisogna promuovere – continua la Cappiello – una cultura imprenditoriale, che non riguardi solo le cooperative, ma anche le altre strutture, ricercando capitale umano, manager e addetti, nel “settore profit”. E’ necessario utilizzare anche per il no-profit italiano “strategie d’impresa” e professionisti competenti” in grado di valorizzare il patrimonio costruito in questi anni. Pertanto – prosegue la Cappiello- chi meglio di un ingegnere può lavorare, grazie alla sua formazione, in base a criteri di efficacia ed efficienza per raggiungere risultati importanti, ottimizzando le risorse disponibili? Le imprese sociali – infatti – nelle loro diverse forme giuridiche – pur non essendo finalizzate alla realizzazione di utile economico, sono imprese a tutti gli effetti e necessitano delle stesse figure gestionali di ogni altra organizzazione» .
L’idea di istituire questa figura nasce proprio per volontà di Carla Cappiello, che ha istituito una commissione tematica, finalizzata a raccogliere l’esperienza nel mondo del no-profit, promuovendo la reciproca conoscenza tra ingegneri e terzo settore. La Commissione degli Ingegneri per il no- profit è poi coordinata dall’ing. Paolo Andreizzi, da anni impegnato professionalmente nel settore.
Per riuscire poi a istituzionalizzare questa figura L’Ordine si muoverà in due direzioni: da una parte attraverso l’organizzazione di corsi di formazione ad hoc sulle tematiche relative all’ambito e dall’altra grazie alla pianificazione di incontri con alcune realtà del terzo settore per cominciare a creare un’interazione più duratura tra i due settori, promuovendo così anche la nuova figura.
C’è poi un secondo aspetto che merita di essere sottolineato: l’introduzione di una nuova figura professionale permetterà a giovani ingegneri di confrontarsi con il mondo del sociale, offrendo una valida alternativa a percorsi di carriera più classici. Il mondo del “sociale” rappresenta infatti uno sbocco a cui anche i giovani ingegneri possono aspirare, mettendo così a disposizione le loro conoscenze, per realizzare modelli più produttivi e razionali all’interno di quest’area.
In questo ambito anche il Politecnico di Milano ha fatto, negli ultimi anni, grandi passi avanti recependo la sfida di un mondo che sta cambiano, in cui le risorse necessitano di essere integrate e le competenze devono essere scambiate per poter creare un beneficio per molti. Nel 2004 è infatti nata l’associazione no-profit
“Ingegneri senza Frontiere” (ISF-MI) per volontà di alcuni ex-studenti provenienti da diversi percorsi accademici, accumunati però da forti esperienze nell’ambito della cooperazione e dello sviluppo con l’obiettivo di trasferire le competenze acquisite anche nell’ambito no profit. Grazie a questa associazione numerosi studenti del Politecnico di Milano possono vivere un’esperienza in ambito sociale, ponendo a disposizione di questo mondo le competenze acquisite, ricevendo, in cambio, una profonda crescita umana. (
http://www.eticanews.it/2013/10/lingegnere-porta-lefficienza-nel-no-profit/)
Elisabetta Baronio