Quella che state per leggere è sicuramente la bella storia di un’Italia che non molla, che va oltre quello che fa il governo e prova da sé a trovare delle soluzioni per difendere il made in Italy. Ma è anche la brutta storia di un’Italia che seppure in crisi, anziché difendere i propri prodotti esclusivi e partire da questi per risollevare la propria economia, preferisce svenderli solo con l’apparente motivo di guadagnare di più.

Per contrastare questo stato di cose e difendere l’artigianalità del proprio lavoro, 37 operai di Botticino, in provincia di Brescia (famosa assieme a Carrara per il suo marmo unico) riuniti nella Cooperativa Valverde, hanno dato vita a VRPS (acronimo sta per Valverde Robotic Processing System) che rappresenta un processo di lavorazione che si pone l’obiettivo di salvare la qualità artigianale e l’esclusività di un prodotto unico nel nostro Paese. In che modo?

A spiegarlo è Fabio Bonardi, presidente della Cooperativa che raggiungiamo al telefono:

“Grazie a VRPS riusciamo a potenziare, automatizzandone alcuni processi, un sistema di lavoro artigianale della lastra che consiste in retinatura, resinatura e successiva lucidatura. I movimenti della macchina simulano quelli degli artigiani della cooperativa Valverde e riescono a creare un prodotto unico”.

“Perché deve sapere”, dice senza nascondere la rabbia mista a delusione “che in Italia non facciamo altro che vendere i blocchi di marmo all’India, alla Cina e ad altri Paesi che lo lavorano nel loro Paese. Diamo loro la materia prima, l’unica disponibile e di pregio perché la trasformino nel loro territorio approfittando del costo più basso della manodopera.

Ormai tutte quelle operazioni che prima venivano eseguite manualmente vengono fatte con dei macchinari che sono presenti praticamente ovunque in tutti i Paesi, ma che non garantiscono la stessa qualità artigianale. Con VRPS noi abbiamo creato un sistema automatizzato con una tecnologia di lavorazione artigianale tipica di questa zona, pertanto esclusiva”.

L’obiettivo dei lavoratori è di spingere perché tutta la produzione del marmo venga fatta in Italia:

“Se noi facessimo così, costringeremmo Cinesi e Indiani a comprare il marmo di Carrara o Botticino come tale, nella sua unicità e lavorato dalle nostre parti, come prodotto finito che fa sì che questo sia unico. E in questo modo potremmo anche alzare il prezzo perché quello che venderemmo è un prodotto non riproducibile”.

Se vi state chiedendo perché questo avvenga la risposta è ovviamente di natura economica. Ancora una volta è Bonardi a entrare nel dettaglio.

“A vendere le lastre di marmo non lavorato sono i proprietari delle cave che così facendo guadagnano di più e danno il prodotto in maniera più semplice e immediata. Così facendo, non c’è bisogno di assumere persone, avviare industrie. Ma questo è un errore di fondo: chi vuole il marmo di Carrara e sa la sua unicità è disposto a pagarlo di più. Questo significa che dalle nostre montagne che continuiamo a scavare, guadagnano gli intermediari e invece il marmo italiano è un bene di tutti”.

Il sistema inventato dai 37 soci della cooperativa oltre a salvaguardare il made in Italy con un prodotto non replicabile da altri, abbassa i costi, il consumo energetico, e soprattutto premette di salvare il lavoro degli operai e la produzione di valore del territorio. Territorio che, però, a detta di Bonardi, finora non ha fatto poi molto.

“Il Comune guadagna circa 3 milioni di euro dalle cave, ma a parte questo non ci ha agevolato nel nostro lavoro. A breve ci sarà il rinnovo dei contratti delle cave (assegnati per lotti ogni 10-12 anni) spero che l’Amministrazione comunale, al momento di redigere i bandi, tenga conto del nostro impegno e del nostro lavoro”.

Quanto a VRPS, per tirare le somme e fare un po’ di conti è ancora presto visto che il sistema è partito da poco, ma “l’interesse da parte degli operatori di settore c’è stato. Speriamo sia solo il primo passo affinché i clienti terzi comprino il Botticino direttamente da noi”. (http://nuvola.corriere.it/2013/10/20/6826/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=6826)

di Cristina Maccarrone
twitter@cristinamacca

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