Pluralismo economico e delle idee, spazio pubblico, affermazione dei diritti per rifondare il welfare e ripensare la democrazia. Un conflitto tra capitale e democrazia che dura da due secoli con alterni risultati e che può condurre, come è accaduto nel Novecento, a totalitarismi e autoritarismi. «Anche oggi – ha esordito Jaean-Louis Laville, sociologo e economista, nella sua Lezione Magistrale tenuta nella Sala A della Terza Torre della Regione Emilia-Romagna, a Bologna – questo rischio esiste, ma ci sono anche le risorse per evitare questo esito e sono le strade della solidarietà, della reciprocità, del dono».

Laville ha richiamato Jurgen Habermas, la sua enunciazione che la democrazia non è data solo dalla buona salute delle istituzioni pubbliche, ma dalla esistenza e dalla vitalità degli spazi pubblici; e Karl Polaniy e la sua critica alla cosiddetta “naturalità” della società di mercato alla quale viene opposta una idea del mercato incardinato in un sistema di relazioni e di valori.

Anche l’ideologia del progresso come regolatore “naturale” delle società e limitatore automatico delle diseguaglianze viene messo in discussione da Laville: «Sono modelli stanchi – ha detto –: le crisi ricorrenti dagli anni Settanta del Novecento a oggi lo dimostrano. Anche l’affermarsi della visione ecologista e l’irrompere del femminismo nello spazio pubblico, portando in luce e all’attenzione generale temi a lungo ignorati, mettono in evidenza la crisi dello Stato patriarcale e di ideologie come quella del progresso. Oggi – ha proseguito Laville – quei movimenti si sono spesso frammentati, territorializzati, ma hanno dato vita a esperienze che propugnano e praticano modi alternativi di vivere e di fare economia».

Non più solo Stato e mercato come grandi protagonisti della vita sociale, ad esempio, dei Paesi europei, ma esperienze concrete che avvengono nello spazio pubblico e che rigenerano, rifondandola, l’idea stessa di solidarietà.

«Con la crisi economica – ha osservato Laville – si affermano nuove forme di associazionismo legate alle tematiche dell’inclusione; non solo: entra in crisi l’ideologia del new public management, quell’idea per cui il pubblico deve trovare efficienza attraverso il contenimento dei costi senza troppo curarsi di cosa questo provochi nella sfera sociale».

In campo, per Laville, ci sono tre ipotesi: la prima è quella che vede nel new public management la soluzione alla crisi del welfare; la seconda, più praticata negli USA e in Asia, immagina che lo scopo della cooperazione e dell’associazionismo sia quello di moralizzare il capitalismo, in parte messo al servizio del sociale, privatizzando la funzione pubblica; il terzo, per il quale propende Laville, quello fondato su una democrazia pluralistica nel quale le associazioni e la cooperazione assumono una funzione pubblica.

«In una democrazia pluralistica – ha osservato Laville – non si parla di crescita economica per poi provvedere alla redistribuzione, ma la crescita è già pensata in funzione del benessere collettivo. Esperienze di questo tipo sono già all’opea in alcuni Paesi, ad esempio in Brasile: non è utopia, ma realtà».

Alla Lezione di Laville, presentata da Augusta Nicoli e introdotta dall’assessore regionale alle attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli – il quale aveva tracciato un quadro della crisi rintracciandone le cause nella prevalenza di una economia distorta e prevalentemente finanziaria e ha ricordato che la democrazia «non può essere solo rappresentativa, ma deve basarsi sulla trasparenza e sulla partecipazione, restituendo ai cittadini lo scettro sulle decisioni» – hanno fatto seguito l’intervento di due economisti di grande spessore: Stefano Zamagni e Patrizio Bianchi, entrambi sostenitori di una economia civile di mercato che metta l’accento sulla capacità di autorganizzazione e autoproduzione sociale e che punti decisamente verso una pluralità di forme economiche e associative.

«Con la globalizzazione è entrato in crisi anche il welfare – ha ricordato Zamagni – e occorre trovare nuovi equilibri per un modello che cambia radicalmente. L’Italia segna il passo: ci sono leggi che incentivano il pluralismo economico che sono ferme da anni perché mancano i regolamenti attuativi e la rendita finanziaria continua a venire privilegiata rispetto al lavoro. Eppure, ci può essere anche una finanza che non sia solo speculazione, ma anche di valore sociale».

«L'inclusione deve uscire dalla logica dell'assistenzialismo ed entrare nell'ambito del riconoscimento dei diritti delle persone – ha detto Patrizio Bianchi, che è anche assessore regionale –. Ogni semplificazione è sbagliata: oggi la pluralità di economie e la pluralità degli attori coinvolti è necessaria per passare da una gestione tollerabile dell'esclusione ad una capacità di includere basata sul reale riconoscimento dei diritti delle persone».

«Abbiamo voluto una mattinata per pensare – ha concluso l’assessore alle Politiche sociali Teresa Marzocchi, che ha promosso l’incontro –: l’urgenza non deve fare venire meno la capacità di riflettere e guardare oltre ai nostri confini, verso l’Europa, verso altre esperienze. Occorre rifondare la coesione sociale e noi vogliamo farlo attraverso un approccio pubblico all’economia plurale, attraverso una trasversalità e una collegialità che è la stessa che ha fatto sì che questa mattina i miei colleghi di giunta che si occupano di lavoro, attività produttive, ricerca, formazione, università, abbiano focalizzato l’attenzione sul welfare».

Marzocchi ha sottolineato la necessità di ascoltare: «I cambiamenti si fanno dando voce ai cittadini, ampliando lo spazio pubblico, sostenendolo e rafforzandolo. Rileggendo il nostro passato, che è una passato ricco di esperienze positive, e avendo come obiettivo quello dell’inclusione e dei diritti senza i quali non si può parlare di vera democrazia».

«Giorni fa – ha concluso Marzocchi – da don Lugi Ciotti abbiamo riscoperto l’importanza dell’esere eretici, ovvero, di scegliere. Oggi l’assessore Muzzarelli ha detto che dobbiamo e vogliamo essere audaci. È una parola importante, che dobbiamo coniugare con speranza e con il coraggio di chi vuole trasformare la speranza in atti concreti». (http://sociale.regione.emilia-romagna.it/news/la-lezione-magistrale-di-jean-louis-laville)

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